Conoscersi e accettarsi realmente per ciò che si è e non per come ci vede qualcun altro (o per come noi stessi vorremmo vederci) è un impegno che dura tutta una vita. Gli scossoni più grandi, probabilmente, li riceviamo durante l’adolescenza, quando neanche abbiamo il tempo di domandarci chi siamo e già c’è qualcuno (un parente, un amico o un conoscente) che sembra saperlo prima e meglio di noi.
Di etichette ne sa qualcosa Trevor, quando tutti coloro che ha intorno cominciano a ripetergli che è gay, negandogli – da un giorno all’altro – confidenza e amicizia. Trevor lo dice chiaramente: che lui sia gay o no, non conta. È sbagliato rendere pubblico l’orientamento sessuale di qualcun altro ed è altrettanto sbagliato pretendere che qualcuno dichiari il proprio orientamento sessuale se non se la sente. Non ci sono, infatti, solo le battutine discriminatorie a scuola, ci sono anche (“i peggiori”, racconta Trevor) quelli della Gay-Straight Alliance che vogliono convincerlo ad ammettere le proprie tendenze omosessuali per sentirsi meglio.
Trevor ha su se stesso idee molto più chiare di chi gli sta intorno (genitori compresi, coi loro imbarazzati e goffi tentativi di dialogo e vicinanza), ma la sua intelligenza e il suo carattere non lo difendono certamente dal dolore, dalla solitudine e da una vita che all’improvviso sempra aver perso tutta la sua gioia e vitalità; ha solo 13 anni e, in ogni caso, non c’è un’età in cui la solitudine possa non far sentire senza scampo.
Trevor. Non sei sbagliato: sei come sei, di James Lecesne, edito da Rizzoli, è arrivato da poco in libreria, ma la sua storia non è recente ed è lo stesso autore, nella Postfazione, a dirci qualcosa in più. Tutto nasce dall’ascolto di un servizio alla radio sui sucidi tra gli adolescenti e dalla notizia che un ragazzo o una ragazza omosessuale aveva tra il triplo e il quadruplo di possibilità in più di tentare il suicidio rispetto a un coetaneo eterosessuale. Dalla cronaca e dal ricordo della sua, personale quanto comune, crisi adolescenziale, nascono le prime righe del diario di un ragazzo di tredici anni, Trevor appunto, che diventa presto parte di uno spettacolo teatrale e, in seguito, un mediometraggio (vincitore di molti premi, tra cui l’Oscar come miglior mediometraggio, diretto da Peggy Rajski, nel 1995 – lo trovate anche su youtube, qui il trailer). Quando i diritti del film vengono venduti alla HBO, viene aggiunto, nei titoli di coda, un numero di telefono per chi si fosse riconosciuto in Trevor e avesse avuto bisogno di aiuto. Nasce così il Trevor Project, ora ampliatosi, grazie all’uso sempre più diffuso della rete, in un portale online con le sue tante possibilità di comunicazione.
Il romanzo, edito nel 2012, ha già, quindi, avuto molte vite e molte ne ha accompagnate in momenti difficili o anche solo di momentaneo sconforto, ma la scrittura di Lecesne non ne risente: è diretta, semplice, chiara e, allo stesso tempo, capace di andare a fondo e commuovere. L’edizione italiana, oltre alla Postafazione dell’autore e alla Introduzione all’edizione americana dello scrittore David Levithan, è accompagnata da una prefazione di Carlo G. Gabardini e da un’appendice con i numeri utili in Italia di Telefono Amico Gay.
Enrica Colavero
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