Si ristampano giustamente molti buoni libri che hanno visto la luce fra la fine degli anni ottanta e di tutti i novanta del secolo scorso, stagione nella quale autori italiani e stranieri hanno dedicato una attenzione particolare alla scrittura per ragazzi. Salani, dopo il recupero di David Almond, ripropone un lavoro di Giusi Quarenghi, pubblicato da Mondadori nel 1997. Mi era molto piaciuto allora, e a rileggerlo oggi trovo tante buone ragioni che vorrei provare a riassumere.
Prima del contenuto la forma: é scritto molto bene, in una lingua pulita, sobria, elegante anche se a parlarla sono adolescenti. Il ritmo é veloce. Narrato in terza persona fino a pagina 89, si trasforma in prima quando la storia di formazione lo richiede, quando la protagonista dice Io.
Non ricordo se questo meccanismo era già nella prima stesura, e non so quindi se sia il frutto del lavoro di revisione. Come i grandi scrittori, Giusi ritorna sulla sua forma, come Leopardi, che in prima istanza aveva scritto Silvia sovvienti, ma l'allitterazione forse lo disturbava...
Mi sono commossa particolarmente ritornando ad un suo rimando forte, il film "Giulia", rievocato con fine sapienza utilizzando il gioco delle amiche. Nel 1997 non erano frequenti i viaggi all'estero, i disturbi alimentari non tenevano le pagine delle riviste, i rapporti madri-figlie erano difficili come sempre, la scuola era quella che é sempre stata, ma la salvezza é possibile.
Brava Giusi, la letteratura, il cinema, la musica, e qualche persona intorno a te, anche se lontane, sono il viatico. Le sentenze di Nenette sono da scrivere nei diari.
Grazia Gotti
lunedì 21 maggio 2012
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