I primi lavori di Chris Raschka sono stati esposti a Bologna, sulle candide pareti del Museo Civico Archeologico, nel 1999. Seguivamo con interesse il suo lavoro e, nel 2005, lo abbiamo invitato ad esporre le tavole originali per New York is English, pubblicato da Simon & Schuster, in uno spazio antistante il quartiere fieristico di Bologna denominato Padiglione Esprit Nouveau, opera degli architetti Gresleri e Oubrerie, costruito nel 1977. Una bellissima location, anche se in uno stato di semi abbandono, fu ripulita per ospitare un particolarissimo lavoro che rendeva personaggi le città americane: New York, un nobile inglese, Chattanooga è creek, El Paso è uno spagnolo a cavallo, Chicago è algonchiano, Filadelfia è un antico greco, e così fino a dichiarare “Mille nomi, cento lingue, un milione, due milioni, tre milioni di persone fanno un’unica nazione”. Chris era contento di stare a Bologna, lo trovavi ad un tavolo di un bar con i suoi acquerelli e il taccuino, la sera sempre pronto a tirare tardi e a buttarsi nella notte musicale. Chris è musicista e gran ciclista, abita a New York e si muove sempre in bici. Quando vinse la Caldecott, nel 2006, fu molto autoironico, quasi a scusarsi con gli amici artisti, per essere diventato troppo popolare. Non so cosa possa dire per scusarsi della seconda Caldecott! I concorrenti erano di tutto rispetto, da Lane Smith, al grande fumettista Patrick McDonnell (per merito dell’editore milanese Il castoro presto avremo il suo Me... Jane).
Ricordiamo che in America una Caldecott Medal significa migliaia di copie vendute e ristampa di tutti i titoli della carriera. E tutto grazie alla straordinaria forza delle bibliotecarie per ragazzi.
Grazia Gotti
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