Joumana Haddad, nata nel 1970, conosce sette lingue e io non conosco nulla della sua opera, nonostante i suoi libri siano tradotti in molti paesi. Ora, grazie a Mondadori, la sua voce giunge fino a me, modesta divulgatrice di libri per bambini. Le sette vite di Luca, illustrato da Alessandro Ferraro, apre con la poesia di Tagore, prosegue con William Blake e chiude il prologo con la filosofia Maya. Eclettismo e apertura sul mondo sembra dirci la scrittrice libanese nella sua fiaba ecologica che ci porta, attraverso Luca, in diverse parti del pianeta, per aprirci gli occhi sui pericoli che incombono sulle piante, sugli animali, su noi tutti.
Il kapok, il maestoso albero che raggiunge altezze vertiginose, le foreste di bambù sulle montagne dello Scichuan, il Golfo del Messico, l'Harar, la piccola regione dell'Etiopia, il Sannin, la montagna libanese, l'ozonosfera, costituiscono le sei vite-metamorfosi che consentono a Luca di crescere e di diventare uomo, un uomo non come tutti gli altri, ma unico e capace di mettersi in consonanza di respiro con il creato.
“E le piante lo accarezzavano, gli animali lo proteggevano, e le montagne gli facevano ombra, al di là dell'egoismo, dell'avidità, dell'avarizia, dell'indifferenza, della violenza e dell'odio che sentiva continuamente intorno a lui. Luca voleva cambiare il mondo. Lo voleva cambiare aprendo il proprio respiro ai suoi battiti, ascoltando la musica dentro di lui.”
Grazia Gotti
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