“Quando nacque tutti seppero fin dal primo momento quale sarebbe stato il suo nome: Agata, un nome bello, sonoro e forte”. Si chiama così una bimba piccola, anzi piccolissima, che può addirittura fare il bagno nel lavandino e che è un’impresa trovare se si gioca a nascondino. Le sue dimensioni possono avere dei lati positivi, ma gli ostacoli sorgono quando un giorno decide di studiare musica: Agata sceglie di suonare il violoncello. La bimba lascia la famiglia di stucco e non c’è verso di farle cambiare idea, nonostante tutti si domandino come farà a gestire uno strumento così voluminoso. Però forse non c’è bisogno di essere robusti fisicamente, quello che serve è essere mossi da una forte passione e da una determinazione smisurata per sostenere questo ingombrante e gigantesco desiderio. Agata è un albo dell’autrice spagnola Lola Casas, edito per noi da Lapis e tradotto da Arianna Squilloni. Le illustrazioni di Agustín Comotto creano un divertente ossimoro visuale; normalmente nella figura retorica i due termini sono in forte antitesi fra loro e incompatibili, qui invece si fondono in una inaspettata armonia. Ci suggeriscono, attraverso una storia efficace, piacevolmente fresca e narrata con una simpatia davvero irresistibile, che è inutile scoraggiare i sogni dei bambini. Agata rappresenta l’autonomia che loro sanno e possono conquistarsi, e tratta inoltre il tema del loro avvicinamento alla musica, anche in tenera età.
Ricordo che quest'albo è stato selezionato dal comitato di Nati per Leggere per la scorsa edizione del premio "Crescere con i libri", per la sezione 3-6 anni e il tema "il bambino e la città".
Valentina Allodi
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