Un viaggio nei luoghi comuni sul lupo, costruiti nel tempo e nella storia, i racconti, i romanzi, le fiabe, i versi che da lì partono per confermarli o superarli, la loro forza visiva nelle sapienti ricostruzioni scenografiche, lo stupore e i nostri sensi in allerta, la vita quotidiana dello storico antagonista di Cappuccetto rosso, il suo rapporto con la luna e, neanche tanto in fondo, la sua vicinanza a noi, come branchi o come individui: questo e molto altro ancora è “Nella tana del Lupo”, la mostra itinerante, iniziata il 31 Gennaio 2015, progettata e ideata dalla cooperativa “Il Mosaico”, con il supporto tecnico-scenografico dello studio Quadrilumi, all’interno del suggestivo palazzo storico che ospita la biblioteca per ragazzi “Casa Piani” di Imola.
La mostra è un viaggio di conoscenze multiple e, come tutti i viaggi, è costellato di tappe.
La partenza è un video, un doveroso passaggio in cui veniamo introdotti, nel buio della sala, al mondo e alla storia di un pezzo insostituibile delle paure della nostra infanzia.
Il video, nella sua essenzialità, costruito, secondo metodi dal sapore antico, attraverso la ripresa delle ombre create da cartoncini ritagliati anche dalle mani sapienti di Agnese Baruzzi, con voce e musiche che impongono attenzione e rispetto, ci presenta il protagonista della mostra, ce lo presenta nella sua importanza narrativa, in quella storica, laddove si rievoca l’origine di Roma, nelle nostre vite di bimbi, passate o presenti, nella coscienza che, a ben guardare, la fortuna di vedere un lupo vero è destinata a pochi.
Il video introduce e prepara a nuove tappe, quella dei luoghi comuni e del loro senso in primis.
In piccole scatole di legno, quasi teatrini di un lontano passato in ricostruzioni attente ed efficaci, opera dello Studio Quadrilumi, passano i detti più in uso: una casetta nel passaggio da una ridente giornata di sole all’oscura notte di “un tempo da lupi” collega l’esistenza del canide a certe “tormentate” giornate; un fitto bosco e un avvertimento necessario per chi non ha ancora messo in conto il lato oscuro della faccenda, “chi ha paura non entri nel bosco”, leggiamo, e, mentre pensiamo di farla franca, un lupo che, seppur piccolo, compare a ricordarci il motore di molte fiabe; una poetica, minuscola nave solca un mare in tempesta per condurci alle vite turbolente di chi sceglie di avventurarsi in percorsi “liquidi”, alternativi alla terra e alla sua presunta stabilità, quelle dei lupi di mare; una ghigliottina posta al fianco del lupo, sotto cui giace, misera, una pecora smarrita, sollevandosi al suono secco che conduce alla risolutezza delle vite che taglia, ci riporta, ancora una volta, a una dimensione di paura, nell’idea che il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Poi, la tappa dell’ingresso nel bosco, riprodotto con alti tralicci, ai cui rami sporgono libri e frasi su curate etichette in legno, quasi spontanei frutti che la natura ci offre per la nostra insaziabile conoscenza, che ci porta a terra nel realistico calpestio di un selciato perfettamente disteso tra quei tralicci e alle esplorazioni, passate o presenti, nei suoni, nei versi, nel cinguettio, come nei silenzi, dei
boschi che hanno animato la nostra infanzia.
Non distante dal bosco, in qualche modo ci conforta una morbida e gigantesca luna, affiancata a un’antica leggenda indiana di materni che si incontrano, laddove la luna avrebbe soccorso, in un lontanissimo passato, con la sua luce, la straziante e ululata ricerca del piccolo da parte di una mamma lupa.
L’entrate nella tana, la casetta che racchiude la dimensione intima e quotidiana del lupo, è il passaggio finale: se ne scoprono le abitudini, alcune delle quali umane, il pentolone con una zuppa di sassi perennemente in bollore, i costumi necessari ai suoi travestimenti e l’arte di farseli da sé, l’attenzione per l’estetica e i suoi trucchi e, a ben guardare, gli indizi, ben disseminati, che conducono ai versi e alle parole che lo hanno reso celebre.
In fondo, un’ identità che passa anche nelle nostre vite, nei ruoli che ci costruiamo, in quelli che gli altri ci riconoscono, nella quotidianità fatta di ordinario, nella rassicurante necessità di essere parte di un branco e nella solitudine casalinga, nell’astuzia e nella caccia rivolta alla vittima di turno.
Se, poi, sei un bimbo o se anche non lo sei e hai voglia di essere parte del mondo appena esplorato, il laboratorio curato da Agnese Baruzzi è la degna conclusione.
Si disegna, si taglia, si proietta e si recita.
In fondo, chi di noi non ha mai provato la voglia di sentirsi lupo, anche solo per un giorno?
Nota: La mostra è corredata dal volume “Nella tana del lupo. Percorso bibliografico e narrativo alla scoperta del lupo e delle sue mille trasformazioni nella letteratura per l’infanzia”, a cura della cooperativa “Il Mosaico”, Bacchilega junior editore, Imola, 2015
Resoconto di: Serena Barbieri, Alessandra Bartucca, Ambra Farina, Simona Giancristofaro, Elena Roli, Sonia Zanoni (allieve Accademia Drosselmeier 2015-2016)
Testo a cura di Alessandra Bartucca
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