Con L’isola di Arcangelo, il bel libro di Luisa Mattia, dato da poco alle stampe da Beisler, la casa editrice porta nel proprio catalogo una scrittrice italiana, accanto a Jutta Richter e Dolf Verroen.
In un’isola del Mediterraneo avviene l’incontro tra Kate, figlia di un fotografo italiano e di una biologa marina tedesca e Arcangelo, Gelo, come si fa chiamare.
Kate ha tredici anni, occhi azzurri, capelli folti e scuri, conosce tutte le sfumature dei blu che il mare le regala, Gelo segue rispettoso le regole della natura, ama gli animali e li disegna con la piccola matita che si porta sempre appresso.
Tanti disegni in bianco e nero che fissano sulla carta una fauna che lui conosce benissimo, compagna di una vita nel bosco.
Una storia vitale, scandita dal ritmo dei sentimenti, dal desiderio di scoprire, una storia che si inerpica su una montagna che guarda il mare seguendo orme di un abitante maestoso e fiero, capace di salire più in alto di tutti.
Ho letto il libro velocemente, gradita compagnia di un viaggio in treno in un vagone stranamente silenzioso, e nelle pagine ho ritrovato le “mie” isole del Mediterraneo, isole diverse da quella a cui Luisa Mattia dedica il libro:
“A Marciana, che mi accoglie. Alla bellezza luminosa dell’Isola d’Elba, che va preservata. E alle bestie. Tutte.”
Silvana Sola
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