Onofri racconta di come ha conosciuto Matteo verso la fine degli anni Novanta, cioè attraverso le lettere, scoprendo poi nello scrivente un quasi ventenne.
Quando ho cominciato a leggere Marchesini, ho ipotizzato un Leopardi dei giorni nostri, e che fosse uno di Pianura, nato da una famiglia normale, nella piana di Anzola, mentre io sono della piana di Pieve, mi faceva sentire orgogliosa, come quando ammiro Guercino, anche se lui stava oltre il Reno. Mi piacevano il suo poetare, i racconti, le sue cronache giornalistiche, le sue scritture critiche. Ho fatto più fatica con il romanzo, forse perché in questo momento non mi piacciono i romanzi. In questo primo scorcio di vita lavorativa, Matteo ha trovato il modo di scrivere anche per i ragazzi, impiegando la sua arte per la poesia e il racconto al servizio della Storia e dell'Arte.
Ricordo qui tre titoli: Re Enzo, Come nuvole di roccia. Andrea Mantegna, Tipi di topi e altri animali.
Penso che un giovane lettore che avrà la fortuna di incontrare questi libri e che si metterà in ascolto della voce di Matteo, avrà buon gioco a capire presto qualcosa delle cose del mondo, imparerà a far tesoro della tradizione, a confrontarsi con quelli venuti prima.
Sono contenta di poter lasciare in eredità a mio figlio le poesie di Matteo, pubblicate dalla nostra casa editrice. Mio figlio non è un letterato, ma una volta l'ho trovato sdraiato sul divano con le poesie di Toti Scialoja in mano.
Ho riletto i topi di Matteo e ho trovato nel topo di corrente, un omaggio a Scialoja.
Ricordate?
Topo, topo
senza scopo,
dopo te cosa vien dopo?
Matteo ha la sua risposta...
Grazia Gotti
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