"Quando il 25 Novembre del 1892 il barone de Coubertin dà inizio ufficiale al suo impegno per la rifondazione delle Olimpiadi, gli scavi condotti nel santuario di Olimpia dal tedesco Curtius sono già conclusi, ferve la riscoperta archeologica del mondo classico e
l’ideale “greco” è stato esaltato dagli intellettuali europei che avevano sostenuto la causa dell’indipendenza ellenica contro il dominio ottomano. Il barone intende sottrarre lo sport, che si va profilando come uno dei grandi fenomeni dell’Europa di fine secolo, ad una deriva prettamente fisica e ad una prospettiva legata principalmente agli aspetti professionistici, economici e mondani, conferendogli piuttosto una dimensione etica ed un ruolo pedagogico; per questo si rivolge ad Olimpia e a quell’ideale atletico considerato esclusiva del mondo greco. Olimpia diviene dunque il mito che gli permetterà di paludare i nuovi giochi di forme suggestive, immediatamente riconducibili a principi altamente etici; della sostanza dei giochi antichi, invece, conserverà principalmente
l’idea della sospensione delle ostilità in corso grazie alla tregua sacra, elemento certamente funzionale alla sua tensione verso l’internazionalizzazione dello sport.
Ma cosa fu in realtà l’atletismo greco? Come ogni fenomeno che dura nel tempo, anche l’ideale atletico greco assunse, nei secoli, significati e forme di espressione anche molto
differenti. "(...)
Brano di Laura Bentini, Anna Dore, Istituzione Bologna Musei, Museo Civico Archeologico
tratto da "Dall'ideale atletico allo spirito olimpico" in Sport. Figure e parole dai libri per ragazzi, Giannino Stoppani Edizioni, 2014
Ieri penultima visita guidata alla mostra: una classe terza del Liceo Artistico Brunelleschi di Monteburlo, giovani che si confrontano quotidianamente con la storia dell’arte, con il visivo, ragazzi che hanno nel loro cassetto segreto illustrazioni che potrebbero abitare le pagine di libri del futuro, si sono appassionati al lavoro di illustratori arrivati da molte parti del mondo impegnati a raccontare lo sport, hanno guardato da vicino la tecnica usata, apprezzato l’allestimento curato da Chialab, si sono mossi con disinvoltura tra il calco in gesso del Discobolo e le cornici di cartone.
Silvana Sola
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