L'espediente narrativo è intelligente; si tratta della possibilità che i ragazzini francesi hanno di seguire delle attività, nei giorni di mercoledí, quando la scuola sospende le lezioni.
Il Museo d'Orsay offre un percorso che prevede diversi incontri, durante i quali un gruppo di otto bambini, guidati dal maestro Guillaume, sperimenta un metodo per conoscere "l'anima dell'artista", come si diceva in un memorabile racconto italiano di inizio Novecento dove i bambini, alla ricerca dell'anima, entravano dentro il quadro posto sopra il camminetto. I lettori seguono le parole del racconto e l'occhio indaga, si sofferma, cattura le macchie, le figure, le forme. Olio, pastello, matita, fotografia, tradizione e rottura degli schemi.
"Benissimo copiare quel che si vede; ma molto meglio disegnare quello che non si vede piú se non nella memoria... In quel caso i vostri ricordi e la vostra fantasia sono affrancati dalla tirannia della natura."
Degas nutriva interesse per la forma e il movimento, incarnati da cavalli e ballerine. In vecchiaia ci vedeva molto poco, dipingeva quasi esclusivamente a memoria. Con i pastelli torna come al disegno, abbandonando le scene anedottiche a vantaggio di linee, volumi e colori.
"Niente orazioni funebri - aveva detto - ma voglio che sulla mia tomba si scriva semplicemente: amava molto il disegno".
Niente mostre, niente gallerie, molto studio e molto lavoro: ogni tanto un incontro con il mercante d'arte. I soldi servono per vivere, lo sapeva bene, nipote di un banchiere emigrato a Napoli durante la Rivoluzione francese. La passione per il disegno cresce a poco a poco. Mentre é iscritto alla facoltà di legge prende lezioni di disegno e frequenta il Louvre per copiare i grandi Maestri italiani. É veramente raro trovare ragazzi italiani a Firenze intenti a disegnare. Sono tutti americani, asiatici, australiani, canadesi...
Grazia Gotti
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