Francoforte sembrava una fiera della tecnologia: ad ogni angolo dei padiglioni ti imbattevi in spazi allestiti per ospitare monitor e piccoli palchi dai quali giovani esperti porgevano le loro competenze su Ebook, Apps, piattaforme e altre diavolerie.
Per contro, il padiglione che ospitava l’Islanda era un omaggio al buio attraversato da lampade per leggere, un’oasi di silenzio, un’ode alla vecchia poltrona accanto al fuoco, alla macchina da scrivere meccanica, ai libri di carta che rivestono intere pareti domestiche.
Fra la luce degli schermi e il buio islandese degli interni, nella grande piazza all’aperto circondata dai padiglioni, è sorto un nuovo padiglione targato AUDI. Bianco e nero, arredato con raffinato gusto minimal, ospita prototipi di auto, luoghi per incontri, una sala cinematografica, l’area stampa, gli antiquari (di libri), un bookshop del MMK (Museo di Arte Moderna), la “fetta di torta” come i francofortesi chiamano l’opera dell’architetto Hans Hollein.
Tutta l’area della Fiera sta trasformandosi in un nuovo quartiere, a partire dal rosso Movenpik (l’albergo cool che permette l’accesso alla fiera con le proprie gambe senza aspettare taxi o navette), fino alle abitazioni ristrutturate, ai bistrò, e persino ai nidi d’infanzia, dalle pareti trasparenti dalle quali i piccoli possono osservare, mentre giocano, il lento planare a terra di una foglia in autunno.
Grazia Gotti
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