venerdì 24 giugno 2011

Gemelli

Jay e Ray Grayson sono gemelli, frequentano la sesta (sono dodicenni) e hanno da poco cambiato città: il primo giorno di scuola Ray è ammalato e Jay si presenta da solo. Prova un certo piacere ad essere “uno” e quando l’insegnante durante l’appello non chiama Ray lui tace. La scuola ha accorpato i fascicoli dei due ragazzi e da questo disguido si dipana l’intreccio tenuto con abilità da Andrew Clements, noto al pubblico internazionale per il romanzo Drilla, un classico contemporaneo.
La condizione dei gemelli merita l’attenzione della letteratura per ragazzi, pretende riflessioni da parte degli educatori, dei genitori, della scuola, della società tutta.
“E quando erano vestiti e pettinati allo stesso modo, il piccolo Jay e il piccolo Ray erano carini. Molto carini. Erano carini da non crederci. Carini in modo insopportabile. Pericolosamente carini. Carini, carini, carini. E precisi identici.” Identici, tanto da poter giocare ad essere “uno” e vivere un mondo di relazione, con i compagni, con le ragazze, con gli insegnanti, in modo individuale. Vanno a scuola a giorni alterni, evitano uscite pubbliche insieme, riescono persino ad ingannare i genitori. Il gioco va avanti per diversi giorni, giorni bastevoli a noi lettori per metterci nei loro panni e patire i turbamenti di due preadolescenti gemelli. Un libro utile, necessario, in un presente che vede un incremento dei parti gemellari che rasenta il 50% e del 370% di quelli plurigemellari. La fecondazione assisitita è la ragione prima di questo incremento e lo vediamo per strada, sui marciapiedi, sotto i portici (a Bologna), in libreria: babbi e mamme alla guida di supertecnologici passeggini a due posti.
Il libro è bello anche nella sua veste: copertina fresca, elegante, sobria, carattere stampa di facile lettura, e da ultimo, ma importante, il prezzo (7.90) assai ragionevole, sostenibile, anche per le famiglie di plurigemelli.
Grazia Gotti

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