Ieri, sul quotidiano La Repubblica, Simonetta Fiori riportava il pensiero dello storico sociale delle idee, David Bidussa, invitato a riflettere sulla giornata della Memoria. Dalla lettura ne torno con una domanda.
Più storia meno memoria?
La superficialità, la comunicazione mediatica frettolosa, la citazione come fredda forma di erudizione, le commemorazioni compulsive nuocciono sia alla storia che alla memoria.
La storia di Anne Frank, il libro pubblicato di recente da Mondadori è, invece, puntuale, preciso, ampiamente documentato, sentimentale, profondo pur nell’uso, volutamente scarno, della parola.
Il 12 giugno 1942 Anne riceve, per il suo tredicesimo compleanno, un diario segreto.
Esulta. E’ per lei il regalo più bello. E’ pronta a svelarsi alla pagina bianca, a raccontare all’amica “Kitty” la sua vita quotidiana.
Un’adolescenza obbligata a confrontarsi con la storia, con la follia, con l’esaltazione della razza, con la difficoltà a capire le ragioni dell’odio nei confronti degli ebrei.
E’ un album di famiglia che ci viene offerto non per violare un’intimità, ma per poter condividere i momenti di vita e di non vita a cui Anne è sottoposta.
Ci sono le immagini di lei bambina, c’è la gioia della famiglia, la scoperta dei luoghi, le atmosfere, gli ambienti, l’alloggio segreto.
E poi c’è la sua calligrafia: il diario fotografato delle pagine vergate a mano dalla ragazzina olandese. Le sue cancellature, le sue domande, il suo forte desiderio di “normalità”.
E infine le voci che testimoniano i fatti, che accompagnano, con le loro memorie, le vicende della famiglia Frank e di migliaia di ebrei, la fine di molti e la speranza per pochi.
La ricca documentazione visiva proviene da Casa di Anne Frank, il museo, ad Amsterdam, dedicato alla vita di Anne.
Da aggiugere, per saperne di più, il bel libro, appena arrivato sugli scaffali, Anne Frank. La biografia a fumetti che porta le firme di Sid Jacobson per i testi e Ernie Colon per i disegni, titolo del catalogo Lizard.
Silvana Sola
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