Abbiamo parlato spesso di fazzoletti di colori diversi che accompagnavano la lotta partigiana e dichiaravano una precisa appartenenza, abbiamo parlato del nero che colorava le camicie e sovente anche i pensieri di chi le indossava, ma non avevo mai pensato che anche le bande, quelle bande che raccontano storie di Resistenza e Resistenti, potessero avere colori.
I possibili colori delle bande li ho scoperti leggendo il libro di Alberto Cavaglion, La Resistenza spiegata a mia figlia, ripubblicato, nell’edizione appena uscita in libreria, per i tipi di Feltrinelli.
Un libro che parla apertamente ai ragazzi cercando la forma e le parole per raccontare le ragioni delle scelte in un periodo di grandi speranze e di crescita collettiva, un libro che esce dalla semplice rievocazione eroica, lontano dal meschino revisionismo, un libro che mette in pagina le ragioni che attestavano un’assunzione di responsabilità, seguita da un agire.
Alberto Cavaglion, storico, studioso di ebraismo, membro dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, nel suo libro parla dell’importanza dei colori, del valore di un certo cromatismo, parla di una Resistenza che ha dichiarato guerra al grigio, un colore intermedio, scialbo, mediocre, lontano dagli ideali della Guerra Partigiana:
“ Guerra per bande conserva, intatto, il fascino dell'oscuro e del selvatico.
Non si vede definizione più appropriata per quella guerriglia confusa che si propone di rendere precario il controllo nazifascista del territorio, che organizza puntate offensive verso installazioni o presidi, sabotaggi alle comunicazioni o azioni mirate a destabilizzare in specie le amministrazioni fasciste (…).
Questi obiettivi, in larga parte raggiunti, rappresentano la legittimazione della guerra per bande, e anche-come è stato detto assai bene-la sua gloria.
La guerra per bande esclude gli aggettivi, ma non è grigia, si distingue per i suoi mille colori: è rossa, azzurra, bianca, tricolore. E' monarchica e repubblicana, atea e religiosa, comunista e liberale. Il suo nemico è il nero, un colore diverso, migliore del grigio.
La guerra per bande detesta il grigio, perché detesta l'incertezza, l'opportunismo, il doppio gioco delle spie, il compromesso con il nemico, insomma le diverse articolazioni dell'opaco.”
tra i testi della breve bibliografia suggerita in Nome di battaglia: Provvisorio. Narrare la Resistenza ai ragazzi. Pensieri, racconti e figure.
Nessun commento:
Posta un commento