Mentre leggo questo piccolo saggio sulle fiabe della grande autrice e illustratrice franco-polacca Elzbieta penso alla ancora troppo debole rilevanza culturale della letteratura per l'infanzia nel nostro paese. Debole e rilevanza, posti accanto sono ossimorici, ma l'intento è voluto perché tutti sanno quanto sia rilevante l'incontro con prodotti culturali nella prima infanzia, e quindi debole, da noi, come sono deboli tanti altri indicatori. Da chi studia la letteratura per l'infanzia spesso mi sento dire che pecco di esterofilia, che anche da noi la si studia. Io credo che sia poco letta e conosciuta, ancora, sia da chi la studia a livello accademico, che da chi la dovrebbe conoscere per trasmetterla, a scuola, ad esempio. Ma è aliena anche dall'estabilshment culturale, composto di giornalisti, editori, sì anche gli editori hanno un ruolo culturale importante, e persino gli autori.
Elzbieta, celebratissima al Salone di Montreuil, ha suscitato un bel dibattito, vivace, accalorato, colto, per nulla ingessato e di rito. Si sentiva lo spessore del pensiero ma anche la vis polemica, la voglia di combattere una battaglia che non ferisce nessuno e che permette alle idee di circolare liberamente.
Di Elzbieta avevamo un titolo italiano, Flon Flon e Musetta per Aer edizioni. In Francia aveva vinto il premio dei librai nel 1994.
Grazia Gotti
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