In virtù di una bella copertina, di un buon titolo e di un prezzo modesto, è finito nella borsa.
Poi come tanti altri libri è rimasto impilato in giro. Non ha raggiunto gli onori dello scaffale, dove i libri, abbandonati a loro stessi, si fanno compagnia. Un'educazione alla felicità è un libro felice. Scritto con serena quiete, presenta due personalità potenti, Herman Hesse e Rabinath Tagore.
Occidente e Oriente, due culture, due modi per incontrarle. Hesse era stanziale, Tagore viaggiatore, il primo affondava le mani nella terra e si concentrava nella cura del giardino, il secondo, quando decise di far nascere e crescere le piante, lo fece dando forma ad un vasto terreno che circondava la scuola che aveva fondato. Entrambi pensavano che la felicità consistesse nel conservarsi capaci di pensare, di imparare, di fare qualcosa di non utilitaristico.
Credo di aver seguito la loro lezione stando in compagnia di Flavia Arzeni, un'autrice che non conoscevo. Donna di fine cultura, scrive con lingua chiara, dolce ed elegante. Fra le sue pagine ci si riposa, il tumulto dell'ordinario rallenta e si aprono altre possibilità. Educarsi alla felicità anche attraverso libri letti non per dovere professionale, vagabondando fra le pagine e il giardino, lasciando da parte i libri per ragazzi, specie quelli nati dall'interesse di fare girare la macchina editoriale.
Grazia Gotti
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