martedì 17 giugno 2014
Non importa quanto vai piano l'importante è che non ti fermi
Psicologia, Confucio e consigli della nonna, sono le fonti per i biglietti che si trovano in certi biscotti preparati dai cinesi per gli occidentali, biscotti della fortuna, mezzelune croccanti, servite su un piattino. Emma li conserva quando li trova utili. Le parole hanno una forza straordinaria, sanno nominare i sentimenti, i timori, le paure. Altre parole, sotto forma di bugie, sanno nascondere ciò che non sappiamo dire. Parole giuste, recita il titolo di questo romanzo di Silvia Vecchini, che presta la sua voce ad Emma, una adolescente di seconda media posta di fronte ad una vita che non le risparmia la fatica, le preoccupazioni, il disagio.
Il babbo è in dialisi in attesa di trapianto, a scuola è appena stata assegnata a un gruppo di recupero, del quale fa parte una compagna che non porge le sue parole a nessuno. Emma è stata definita distratta, superficiale, pigra. È in realtà dislessica.
Silvia Vecchini sembra conoscere da vicino i problemi dei bambini dislessici, lì tratta con garbo e precisione. Riesce persino a prospettare ottimi rimedi umani e didattici, incarnati dalla bella figura di Alessandra, l'insegnante che si occupa dei bambini bisognosi di recupero.
L'autrice è anche poetessa, il lettore la può leggere nel catalogo di Topipittori, e questo suo stare fra le parole con lievità, a bassa voce, in prossimità delle grate che separano le clarisse dal rumore del mondo, la rendono una voce singolare e unica nella letteratura per ragazzi contemporanea.
Non sono una critica letteraria, ma una comune lettrice, ed ho la fortuna di trascorrere per lavoro gran parte del mio tempo fra le parole dei libri. Ho letto il nuovo libro di Silvia Vecchini domenica scorsa, di pomeriggio, dopo essermi dedicata ad un piccolo testo pubblicato di recente da Adelphi, Un'estate con Montaigne.
È estate e l'idea di trascorrerla in compagnia di Montaigne e di buoni libri per ragazzi mi procura un senso di benessere fisico e mentale. Grazie Silvia, grazie amici di Giunti editore.
Grazia Gotti
Etichette:
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Letteratura italiana,
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