giovedì 26 giugno 2014

Napoli, identità e vita, difficoltà e stupore



Era il 2006 quando, a Casalecchio di Reno, una giuria composta da Francesca Archinto, Concita de Gregorio, Manuela Trinci, assegnava il premio Pippi, per le opere inedite, a Patrizia Rinaldi.
Il romanzo della brava scrittrice napoletana era titolato Sono tornato a casa.
Oggi il testo inedito di Patrizia Rinaldi esce per le edizioni Sinnos, accompagnato dalle illustrazioni in bianco e nero di Federico Appel.
Ha un titolo nuovo, Federico il Pazzo, un titolo forte, evocativo, che invita a farsi domande.
Chi è Federico il Pazzo? Perché parla con un linguaggio forbito in una classe dove è raro l’uso dell’italiano? Chi sono i suoi compagni? Come si può affrontare la terza media in una città quasi nuova?
Le domande di Angelo, il protagonista del romanzo, non richiedono risposte immediate.
Le risposte possono arrivare con tempi lunghi, lunghi come quelli che si prende Angelo per fare i conti con la sua vita lontano da tutte le città nelle quali è vissuto negli ultimi sette anni.
I tempi lunghi aiutano anche a scoprire chi sono i ragazzi del brutto condominio in cui abita, a capire com’è organizzata la scuola, a decidere quali sono gli amici, a superare diffidenze e pregiudizi.
Nella periferia difficile di una città straordinaria chiamata Napoli, Angelo si sente improvvisamente a casa, abitante e cittadino di un luogo speciale.
“Sto di nuovo planando, torno dov’ero tra la cattedra e i banchi con la faccia rossa di sentimento e forza. Scendo dal volo che non è stato come gli altri. Ho volato il mio primo viaggio cosciente.”

Silvana Sola

1 commento:

  1. Bella questa recensione, complimenti. Mi piace molto la chiave di lettura del tempo lungo per le risposte, è molto vero in tanti ambiti, il tempo lungo inteso non come fuga dalle soluzioni, ma come capacità di resistenza nel convivere con i problemi, resistenza all'urgenza e alla fretta di risolvere. Non fuggire dai problemi spesso è gran parte della soluzione.

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