Cinque bambini e la Cosa meriterebbe una nuova edizione rilegata e illustrata e sarebbe bello annoverarlo fra le letture obbligatorie di una nuova elite italiana che si prepara a prendere in mano questo sgangherato Paese e mentre fa ciò alleva figli e nipoti con buoni libri, con storie che “ apparentemente dedicate solo all'infanzia, nascondono un'ampia serie di sollecitazioni che parlarono e parlano, al cuore e all'intelligenza di tutti, senza far caso all'età”, nelle parole di Faeti che si trovano in postfazione nell'edizione i delfini del 2008. Sempre Faeti definisce il romanzo con l'aggettivo “fabiano”. L'aggettivo deriverebbe da Quinto Fabio Massimo detto il temporeggiatore, e temporeggiatori si ritenevano gli appartenenti alla Fabian Society di cui Edith Nesbit, autrice di questa delizia, era fra i fondatori. Se ho capito il senso non erano dei rivoluzionari, ma dei riformisti, un po' per volta intendevano migliorare la vita di tutti. Quindi militanti nella vita e scrittori critici della società, senza perdere il gusto per il narrare e l'ironia. Né romanzo sociale, né di denuncia, ma bizzarro, surreale, comico e fantastico racconto che affonda le sue radici in un realismo ricco di dettagli. Abilissima narratrice, la Nesbit ci prende per mano e sembra volerci invitare all'azione: impegnati lettore adulto, leggilo ad alta voce ai più piccoli, prendi parte nell'educazione dei giovani, io leggendo sento la sua voce. In alcuni punti ci chiama proprio in causa con consigli di pronuncia. Scritto nel 1902, il romanzo suona freschissimo, acuto, divertente e profondo. Nella tribù dei piccoli protagonisti, uno è davvero piccolo e viene chiamato Bebè, il mondo degli Olimpi è remoto, distaccato ( la mamma è proprio fisicamente lontana), la saggezza dei grandi e i loro officii sono messi bene in evidenza dalla Cosa, un parente del Genio della lampada che dà voce al Desiderio. Nelle pagine finali la Cosa si raccomanda di non raccontare nulla delle loro avventure perché gli adulti sono capaci di appropriarsi della magia, “ Con ogni probabilità gli scienziati troverebbero il modo di far durare i desideri anche dopo il tramonto. Chiederebbero un'imposta graduale sul reddito, una pensione per la vecchiaia, il suffragio universale, il diritto alla scuola secondaria e altre cose noiose come quelle.” Cose da poco, anche per questi tempi!
Grazia Gotti
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