Si chiama Piccola Peg, vive a Millygreen. "E una volta vestita di tutto punto, uscì di casa correndo. fuori dalla porta trovò un'aria frizzante e un cielo azzurrissimo, dove il sole già si era alzato sopra la linea zigzagante delle montagne. Un sospiro uscì dal petto di Piccola Peg. Era una giornata meravigliosa, perfetta per risalire lungo il ruscello, verso il bosco, e magari anche andare a farsi un bel picnic nella sua radura preferita, dove abitava una famiglia di scoiattoli...".
Ma la piccola deve scendere in città per ritrovare nonno Mint, che manca da casa da ormai cinque giorni. La bambina dei monti ha per amico il signor Acklethorpe, un orsacchiotto trovato in soffitta, compagno di giochi e di avventure. L'avventura ha luogo in città, una città sporca, con i grattacieli dove abitano le multinazionali cattive, che tengono rinchiuso il bambino che presta il suo volto alla pubblicità delle merendine, ma dove esistono i quartieri dimenticati, abitati ancora dalla solidarietà. Si legge velocemente, non ci si sofferma troppo a pensare, a soffrire, a patire, o a ridere mentalmente. E nemmeno le figure di Giulia Sagramola provocano forti emozioni.
Dove ci porterà questa Piccola Peg che a fine storia ci invita a seguirla nella prossima avventura? La seguiranno le bambine italiane? Diventerà una bambina globale? Ci sarà qualche critico, studioso, esperto, che si prenderà cura di leggerla e di parlarne, ponendola accanto ad altre bambine, da Heidi a Pippi, da Alice a Pollyanna?
Grazia Gotti
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