Si tiene oggi a Rimini l’assemblea Ibby Italia.
Dieci anni sono passati dalla rifondazione della sezione italiana di questa grande rete composta di tante persone di buona volontà che si dedicano con passione e slancio solidale ai bambini e ai libri. International Board on Books for Young People è il nome di origine sotto il quale sono rappresentati Settanta Paesi. Sul sito internazionale è possibile leggere la storia delle singole sezioni. Alla voce Italia trovate documenti a partire dal 2012, ma la storia di Ibby Italia è lunga e tutta da ricostruire. Vi basti come inizio la notizia che il congresso mondiale del 1958 si tenne a Firenze, a Palazzo Vecchio. Qui Astrid Lindgren fu insignita del Premio Hans Christian Andersen. Questo grazie ad Enzo Petrini che dirigeva il Centro Didattico Nazionale, sede a Palazzo Gerini, arredi dell’architetto Michelucci. Petrini è internazionalmente considerato un coofondatore di IBBY, mentre da noi è dimenticato, nonostante il grande lavoro svolto per la Biblioteca di Documentazione Pedagogica, per la rivista Schedario. Ci sarebbe da indagare sulla vicenda del mancato riconoscimento a Orzowei del grande maestro Alberto Manzi nel 1956, un mancato riconoscimento dovuto a ragioni burocratiche, o meglio, a regole di partecipazione. Partecipare, appunto, è la parola base di IBBY. E’ solo partecipando alle giuria nel 1970 che Carla Poesio portò a casa l’ambito Andersen per Gianni Rodari. Negli anni Ottanta e Novanta l’Italia era uscita fuori del circuito e vi è ritornata a partire dal primo gennaio 2003.
Il gruppo bolognese che si è fatto carico di rifondarla ha ottenuto buoni risultati, la modestia non mi fa dire ottimi, il giudizio poi spetterebbe agli altri, a quelli che guardano e prestano attenzione, ma vi confesso che mettere in ordine alcuni dati mi fa proprio abbandonare la modestia: la pubblicazione del libro sulla fondatrice, grazie alla casa editrice Sinnos, il bel libro sulla disabilità pubblicato da Lapis, il progetto Lampedusa, l’aiuto per i terremotati, prima dell’Abruzzo poi dell’Emilia, l’Andersen a Roberto Innocenti, Bianca Pitzorno in cinquina, la partecipazione italiana al prestigioso ALMA (Astrid Lindgren Memorial Award), la selezione degli illustratori per la BIB (Biennial of Illustration Bratislava) e da ultimo, ma non meno importante, un direttivo dove sono rappresentate organizzazioni quali AIB e AIE. Tutti i lettori di Zazie si chiederanno come sia possibile in questo Paese disastrato ricostruire un tessuto sociale, culturale e politico e trovare fondi per le buone cause. Anche a partire dai libri per ragazzi, come si fece a Monaco, città martoriata dalla guerra. Se pensate che il mio tono sia esagerato, allora potete continuare nell’indifferenza, se invece credete possibile il lavoro comune, la solidarietà, la trasparenza e avete a cuore il Bene Comune, allora venite in IBBY, aiutateci a ricostruire, siate i fautori di un futuro migliore.
Per me sono stati dieci anni di fatica e di gioia, dieci anni vitali e intensi, ho partecipato nel 2004 e nel 2006 alle giurie internazionali, ho fatto parte del direttivo a fasi alterne, mi sono arrabbiata, ma ci ho sempre creduto, sin dal giorno in cui pensai che era giunto il tempo di provarci. E non volli fare da sola, avrei di certo potuto e sarei andata più veloce. Invitai una giovane bibliotecaria di Sala Borsa ad accompagnarmi alla fiera di Francoforte, dove avrebbe potuto “scoprire” Ibby. Valeria Patregnani, pur non parlando inglese, si buttò nell’avventura e partì con il pullman, io la raggiunsi in aereo, ma a Francoforte condivisi con lei l’Ostello! Ero già in là con l’età, amante delle stanze quattro stelle (acquistate last minute), o anche di comode cabine del ferry sul Meno, ma mi adattai a notti disturbate dai giovani caciaroni.
Era l’ottobre 2002, e il 1 gennaio 2003 la nuova Ibby Italia era rifondata. Ora deve crescere come devono crescere gli indici di lettura, gli indici di lavoro, quelli della trasparenza e del merito. Sono state diverse persone, oltre a Jella Lepmann, a fondare e a lavorare per far crescere questa importante associazione. Fra le altre ricordo lo scrittore Erich Kastner, e una figura di donna a me molto cara, Bettina Hurlimann, svizzera. Nella sua casa a Zurigo si tenevano le giurie e gli incontri di lavoro. Il suo libro Seven Houses: My life with Books, letto tanti anni fa, è stato una guida.
Grazia Gotti
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