Rolf Lappert è nato a Zurigo. Si è formato come graphic designer, ha aperto un jazz club, ha vissuto per un periodo di tempo in Irlanda, è stato sceneggiatore. Ora è di nuovo in Svizzera e dichiara che la sua professione è quella dello scrittore indipendente.
Pampa blues, dato alle stampe per i tipi di Feltrinelli, è un libro che si fa leggere, prima di tutto,
per i personaggi di ordinaria normalità o, forse, di straordinaria follia.
Ben, sedici anni, ha un contratto di apprendista giardiniere nella serra del nonno Karl. Vive in una località appena indicata sulla cartina geografica, dove dei ragazzi della sua età non esiste nemmeno l’ombra. Un posto dove non succede niente, dove gli abitanti si contano sulle dita di una mano, dove non c’è nulla di cui gioire o di cui stupirsi.
Un adolescente accanto ad un anziano che mostra i segni della demenza senile, ma che gli ha insegnato come interrare i bulbi, come preparare un buon terriccio o come liberarsi dagli afidi, un adolescente alle prese con una microcomunità raccontata nella ripetitività di un quotidiano sempre uguale a se stesso.
Fino al momento in cui la “follia” supera la normalità e gli eventi diventano straordinari, imprevedibili, meravigliosamente surreali, incontrollabili.
Una scrittura ironica, sottile come la punta del fioretto, avvolgente come i racconti accanto al fuoco, a volte dolente e malinconica, a volte pirotecnica e volutamente stramba.
La scrittura di un autore che nel libro mette l’esperienza di una vita, il suo sguardo curioso oltre la pagina, le note della musica ascoltata.
“ Ho superato l’esame finale per il rotto della cuffia e ora posso dirmi giardiniere a tutti gli effetti. Il buffo è che lavoro davvero come giardiniere. Coltivo rose. O meglio, coltiviamo rose. Io e Karl…”
Silvana Sola
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