martedì 11 settembre 2012

Non parliamo, oggi e domani: una storia di scuola


Il silenzio: il dizionario ci indica che al silenzio si associa il tacere.
Ho trascorso alcuni giorni di vacanza tra straordinari silenzi che mi permettevano di ascoltare ciò che la città mi nega, alternati a musica sparata ad un numero di decibel indefinibile.
E ho letto un libro di Andrew Clements, in catalogo per Rizzoli dal 2010, che fonda il plot narrativo su parola e assenza di parola.
Il gioco del silenzio è una storia di scuola, quella scuola che Clements sa raccontare con parole mai pesanti, con termini fini, leggeri, divertenti.
I ragazzi delle classi quinte della scuola elementare Laketon, nel New Jersey, sono soprannominati
“ Gli Inzittibili”. Abusano della parola, la usano creando cori non graditi, trovano, in ogni momento della giornata, una ragione, per parlare, discutere, urlare.
Poi una sfida tra maschi e femmine per dimostrare chi parla di più, cambia la vita agli studenti e agli insegnanti.
Tre parole al massimo sono quelle consentite per rispondere ad una domanda, per dichiarare le proprie ragioni, per dare informazioni.
Un esercizio straordinario per i chiassosi ragazzi che dimostrano una straordinaria capacità di sintesi, velocità di pensiero, volontà del rispetto dei patti che regolano la sfida.
Sconcerto negli insegnanti non più obbligati ad alzare la voce per zittirli, disagio di fronte a studenti tanto silenziosi da sembrare alieni, timore, per qualcuno anche curiosità, interesse, piacere nel vedere come i bambini gestiscono la loro scelta di non parlare per due giorni interi.
Clements ci accompagna verso la riapertura della scuola con un No talking non imperativo: non un divieto che arriva dal mondo degli adulti, ma un gioco voluto e scelto.
Lo scrittore americano racconta, ancora una volta, il mondo dell’istituzione scolastica dando la “parola” ai ragazzi.
Silvana Sola



Il libro, come tutti quelli scritti da Andrew Clements, è indispensabile per la Biblioteca Scolastica…
Aiutiamo le biblioteche scolastiche ad esistere: I libri? spediamoli a scuola!

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