martedì 26 giugno 2012

Libertà, tacchi e tatuaggi


"Ho imparato a poco a poco che la libertà é una condizione naturale. Chiunque, consapevolmente o no, aspira a vivere libero. Gli impedimenti possono essere tanti e di varia natura, ma dipende da ciascuno, dalla propria volontà, dalla forza e dal coraggio, se affrontarli  o meno e in che modo. La libertà é faticosa. Per questo molte persone, come le ragazze di cui abbiamo parlato, preferiscono
l 'illusione. Ci sono momenti in cui il bisogno di libertà é specialmente acuto, come acuta, in certe situazioni, é la percezione che stai vivendo libera. In quei momenti speciali, é come se ogni particellla del tuo corpo scoppiasse di felicità. Tra i ricordi piú vivi del dopoguerra, ci sono i vestiti, che adesso si facevano nuovi anche riutilizzando la preziosa seta dei paracadute. E ai piedi si continuavano a portare le zeppe di sughero, quando non addirittura di legno, ma nelle vetrine apparivano le prime scarpe di vera pelle con i tacchi a spillo che mi fecero subito innamorare e che ho continuato a portare fino a quando l'artrosi me lo ha vietato. Erano, se non sbaglio, misura dodici, oggi mi sembrano arrivati a venti. Mi sentii nuova come se stessi iniziando un'altra vita. Riuscivo a camminare sciolta e veloce, su quei tacchi, tanto mi piacevano. Mi domando anche se significhino qualcosa i tatuaggi di ogni tipo, dalle figure esoteriche alle farfalle, sparsi per ogni dove sui corpi, ormai su moltissimi corpi. Cosa vogliano comunicare, se vogliono dire un desiderio e quale."
Ho riportato la voce di Marisa Ombra, cari lettori, nell'augurio che andiate immediatamente in libreria a comprare Libere sempre, il piccolo libro che una donna  anziana ha composto in forma di lettera inviata ad una quattordicenne.
In passato non ho molto apprezzato i tanti libri  pubblicati per raccontare o spiegare qualcosa ai figli e ai nipoti, pertanto ho preso in mano questo con riluttanza, ma alla fine della prima pagina ero completamente dentro il libro, catturata da una voce sapienzale lieve e leggera, per nulla didascalica o saccente, una voce ferma che dall'alto della sua esperienza di vita, continua ad interrogarsi e si mette in relazione con una adolescente.
Una bella scrittura e una lingua alta legano le ventitré stanze che ho posto, mentalmente, accanto ad uno scritto di Neera, la scrittrice italiana apprezzata da Croce, che aveva pubblicato una lettera al figlio, ottenendo un considerevole successo. Per andare molto piú indietro,s ento eco dello stile classico, ad esempio quello di Marco Aurelio ne I ricordi. Vado a memoria, senza il tempo di consultare i testi, quindi prendete le mie parole senza troppo impegno, ma regalatevi Neera (solo in biblioteca) e Marco Aurelio, sono due buone letture.
Grazia Gotti

1 commento:

  1. A me la scrittura non è piaciuta, ed è sembrata un pò troppo affettata. Per altro spesso le donne professionalemente preparate, vengono definiti in primo luogo "belle". Non mi piace come messaggio

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