Ho avuto amici che tartagliavano che avevano trovato modi per affrontare la difficoltà di un discorso senza interruzioni obbligate. Uno, che conosceva un italiano colto e forbito, usava il dialetto modenese e con il dialetto le frasi prendevano ritmo, un altro cantava nei momenti di difficoltà (oggi entrambi medici), un altro ancora ha trovato nel teatro la sua strada e sul palco la sua voce non "s'intacca". Il libro Il mio amico Tartattà, di Béatrice Fontanel, in catalogo per la Nuovafrontiera junior, racconta la storia di un bambino balbuziente, dei compagni che lo prendono in giro, del desiderio di nascondersi alla vita, della voglia di solitudine e di assenza di parole. Ma parla prima di tutto dell'amicizia, della voglia di condividire, di andare oltre le difficoltà, di giocare, di vivere. Un libro delicato, delicato nelle parole e nelle belle figure di Marc Boutavant, un libro in cui la sofferenza diventa affetto, stima, legame. Ma anche humor, occasione di sorriso, pretesto per raccontare temi difficili.
"Arrivò a scuola all'inizio dell'anno con dei capelli selvaggi da non credere..."
Silvana Sola
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