Ho letto Guardare le figure alla fine degli anni Settanta come testo per una parte di esame di Pedagogia. Ho nitido il ricordo della felicità intellettuale che mi provocò e, contemporaneamente, lessi Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg, testo d’esame che quasi mi fece pensare di lavorare ad una tesi di Storia. Oggi, dopo aver conosciuto la ricerca storica di Delio Cantimori, maestro di Ginzburg, ho ridimensionato il mio entusiasmo per il lavoro sul mugnaio Menocchio, mentre la ricerca di Faeti mi appare davvero pioniera, incisiva, una sorgente viva per lo studio delle forme culturali della modernità. Mi sembrò, allora, un bellissimo libro di Storia, e quando lessi la chiusura della lettera di Calvino, così puntuale nel profetizzare l’assenza della critica, pensai che nonostante il deserto Faeti non era tipo da scoraggiarsi. Ha continuato, infatti, nel suo cammino solitario. La prateria degli asfodeli, lavoro straordinario sulla Grande Esclusa, dato alle stampe nel 2010, è rimasto ai margini della cultura di oggi.
Allora, per il saggio einaudiano, intervennero fra gli altri Claudio Magris e Attilio Bertolucci, per citare solo alcune figure che danno il senso dell’attenzione culturale all’oggetto di studio.
La ristampa di Guardare le figure, arricchita, nella nuova edizione di Donzelli, di un poderoso nuovo saggio, si presenta oggi a Bologna in Salaborsa Ragazzi. Qui l'invito.
Grazia Gotti
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