Dopo aver visitato la brutta mostra dedicata ai giochi e ai giocattoli in corso al Grand Palais parigino, per riprendermi, mi sono chiusa in albergo a sfogliare il bel volume di Antonia Fraser, pubblicato in Inghilterra nel 1966, una storia del giocattolo dall’antichità al presente.
L’anno scorso, per celebrare i cento anni della casa di produzione di giocattoli Vilac, la capitale francese aveva allestito una bellissima mostra al Museo di Arti Decorative, mostra che aveva ottenuto un inaspettato successo di pubblico.
I Francesi, pieni di orgoglio per le loro tre A, hanno pensato di offrire al grande pubblico un prolungamento di quel successo predisponendo una sorta di baraccone delle meraviglie nelle austere sale che in passato hanno ospitato, specie per le feste, mostre di carattere culturale di notevole spessore. Un tradimento di quel pubblico colto che guarda anche i giocattoli con interesse culturale. E’ stato fatto tutto in fretta, come il numero speciale della rivista Dada dedicato al tema, un numerino di non grande interesse, promosso dalla Réunion des Musées Nationaux.
Peccato! Se anche i francesi abbandonano i giochi e i giocattoli, non ci resteranno che le multinazionali ad invadere con le loro scemenze il mercato globale. Nel nostro Paese l’attenzione per il gioco infantile è scemata da un pezzo. Ricordo i tempi in cui si pensavano Ludoteche in ogni quartiere, si discutevano libri importanti, si auspicavano indirizzi di studio. Un bellissimo esempio di consapevolezza e di pratica pedagogico-culturale-politica è quello della città di Carpi con Il castello dei ragazzi: in uno splendido palazzo storico che si affaccia sulla notissima piazza, uno spazio dedicato al pubblico 0-16 che comprende la Biblioteca "Il falco magico", una bellissima Ludoteca e il Teatro della Luce. In questi giorni è ospitata la mostra La casa dei suoni, una proposta culturale della Cooperativa Giannino Stoppani in collaborazione con lo staff de Il castello dei ragazzi.
Grazia Gotti
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