mercoledì 8 giugno 2011

Il ghiaccio era vivo e mutevole

Guido Sgardoli vive a Treviso. E’ un veterinario e uno scrittore, un viaggiatore, uno dei più interessanti autori della letteratura per ragazzi dell'oggi.
The frozen boy, il libro scritto per San Paolo, nella bella collana “L’avventura della mente e del cuore” è un romanzo forte, appassionante, inconsueto, da leggere senza interruzioni.
E’ un libro che ci fa viaggiare nel tempo e nello spazio, ma non è un libro di fantascienza.
Le pagine ci raccontano di un ragazzo e di un naufragio avvenuto a metà dell’’800, poi ci portano in una stazione scientifica in Groenlandia, nel pieno dell’abbagliante estate artica, nel 1946.
Il protagonista primo del romanzo è uno scienziato che ha contribuito alla creazione della bomba atomica, un uomo attanagliato dai rimorsi e dalla sofferenza, trasferito dai deserti americani all’isolamento dei ghiacci.
Ed è nel ghiaccio che il dottor Warren scopre la sua seconda occasione di vita, nel “ragazzo congelato” trovato sulla scogliera.
A quel bambino fragile e fuori dal tempo, ritornato in vita dopo un’ibernazione involontaria, lo scienziato dedicherà le sue conoscenze, i suoi sentimenti.
Per toglierlo dalle mani di rapaci studiosi di fenomeni, diventerà coraggioso e nel periodo che trascorrerà con lui, uscirà dal tunnel del dolore cieco e maturerà l’idea dell’esistenza della speranza.
“Immaginare poteva essere un buon punto da cui ripartire. Aveva una mente piena di luce, ora. Di luce e di aria pulita.”
Silvana Sola

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