martedì 21 giugno 2011

Cercasi disperatamente catalogatrice...

Il titolo del post è eloquente rispetto allo stato della biblioteca della Cooperativa Stoppani. Tra albi, romanzi, saggi, volumi d’arte e cataloghi di mostre non ci si muove più… Forse esagero un po’ ma il patrimonio librario avrebbe veramente bisogno di una catalogazione, per rendere più agile il ritrovamento dei testi.
Questo non toglie i vantaggi dell’attuale situazione: la possibilità di ritrovare e riscoprire, addentrandoci tra gli scaffali in legno delle biblioteca più antica o quelli laccati più recenti di provenienza nordica, libri dimenticati, pagine classiche, illustratori ancora da rimirare.
Stavo proprio vagando tra le varie sezioni della biblioteca e ovviamente la mia curiosità si è soffermata in quella francese dove ho ritrovato un libro datato e autografato (giunto a Bologna dopo il salone di Montreuil del 2005) da uno degli illustratori senior d’oltralpe. In questo albo Georges Lemoine, che ha recentemente collaborato con noi per il progetto su Italo Calvino, illustra forse il più conosciuto ma meno letto (debbo ammettere che faccio parte dei fortunati che devono ancora scoprire la maestria di Proust) tra gli scrittori del ‘900.
In Le Petit Marcel Proust (Gallimard Editions) alcuni brani selezionati da Dalla parte di Swann, da All’ombra delle fanciulle in fiore, fino a Il tempo ritrovato, raccontano il piccolo Marcel, la sua vita, i suoi affetti, i suoi luoghi, le sue passioni… gli occhi dolci della nonna, la musica e la pittura, un viaggio a Venezia, fino all’immancabile Madelaine.
Le matite di Lemoine sono appunti, piccoli schizzi, albo familiare, scorci e paesaggi, erbario e animalier dai colori tenui, evanescenti che affiancano e arricchiscono le parole del romanziere... a cui lasciamo la parola.

En partance pour l’azur le ciel était tout entier fait de ce bleu radieux et un peu pâle…
…bleu, d’un bleu de fleur, d’un bleu d’aile d’insecte, d’un bleu qui m’eût semblé beau si je n’avais senti qu’il était un dernier reflex, coupant comme un acier, un coup suprême que dans sa cruauté infatigable me portait encore le jour.

David Tolin

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