Mani che salutano, bocche che assaggiano un gelato, nasi che fumano e mani che prudono per la rabbia, lingue che producono suoni che si trasformano in pensieri, la punteggiatura che non la vedi ma la ascolti, paesaggi di città attraversate da crepe profonde (la guerra, la tragedia accidentale, l’inquinamento): sono le prima cose che mi colpiscono leggendo le poesie di questa raccolta, poesie che fanno vibrare l’immaginazione attraverso il corpo e i cinque sensi. Ma oltre alla preziosa occasione di raccogliere le parole di quindici poeti italiani di oggi, tra cui Aquilino, Cinquetti, Fiori, Riccioni, Rondoni, Zoboli, Un paese bambino accetta la sfida di raccontare ai cittadini più giovani un’Italia anch’essa “giovane”, che compie i suoi primi
centocinquant’anni, utilizzando un linguaggio denso come quello poetico, capace di parlare con grande semplicità ma allo stesso tempo mai retorico né conciliante.
“Il mio paese ha una bandiera / É una bandiera a tre colori” intona Giusi Quarenghi, ricordandomi una vecchia canzone popolare, e seguendo il filo delle sue parole ho ricercato fra le pagine le tinte che raccontano l’Italia unita.
Se bianco è ciò che è puro, chiaro e “pulito”, così sono gli alti ideali che attraversano le strofe: la pace, la solidarietà, la speranza, e soprattutto la libertà, cantata più di tutte le altre virtù civili. Voci diverse richiamano l’attenzione dei giovani lettori sulla necessità di conquistare e difendere la libertà di scegliere e pensare (Bordiglioni), senza dimenticarsi che la libertà vera non appartiene al singolo individuo ma a “chi agli altri riconosce quanto lui stesso vuole, chi prende e dona amore”, a “chi sa d’esser parte dello Stato che difende e onora” (Pecora).
Ma l’anelito dei poeti va ben oltre i confini della riflessione sull’Italia di oggi, ispirando i cittadini del mondo di domani ad inseguire la libertà vera, senza fame e sete, senza ingiustizie e senza prepotenze, per tutti (Piumini). Un paese che conosca la pace sul proprio territorio da più sessant’anni, non può dimenticare la guerra e non pensare ai propri compagni di futuro:
[…] Nella mia
piccola via nessun passo
è dentro la guerra Alla sera /
i miei amici ritornano a casa e
al mattino ci vediamo di nuovo […]
Ma il mio cielo forse non è tutto il cielo che c’è
(Giusi Quarenghi)
Rossa è la passione che infiamma le voci più militanti della raccolta, dai cui toni traspare una forte sfiducia verso una classe politica menefreghista e “cravattaia”, che tutti sogneremmo migliore. La forte condanna verso i potenti per la loro colpevole inettitudine di fronte alle tragedie dei nostri giorni, come quella Viareggio del 29 giugno 2009, si trasforma in un monito per tutti: “Ognuno faccia più del necessario/ e non svieremo” (Cavalli). E in un invito a prendere in mano le redini di una vita quotidiana ricca di diritti e doveri : “Piccoli gesti hanno forza infinita/ Se ognuno spazza davanti alla porta/ La città intera sarà pulita” (Togonolini).
Attualissima e appassionata è anche la vena ecologista che riecheggia nei versi di Marchesini (“Igiornali (che sono spazzatura) / annunciano Catastrofi della Natura) e non solo. Così per finire con una boccata d’ossigeno, son colorati di verde gli alberi che fan capolino fra le
pagine: quelli solitari che un tempo erano foresta, e ci ricordano le nostre origini naturali (Carioli), quelli minacciati dall’inquinamento ma ancora capaci di insegnarci che, dalle radici alla cima dei rami, gli alberi son sì composti da parti diverse ma in completa armonia fra loro, e le une dipendenti dalle altre: il benessere della chioma è nutrito dalle sue radici, e l’aria che respirano le fronde dà fiato agli altri concittadini di questo Mondo-Bosco ideale (Formentini).E così, dopo l’Italia-stivale, manufatto artificiale assemblato dall’uomo, mi scopro ad immaginare una Italia-albero, le cui parti sappiano crescere in armonia. La buona poesia può far volare il nostro pensiero lontano e guardare la mappa della realtà con occhi diversi: in alto una chioma che guarda verso il cielo, al centro un solido fusto e delle radici che affondano nel mare…Virginia Stefanini
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