Uscito in questi giorni, in edizione tascabile, il lavoro di Alberto M. Banti, La nazione del Risorgimento, può esserci utile per affrontare un tema, al quale sarebbe opportuno dedicare attenzione e impegno, perché il gran parlare che si fa sulla scuola produce un rumore assordante che cancella parole semplici e chiare quali didattica della storia.
Il libro di Banti, pubblicato nel 2000, è un libro serio, frutto dello studio, dello scavo, delle domande che lo storico si pone e dei materiali che mette in campo. “ Ho cercato una risposta esaminando un campione di 33 memorie ed epistolari di uomini e donne del Risorgimento: e se si osserva la questione della prospettiva di queste persone, se si ascoltano le loro memorie, le loro parole, bisogna arrivare a concludere che fu l’idea di nazione, così come venne creata da un pugno di intellettuali straordinariamente creativi, a costituire la motivazione fondamentale che li spinse all’azione, e non il tale malessere economico o sociale, o la tale ambizione politica. Ciascuno di questi elementi (malessere e ambizione) avrà sicuramente avuto il suo peso. Ma non sarebbero stati sufficienti a trasformare dei giovani di buona famiglia in “pericolosi terroristi” (così avrebber potuto esprimersi nei loro riguardi i portavoce dell’establishment preunitario), destinati a morte prematura, o alle prigioni, o all’esilio, se non ci fosse stato qualcosa di più, se non ci fosse stato un orizzonte ideale capace di scatenare tempeste emotive nella mente e nel cuore”. Tempeste emotive nella mente e nel cuore di giovani, vissuti nella prima metà del XIX secolo, giovani che trovano nei libri, e precisamente nella produzione letteraria nazional-patriottica, un riferimento decisivo.
Ora ascoltiamo Antonio Faeti dalla prefazione del catalgo della bellissima mostra “La spada di Domokos. Il Risorgimento e l’Unità d’Italia nel fumetto e nell’illustrazione per l’infanzia”, inaugurata il 16 marzo nella piazza coperta della biblioteca Salaborsa di Bologna.
“Si pose assai presto, all’attenzione di molti, il problema di narrare il Risorgimento ai giovanissimi con una lingua e con immagini che potessero dignitosamente rifarsi agli eventi, senza tradire la complessità di quanto era avvenuto. Se Guido Gozzano voleva “rinascere” nel 1850, se i “picciotti” volevano essere collocati accanto ai garibaldini, se Giannino Stoppani voleva far di tutto perchè si notasse che era nato il 20 settembre, nell’anniversario della “Breccia di Porta Pia”, se la piccola vedetta lombarda non voleva scendere dall’albero fatale da cui osservava gli austriaci che tendevano un agguato, allora le date, i fatti, gli eroi, gli episodi meritavano di essere ritrovati e offerti alla giovane percezione di chi non c’era.” La rassegna apre con una tavola tratta da un volume di Rosa Errera, la maestra di Laura Orvieto, pubblicato nel 1892, e chiude con un testo scolastico del 1976. Visitare questa mostra e studiare questo catalogo consente di ritornare alla formulazione iniziale di una dicitura semplice semplice: DIDATTICA DELLA STORIA. Possiamo avvalerci della letteratura per l’Infanzia? Per fortuna resiste, contro i detrattori, e i critici che non ci credono troppo e la canzonano. Nel 2000, mentre Banti pubblicava i suoi studi, mi accingevo a far pubblicare, nella collana Sirene, Cristina Belgioioso, essendomi accorta che anche fra le classi colte era pressochè sconosciuta. Non ero sola a sentire il bisogno della Storia: Francesca Lazzarato e Margherita Forestan stavano producendo la collana “Storie d’Italia” e lì il Risorgimento c’era. Non erano libri dovuti ad alcuna celebrazione, ma libri sentiti come necessari per alimentare la mente e il cuore dei più giovani.
Grazia Gotti
illustrazione di Grazia Nidasio
Nessun commento:
Posta un commento