martedì 23 novembre 2010

Una piccola grande lezione di umanità dal Cile

Ignacio, Minuno e i loro amici abitano nel quartiere popolare di Valparaíso, in Cile. Fanno parte della banda delle Pantere e sono in pericolo perché gli Scorpioni, temibili rivali, hanno deciso di attaccare il loro club. I ragazzini cercano allora rifugio nel boschetto di eucalipti vicino alla baracca abbandonata che hanno scelto come sede ma, proprio nel verde, trovano a terra il corpo di un uomo gravemente ferito.
Pensano di chiamare un'ambulanza per soccorrerlo, ma lo sconosciuto li prega di non farlo; confessa di avere solo bisogno d'aiuto ma di non essere un delinquente, e Ignacio e i suoi amici lo aiutano a nascondersi nel loro club, senza esitazioni. È l'estate del 1974 e sullo sfondo c'è il colpo di stato del generale Pinochet. La storia include battaglie e ingiustizie (non solo quelle tra clan di ragazzini), attraverso un racconto molto emozionante e avventuroso, dal ritmo vertiginoso.
Qui la politica non entra direttamente in scena, ma i più piccoli scelgono istintivamente da che parte stare e non sembrano dover affrontare il problema: questa è la vera originalità di La guerra delle pesche. Il potere muove i fili delle loro vite; da un lato c'è la minaccia dei bulli del quartiere, dall'altro quella della dittatura, una parola forse troppo astratta per dei ragazzini, ma i cui effetti sono malgrado tutto molto visibili. Il libro porta la firma di Roberto Ampuero, giornalista e scrittore cileno, tradotto per Mondadori da Daniela Pirastu e illustrato da Paolo Martinello (titolo ora fuori catalogo). È interessante sapere che in Cile non si è potuto pubblicare per molti anni ed è il primo romanzo cileno per giovani che ha osato affrontare l'argomento della dittatura; la prima edizione è tedesca, data alle stampe nel periodo in cui l'autore viveva in esilio in Germania. Oggi ci regala un importante pezzo di storia del suo paese e un'attualissima lezione di umanità, come quella sulla solidarietà insegnataci con la liberazione dei 33 minatori.
Valentina Allodi

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