venerdì 29 luglio 2011

Lumpi Lumpi Personal Drago


Mentre tutti possiedono un PC non tutti hanno la fortuna di avere un PD, un Personal Drago. Il piccolo Giampi ha proprio un PD della serie classica degli amici immaginari, un draghetto blu di nome Lumpi Lumpi. Oltre ad un colore bizzarro, il draghetto presenta singolari tratti caratteristici: sputa fiamme fredde ed emette anelli di fumo dal naso, anelli di tanti colori diversi, verdi quando ha paura, arancioni quando si diverte, grigi quando è offeso, e così via. Il tema del doppio e dell’amico immaginario non sono certo nuovi e inediti nella storia della letteratura per l’infanzia. Tony Ross, il grande cantore dell’infanzia piccola, in Oscar got the blame aveva inventato un doppio al quale attribuire ogni colpa per ogni accadimento, per ogni piccola trasgressione o incidente. Qui l’amico immaginario ha funzione più di condivisione dell’esperienza ed è una presenza rassicurante ma mai zuccherosa. La coppia drago-bambino, ultima invenzione della sempre più brava Silvia Roncaglia, si muove nello spazio tempo del fantastico e del quotidiano.
Dal deserto dei Tuareg al tappeto del salotto di casa macchiato di olio con grande disappunto della mamma. Le trame sono tenute con maestria, gli ingredienti conditi con sapienza narratologica, la lingua è presenza piena che dispiega tutte le sue potenzialità, dai modi di dire alle rime. La serie, ricca di quattro titoli e di due annunciati, è una piacevole sorpresa nella zona primi lettori. Anche le illustrazioni di Roberto Luciani e la grafica concorrono a dare a questi libretti un’aura elegante, accurata, fresca, colta.
Immagino Giampi e Lumpi in una classe di prima elementare! Potrebbe succedere quello che capitò quando il Giannettino collodiano entrò nelle scuole: il riso scoppiò sulle bocche dei fanciulli, con grande beneficio per l’istruzione.
Grazia Gotti

giovedì 28 luglio 2011

Dal Canada a Roma

La casa editrice canadese Tundra Books è un’ officina di pensiero. Nell’ottobre dello scorso anno ha pubblicato Yes, You Can, una guida per diventare un attivista, per impegnarsi per un better world. Del loro catalogo ho sempre ammirato il libro dedicato a Frederick Law Olmsted, il costruttore di Central Park, alla cui memoria è titolata la prima cattedra di architettura del Paesaggio. Anche la fiction storica è parte importante del catalogo e molti titoli sono stati premiati e apprezzati anche dalla potente lobby dei bibliotecari americani. Mi aveva colpito Roman Conspirancy di Jack Mitchell pubblicato da Feltrinelli con il titolo 63 a.C. Congiura nell’Antica Roma, uscito nel 2009. Ora è arrivato Il canto del mare, e siamo alle prese con l’elezione di Giulio Cesare e la campagna di Pompeo Magno contro i pirati. Mitchell è uno studioso di storia antica, ma scrive come un moderno autore di fiction per adolescenti. Il lettore deve vincere lo spaesamento e lasciarsi trasportare. “A Roma non c’era miglior corruttore di mio cugino Gaio”. Con questo incipit, accompagnati dalla prima persona, entriamo in un età dell’Oro della Mazzetta. La Repubblica cade a pezzi e il giovane protagonista si presenta. "Ero poco più che un ragazzo, allora, e avevo appena celebrato il passaggio all’età adulta. Dimostrando un intuito notevole, i miei genitori si erano accorti che morivo di noia a Reate, la cittadina dove abitavamo, in Sabina, e mi avevano mandato a vivere nell’Urbe con Gaio, che era secondo cugino di mio padre, ma dal punto di vista dei miei era, semplicemente, uno della famiglia: avvocato di successo, amico di senatori e magistrati, appassionato di poesia e, al di là di tutto, la persona giusta per insegnare a un ragazzo come funzionavano le cose a Roma. Ciò che non sapevano era che Gaio era anche l’uomo più cinico di tutta la penisola.”Nella Roma di oggi emergono figure di giovani che le cronache ci hanno fatto conoscere, dal giovane cognato del Presidente della Camera, al figlio del celtico Boss ( la vocale mancante non è un refuso) al quale è stato riservato un posto in consiglio regionale, accanto a quello della riminese assistente dentaria che, trovata sbarrata la strada per l’Urbe, si è dovuta contentare di Milano. Questi posti non si comprano come ai tempi di Roma antica, ma sono riservati al portafoglio acquisti dei Governatori(!).
Il romanzo lascia presto le aule senatoriali e ci porta in Grecia; e forse al lettore adulto che ha fatto questo viaggio condotto da Pausania o dalla scrittura di Christa Wolf e della Yourcenar, questo romanzo potrà sembrare “leggero”, ma se un tredicenne si fionda per la prima volta nella Roma antica e tiene il passo di Mitchell può diventare un Bookurious, nome dell’iniziativa che conduce ad una canadian read map di pace e di cultura.
Grazia Gotti

mercoledì 27 luglio 2011

Il canto degli ombrelli

Un tempo la vita degli ombrelli era molto diversa. Non dipendevano dalle mani degli umani: erano animali sociali, vivevano in branchi, erano autosufficienti.
Ma la cosa che più genera stupore è che cantavano: avevano voci bellissime, le loro melodie rallegravano i cuori.
Un giorno uomini colti ed istruiti decisero che quel canto doveva essere loro e a forza portarono via gli ombrelli dalla loro terra…
E’ una malinconica storia sulla libertà e sulla diatriba tra ombrelli parasole o parapioggia, l’albo illustrato firmato da Alice Umana (un nome così straordinario da sembrare frutto della fantasia), in catalogo per Orecchio Acerbo.
Ma La zampa dell’ombrello è anche un racconto con figure, un’occasione in cui le parole vivono assieme alle immagini e sono capaci di far vedere ciò che la storia ha evocato.
E la malinconia si stempera nelle illustrazioni di Agostino Iacurci, giovane illustratore pugliese che disegna con abilità sulle grandi superfici dei muri delle scuole algerine come nei perimetri ridotti delle pagine di un libro.
Agostino Iacurci ha realizzato anche due tavole per la mostra Viaggio con figure nelle fiabe italiane di Italo Calvino, che rappresentano “La finta nonna”, fiaba abruzzese che guarda ad un particolare Cappuccetto Rosso.
Le potrete ammirare in ottobre a Biella, a novembre alla Biblioteca di Orly, alle porte di Parigi, a Lucca a dicembre, poi…
Silvana Sola

martedì 26 luglio 2011

Chi vincerà?

Il libro, Piccolo stupido cuore, dello scrittore Xavier-Laurent Petit mi ha riportato indietro nel tempo. Era estate, avevo diciotto anni, un breve lavoro estivo prima della partenza per le vacanze: dovevo fare assistenza agli anziani in un soggiorno montano. Anziani energici, grandi camminatori, abili giocatori di carte, ballerini di liscio, ottime forchette, garbati e autonomi. Tutti, meno una signora, la più giovane del gruppo, affetta da un serio problema cardiaco.
La signora, che chiameremo Bice, mi chiamava quasi tutte le mattine, all’alba, e atttribuiva la necessità della mia presenza al suo cuore.
E una volta giunta nella sua camera mi diceva, sorridente: “il mio stupido cuore anche per oggi si è comportato bene”. Perché dirmelo così presto? Perché avrei cominciato la giornata senza preoccupazioni. Il mio soggiorno a Zocca, ai tempi di Vasco Rossi e di Punto Radio, è lontano cronologicamente e geograficamente dai tempi e dai luoghi in cui Sisanda vive. E’ il cuore, di cui si parla nel romanzo, ad attivare il ricordo e a fungere da filo rosso. In Piccolo stupido cuore si parla di una ragazzina e del suo cuore, che batte in modo diverso dal dovuto.
Sisanda vive in un piccolo paese dell’Africa e, per ambire ad una vita normale, dovrebbe sottoporsi ad un importante intervento, che la sua famiglia non può affrontare economicamente.
Occorrerebbero trentotto anni, tre mesi e venti giorni per accumulare il denaro necessario, e il suo cuore non reggerebbe tanto a lungo.
Ma la mamma della piccola corre. Corre velocissima, le sue gambe da gazzella coprono lunghezze infinite, e sono quelle gambe che potrebbero portare a Sisanda il denaro necessario.
Un romanzo breve, in catalogo per San Paolo, un altro esempio della particolare sensibilità dello scrittore francese, capace di mettere in pagina temi difficili e affrontarli con fine leggerezza.
"Non ero abituata a tale calma. Allora è questo avere un cuore come tutti quanti? Non sentirti... Come se non ci fossi, mio piccolo cuore adorato?"
Silvana Sola
Dello stesso autore, in italiano, il bel libro Be Safe, vedi Zazie 21 aprile 2011, L'oasi, in catalogo per Mondadori, ora reperibile solo in biblioteca, e Centocinquanta giorni nella steppa, Messaggero di Padova

lunedì 25 luglio 2011

I fratelli di Emma

Tore Aune, l’autore di Nuvoloni su via del Bombo, è nato nel 1970 ad Asker, in Norvegia.
Vive a Oslo, dove ha lavorato come traduttore, insegnante e giornalista. Il libro, pubblicato da Salani, si presenta con una fascetta che recita: "Umorismo, fantasia e genialità nella più pura tradizione scandinava". Quando ho cominciato a leggerlo, qualche giorno fa, la Norvegia non era stata ancora colpita da questo terribile massacro. Leggevo con curiosità e piacere la vicenda di Emma, a cui capita di cambiare casa, quartiere, scuola, amici. “Vista dall’alto, per esempio attraverso gli occhi di un’ape, via del Bombo non appare diversa da una comunissima zona residenziale. Una strada che forma un quadrato, con case piuttosto simili fra loro, siepi e alberi da frutto. Per Emma, invece, che ha imboccato la via soltanto poco fa, quello che vede dal sedile posteriore è assolutamente speciale. Non tanto perché non ci sia mai stata prima - cosa che peraltro è vera - ma perché questo è il suo nuovo quartiere, il posto in cui abiterà finché non sarà adulta. E quando si hanno dodici anni sembra quasi un eternità.”
Il romanzo mi piace molto, è pervaso da un’aria scanzonata, da un tocco lieve ed è sorretto da un sostrato di ottimismo che mette di buon umore. Certe scene uno se le immagina al cinema, girate come una commedia dal ritmo allegro, condite da effetti speciali misurati e credibili. Ma riprenderlo in mano dopo il massacro, al piacere della lettura, all’ottimismo, al gusto per la scrittura intelligente, si sovrappongono le immagini dei ragazzi appena un po’ più grandi di Emma, suoi possibili fratelli maggiori. Tore Aune, i suoi amici insegnanti, i suoi colleghi scrittori e giornalisti, dovranno attrezzarsi, interrogarsi, scrivere, parlare ai ragazzi, perchè le vie Bombo norvegesi tornino ad essere popolate di umanità, di disponibilità, di serenità.
Grazia Gotti

venerdì 22 luglio 2011

Ambarabà

In un afoso pomeriggio di luglio, girovagando per le vie del centro con la tentazione di lasciare sogni pindarici per calarmi nel concreto di una vita accettabile, ma non fantastica, incappo in AMBARABA’. Nuova libreria per Bambini… Mi addentro incuriosita e tra le pareti colorate e la dimensione da fiaba, mi lascio trasportare ancora una volta nel mondo della letteratura per l’infanzia. Sugli scaffali trovo albi illustrati particolari, scelti accuratamente da chi ha gusto ed esperienza nel settore: una libraia vera e non certo improvvisata in un mestiere, che in realtà credo che sia competenza, ma anche vocazione. Sfogliando, sfogliando passa il tempo e ad un certo punto la titolare incuriosita si avvicina e iniziamo una conversazione appassionata, accorgendoci di avere interessi comuni, tra i quali gli albi illustrati francesi… Com’è strano il destino: proprio in un giorno in cui lo sconforto stava prendendo il sopravvento, ecco che avviene questo felice incontro. Fortunata è una ragazza simpatica e determinata spinta dal fuoco della passione per un lavoro che non credo facile, ma lei è carica di spirito propositivo. Ci voleva questo spazio raccolto, in una città come Legnano, ricca di librerie, ma non con una vocazione all’infanzia. Esco da Ambarabà con la serenità nel cuore e una borsa ricca di nuovi tesori. A casa leggo L’incredibile bimbo mangia libri di Olivier Jeffers, edito da Zoolibri.
Mi trovo a ripensare al mio incontro e alle parole di Fortunata, che vorrebbe educare il pubblico bambino ed adulto al picture book. Il libro invita a riflettere sull’importanza della lettura e, attraverso la metafora del mangiare le parole come una pietanza, su come il libro possa essere il punto di partenza per ragionare e aprire la mente. Non un oggetto da “cannibalizzare” non ricordando nulla di ciò che voleva trasmettere. Divertente ed ironico, sul retro della copertina l’autore ci avvisa: “siete pregati di non provare a MANGIARE questo libro a casa”.(il cartoncino della copertina è smangiucchiato!!!).

Albo illustrato per i più piccoli, fonte di dibattito e crescita per chi si appresta a diventare grande e per i fanciulli pascoliani. Uscita di casa sconfortata e pronta, forse, a lasciare l’universo della letteratura per l’infanzia, mi trovo a sera a fare i conti con un destino che ogni volta mi riporta al punto di partenza. Già, perché come ci insegnano Germano Zullo e Albertin nell’albo Gli uccelli, in catalogo per Topipittori, “un solo minuscolo dettaglio può cambiare il mondo”. Auguriamo ad AMBARABA’ (Via dei di Disciplini 20, Legnano) di aprire tanti mondi possibili ai bambini che avranno la fortuna di varcare quella soglia.
Giuditta Greco

giovedì 21 luglio 2011

In libreria

Per un lungo periodo della mia esperienza di libraia conoscevo ogni singolo titolo fra i tanti sugli scaffali. Oggi, quando entro alla libreria Giannino Stoppani, provo la stessa sensazione che mi assale varcando la soglia di qualsiasi libreria al mondo. Sono presa da quel genere di eccitazione carica di aspettative che prelude la scoperta. Cosa cerco? Un nuovo libro che catturi la mia attenzione perchè bello a vedersi, perchè interessante per il tema, perchè opera prima di un giovane talento, e per tante ragioni possibili, tante da non poterle enumerare, ma fondamentali per marcare la differenza fra un libraio e un critico, un amateur, uno specialista del settore.
Il libraio apprezza un libro anche per le sue caratteristiche di vendibilità, perchè lo sente un libro necessario, un libro che sarà utile. Un libraio per ragazzi sa che può essere importante un bel libro sui giorni della settimana, sulle stagioni, sui numeri, perchè oltre i bellissimi albi d’autore, l’adulto in cerca di libri per i piccoli ha in mente anche un suo itinerario: necessita di tanti generi di libri, per mille occasioni, per esplorare ambiti diversi.

Ieri mi sono fermata per alcune ore di fronte agli scaffali stranieri e con stupore ho trovato subito un libro da acquistare perché si collegava direttamente ai miei pensieri di quel momento. Avevo appena sentito mio figlio al telefono che mi annunciava di essere atterrato a Shangai, sto leggendo Vento dell’Est: vento dell’Ovest di Pearl S. Buck, Nobel per la letteratura nel 1938, e quindi una considerevole parte di me stessa è in Cina. Nim and the War Effort è ambientato a San Francisco nel 1943. Siamo a Chinatown dove Nim frequenta la scuola americana, mentre alle quattro del pomeriggio si dedica alla scrittura cinese. In famiglia, nonna e nonno, genitori e quattro ragazzi, parlano cantonese.
Per non essere scambiato per un nemico (giapponese) il nonno porta una spilla sul bavero della giacca che mostra le due bandiere, quella americana e quella cinese, unite insieme. Nim, che si sente americana, vuole vincere la gara dei raccoglitori di giornali, a dispetto di un compagno che afferma che la gara sarà vinta da un “americano”. E’ la storia autobiografica di Milly Lee, cino-americana, autrice di altri picture book che raccontano fatti realmente accaduti, come il terremoto di San Fransisco o l’arrivo dei sui Ancestors nel nuovo Paese.
Anche noi abbiamo molte Chinatown, ma non disponiamo di meravigliosi picture books.
Questi di Mylli Lee sono illustrati da Yangsook Choi, coreana di nascita, cresciuta in America.
Grazie a Giampaola, che ordina questi bei libri, una visita in libreria è sempre stimolante!
Ho messo da parte qualche altro titolo da condividere...a suivre.
Grazia Gotti



mercoledì 20 luglio 2011

Tra boccacce, colori e sogni...

Un po’ Klee, un po’ Munari, un po’ Lionni, un po’ Tullet, un po’ Tedieu... forse tanti altri ancora o forse niente di nessuno, solo lui, Alessandro Sanna, uno degli artisti italiani più prolifici e apprezzati di questi anni nell’ambito dell’illustrazione per ragazzi. Basta scorrere le pagine del suo sito, o meglio ancora sfogliare i suoi libri per entrare nella sua poetica, nella potenza di un segno che costruisce, amalgama, fonde, inventa, suggerisce, gioca, creando immagini sempre nuove, fresche, poetiche, libere. Alessandro Sanna lavora a trecentosessanta gradi. Illustra racconti, filastrocche e poesie; ha creato alcune belle graphic novel. Da voce all’arte (Giotto, Van Gogh, Mondrian), alla musica (Mozart) e alla poesia (Lamarque). Ha duettato con Calvino, Fenoglio, Rodari e ha sfidato persino Cervantes. In Francia è stimatissimo. A parte le traduzioni, ha collaborato a numerosi progetti per Gradir e Memo. In Italia, lavora per alcune delle maggiori realtà editoriali (Emme, Artebambini, Corraini, Nuages, Jaka Book). Attualmente molto stretta è la relazione con la giovane ma intraprendente Kite edizioni.
Sono ormai sei i progetti nati in seno alla casa editrice padovana (considerando anche la collaborazione con Grandir per il magnifico “Piccola luce”). Inizialmente gli è stato chiesto di lavorare con Alfredo Stoppa per la storia natalizia di “Come un sogno”

Poi per lo più progetti da solista. Divertentissimi i 26 volti di bambini, che vediamo ritratti nelle più diverse smorfie e a cui si aggiungeranno ben presto le pettinature matematiche di “Numeri in testa”. Innovativo il libro arredo “Libro sveglio” (in collaborazione con Denis Guidone), un gran paravento su cui leggere di giorno una storia familiare, di notte, al buio, un bestiario fantasmagorico. Interessanti i due silent book per piccolissimi, Giallo rosso blu e se mi arrabbio grigio e Giallo gufo e cielo grigio in cui Alessandro spiega ai bambini i colori primari, secondari e i complementari...
Due brevi storie, queste della collana Primi voli, di “maschere”, che diventano animali dai sgargianti vestiti o che si perdono in mezzo a un temporale... Forse solo piccole suggestioni per iniziare i bambini all’uso di pennelli (perchè no, anche di mani e dita) e delle tempere, all’arte di accostare, mischiare e dare vita a nuovi personaggi con qualche macchia, pochi colori, semplici segni.
David Tolin

martedì 19 luglio 2011

Passione, innovazione, memoria

Un week-end piemontese: Torino e poi Prali per la manifestazione Pralibro, che quest’anno ha particolarmente a cuore i contenuti dell’istruzione. Torino risplende del 150°, non solo le mostre o i luoghi deputati a raccontare l’Unità, ma la città intera. Alla Galleria d’Arte Moderna a scoprire la figura dell’Artista Eroe nell’arte contemporanea, al bookshop a cercare pubblicazioni sull’arte per ragazzi, alla Libreria dei Ragazzi di Anna Parola, che oggi si divide tra Torino, Roma e Pavia, poi un saluto ad un’amica che ha iniziato da appena un mese la sua avventura come libraia imprenditrice indipendente. Non nuova all’esperienza di libreria e di redazione editoriale, Liliana ha rilevato la libreria che fu inaugurata vent’anni fa da Fruttero e Orengo. In una zona della città a me sconosciuta, alle spalle della Gran Madre, in un bellissimo quartiere che ricorda la Francia, tra le vie parigine e i borghi della Provenza, la libreria è un luogo gradevole dove libri e competenza si incontrano, dove è bandita la fretta, dove la sezione ragazzi si affaccia su un cortile di ciottoli e fiori. Il pomeriggio volge al termine e l’appuntamento è alla libreria La Torre di Abele per incontrare Rocco Pinto, anima della libreria e di Pralibro, e con lui gli amici del Forum del Libro. Arrampicati verso i monti delle Valli Occitane ad inaugurare la manifestazione pralina parlando della proposta di una legge di iniziativa popolare dedicata alla promozione del libro e della lettura, promossa dall’Associazione Forum del libro. A Prali, nello spazio accogliente del Tempio Valdese, c’è la libreria, c’è lo spazio dell’incontro che porta al confronto sui temi più diversi. La politica e temi sociali, il confronto religioso, la letteratura, il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, la scuola. E al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza è stato dedicato l’incontro che ha visto al tavolo Carla Ida Salviati e Guido Quarzo, assieme a parlare di un libro, Mario Lodi Maestro, in catalogo per Giunti (a cura di Carla Ida Salviati)
Un libro che ricostruisce la vita, l’esperienza educativa, la scrittura di uno dei più straordinari maestri italiani del ‘900. E’un diario di scuola, è un percorso tra pensieri pedagogici e ricerca, tra analisi sociale e necessità di confronto. E’ un libro importante, perché importante è stato il contributo di Mario Lodi alla vita civile e alla scuola: il carcere per motivi politici, la guerra partigiana, il Movimento di Cooperazione Educativa, La Biblioteca del Lavoro, Cipì, il Centro delle Arti e del Gioco di Drizzona, la Laurea ad Honorem e molto altro.
Mario Lodi oggi ha ottantanove anni, la sua voce è ancora viva, come il suo pensiero, riferimento educativo per chi ha avuto e ha a cuore il mondo della scuola e il mestiere dell’insegnante.
Una parte importante della sua esperienza didattica possiamo ritrovarla anche in Il paese sbagliato, il libro uscito per i tipi di Einaudi, per il quale il maestro di Piadena vinse il premio Viareggio nel 1971.
"Cara Katia, questa estate, il giorno che in pineta, alla fine di una gita, che era stata tutta una discussione, decidesti di iscriverti all’Istituto magistrale per diventare maestra, io ti feci la promessa di mandarti la documentazione del lavoro nella mia classe, in modo che tu potessi affiancare allo studio teorico sui libri, lo studio dei bambini come sono a scuola. E siccome ogni promessa è debito, eccomi puntualmente a dirti come sono andate le cose in questi primi due giorni…"
Silvana Sola

lunedì 18 luglio 2011

Settimana africana

Un articolo su Repubblica del 15 luglio, dedicato alla scomparsa dei predatori in Africa, a firma di Pietro Veronese, mi riporta in Africa. I miei viaggi in Africa sono, da un po’ di tempo, assai frequenti: viaggi brevi, brevissimi, dal divano agli scaffali, dalla poltrona al computer. Veronese, invece, è là, in Kenya, nel Masai Mala, e scrive per noi lettori: “La radio dei ranger porta una notizia ghiotta: avvistato un leopardo laggiù, in un angolo della pianura di solito poco battuto. Venti minuti dopo, il più elegante, elusivo, solitario, dei grandi predatori del Mara è accerchiato a debita distanza dai fuoristrada dei lodge turistici, pieni di occhi sgranati, bocche spalancate e teleobiettivi. Unica novità apparente, in questo spettacolo della natura che si ripete ogni anno nell’alta stagione, è la presenza crescente di occhi a mandorla. I cinesi, nuovi padroni dell’Africa, sono arrivati fin qui in numeri sempre maggiori”. I bianchi che arrivano qui non possono più sparare perché in Kenia la caccia è bandita dal 1979. Ma i bracconieri continuano a cacciare il rinoceronte per le presunte qualità afrodisiache del corno. L’Africa era apparsa sulle pagine della stampa mondiale il 9 luglio, per annunciare la nascita del paese più giovane del continente, il SUD SUDAN. Sarebbe bello leggere un romanzo per ragazzi capace di mettere in scena le mille contraddizioni di quella striscia di mondo: povertà, grandi giacimenti, capi dalle facce molto losche, diverse religioni, balli e felicità, esultanza e speranza per il futuro. Si potrebbero proporre come soggetto ai nostri scrittori “immergentì” come si definiscono gli autori per ragazzi dell’ultima vague, di cui è di nuovo la stampa a darci notizia. Baccalario, uno dei più prolifici degli immergenti, è già stato in Africa: come solista in La strada del guerriero, Premio Battello a Vapore 1998 e, in tempi più recenti, con il romanzo a più mani Il principe della città di sabbia. Nonostante queste incursioni, e nonostante il lavoro di Emanuela Nava, l’Africa contemporanea è ancora misconosciuta ai nostri ragazzi. Non è così per le letterature dei paesi ex colonialisti, o per paesi molto aperti alla cultura mondiale come il Canada. Alessandra Valtieri ha letto il romanzo di argomento africano entrato nella sestina del Carnegie: “Onesto, coraggioso e devastante, è stato giudicato Out of the Shadows, straordinaria opera prima di Jason Wallace pubblicato nel 2010 da Andersen Press e vincitore del Costa Children’s Book Award. Un libro che racconta lo Zimbabwe degli anni Ottanta, subito dopo la fine della guerra che fece dell’ex Rhodesia uno dei tanti paesi in cui le speranze di un nuovo corso si frantumarono sotto il peso dei nuovi poteri che, più o meno coscientemente, fomentarono il desiderio di rivalsa, l’odio dei bianchi per i neri vincitori, l’odio delle tribù leali ai colonialisti per i rivoluzionari; più semplicemente l’odio. Sono le memorie dei tempi del college di Robert Jacklin a consegnarci un quadro lucido, impietoso e disincantato di una società che non ha saputo guardare avanti, della mostruosità della miopia di chi, da una parte e dall’altra, dimentica i figli e lascia che si perdano nella storia.” Jason, classe 1969, è nato a Londra ed è cresciuto in Africa. Là ha frequentato il college ed ora è giramondo. Lauren St John, al contrario, è nata in Africa e si è poi trasferita in Cornovaglia. Lauren ha studiato giornalismo, scrive di golf e di musica e per i ragazzi è autrice di una fortunata serie “africana” in parte tradotta da noi da Piemme.
La voce della giraffa bianca non è un capolavoro, soffre per una traduzione molto bislacca, ma nonostante ciò è un buon biglietto d’ingresso per una certa Africa, quella delle riserve a cui si accennava all’inizio del post, senza però i cinesi che sgranano i loro occhi a mandorla per osservare i grandi predatori. Nel romanzo di Lauren sono gli occhi di una bambina inglese planata in una riserva del Sudafrica ad accompagnarci in un altrove ricco di fascino e di pericoli, di buoni e cattivi, di magia, di realismo e di fantastico montati in alternanza. Nato a Bologna, trasferitosi in Inghilterra per gli studi universitari, Enrico Vecchi ha poi girovagato per il mondo. Della sua Africa possiamo leggere Juma il bambino che voleva lavorare. Il libro, stilisticamente, non è un capolavoro, risente dell’urgenza di dire, di informare, di condividere conoscenza, assomiglia ad un trattamento per il cinema. Enrico, infatti è sceneggiatore e regista, oltre che attore interprete di gustosissimi cortometraggi prodotti in Spagna, penultima sua patria. Attualmente lavora per Bollywood e speriamo che presto ci regali una bella storia indiana. Juma è uno dei tanti bambini di strada che cerca una possibilità di esistenza nel lavoro. Molti bambini, in Africa, fanno la guerra. Le stime parlano di 3oo mila bambini in armi. Una delle foto pubblicate a pagina 12 da Il Corriere della Sera di domenica 17 luglio ne ritrae uno molto piccolo.
Sotto la sua foto quella di Monsignor Cesare Mazzolari, comboniano di Brescia, morto sabato, 16 luglio, mentre celebrava la messa alle 8 del mattino. Era “sudanese” da trent’anni, sarà sepolto nella cattedrale di Rumbek. I Padri comboniani ci dichiararono la loro stima e il loro affetto per la raccolta di poesie africane Tamburi parlanti, pubblicate da Giannino Stoppani edizioni, nel 1995. Erano attenti alle piccole cose, ed io ne fui onorata.
Oggi è il genetliaco di Nelson Mandela, 93 anni, auguri!
Leggi Antonio Gotti in ABC Africa Books Children, Giannino Stoppani edizioni, 2011.
Grazia Gotti

venerdì 15 luglio 2011

E' fantascienza?

L’estate concede tempi più lunghi per le letture. Il mio consiglio è di usare una parte del vostro tempo per leggere non uno, ma due libri, di seguito: i due libri, della serie “The Giver” pubblicati in Italia per i tipi di Giunti (il primo titolo della serie The Giver/Il Donatore, era uscito nella collana Superjunior Mondadori, con il titolo Il Mondo di Jonas, nel 1995). Chi scrive è Lois Lowry, apprezzata autrice statunitense, il genere scelto è una “fantascienza” caratterizzata ora dall’ordine e dalla disciplina, ora dalla lotta “programmata” per la
sopravvivenza, ora dal desiderio di libertà e di conoscenza. Le atmosfere riportano ad Orwell e a Bradbury. Il futuro non è quello delle astronavi o del teletrasporto: la Lowry mette in pagina un mondo di perfezione assoluta o di voluto disordine, di violenza sottile, velata o di cacce tribali, di solitudine, un mondo scandito da regole dettate da pochi, dove il controllo è mantenuto attraverso l’esercizio della non verità.
Ad ognuno è affidato un compito e ci sono quelli come Jonas, Kira, Thomas scelti per abilità particolari, utili al disegno dei potenti.
Ma i romanzi vanno oltre la mortifera quotidianità che invita al non pensiero e portano i protagonisti delle storie verso la consapevolezza, la volontà del cambiamento. Kira, la protagonista del secondo libro La rivincita/The Gathering Blue, il cui futuro scritto sarebbe quello degli storpi per la civiltà di Sparta, evita la morte perché ha il dono della tessitura. E’ claudicante, ma ha una mente sveglia capace di cogliere indizi, è pronta a cercare risposte e a trovare il blu. Buona lettura in attesa del terzo romanzo che completa la trilogia.
Silvana Sola

giovedì 14 luglio 2011

I romanzi e le isole
















E’ una giornata limpida, soffia un maestralino gradevole; dalla spiaggia vedo le isole dell’arcipelago toscano e alle mie spalle, fra il verde della macchia, appaiono i contorni del cimitero di Castiglione della Pescaia dove è sepolto Italo Calvino. Rileggo Il principe Otto di Robert Louis Stevenson nell’edizione Frassinelli del 1937. Mi era piaciuto moltissimo ma per lungo tempo non ho pensato di parlarne, nè di consigliarlo. Per Stevenson era un lavoro importante: “my hardest effort”, dirà dopo averlo finito. Veniva dopo L’isola del tesoro, quando l’autore aveva già compiuto i trent’anni e scritto anche quella meravigliosa testimonianza poetica dal titolo A Child’s Garden of Verses, una Bibbia per noi che ci occupiamo di libri con figure e di giocattoli. Leggo per voi, o affezzionati lettori, dalla sovracoperta:
L’UOMO
Fiero in velluti, indomito tra i cenci, e vano, generoso, duro critico, buffo, poeta, amante, libertino. Un po’ d’Ariele, un tantino di Puck, molto d’Antonio, e quasi tutto Amleto. (W.E.Henley)
LA VITA
Son stato fatto per lottare, e il destino ha voluto che il mio campo di battaglia fosse questo - meschino, privo di gloria - tra letto e medicine. Non ho ceduto; ma quanto avrei preferito una diana di guerra, e l’aria libera intorno a me!
( Stevenson a G. Meredith)
LO SCRITTORE
Egli sofferse della sua versatilità, non perché riuscì abbastanza bene nei generi più diversi, ma perché, nei generi più diversi, riuscì troppo bene. Capace di realizzare il proverbiale miracolo d’essere in cinque posti ad un tempo, portò gli altri a ritenere ch’egli fosse cinque diverse persone.
( G.K. Chesterton )
LO STILE
Il suo stile è costantemente così fermo e delicato, leggero e governato, che l’unica sorpresa ch’egli riesce ad aggiungergli è d’arrivare quasi ad obliarlo.
( E. Cecchi )
Quante nobili voci per una bandella! Le ha ripescate con cura lo straordinario traduttore, autore anche della bella introduzione, Enzo G. Giachino, tradutttore di grandi romanzi einaudiani. Siamo nella Torino dei primi anni Trenta, quella città operosa raccontata magnificamente da Angelo D’Orsi. Sempre D’Orsi, nalla scheda per la Treccani, leggibile in rete, presenta Frassinelli editore e accenna alla famosa collana “Biblioteca Europea”, di cui Il principe Otto fa parte. E’ una collana ricca di soli nove titoli: Babel con copertina di Sturani, Melville, Twain, Kafka, Joyce, Stevenson, Anderson, O’Neil. E per ragazzi, nel 1933, debuttarono Le avventure di Topolino di Disney. La mente letteraria era Franco Antonicelli, bella e nobile figura di antifascista, saggista, letterato, autore di Le parole turchine, fiabe pubblicate nella collana einaudiana per ragazzi nel 1973. Torino era una città ricca di cervelli grandiosi, professori di liceo, tipografi, traduttori, editori: Augusto Monti, Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Giulio Einaudi e tanti altri da conoscere e studiare. Mi piace immaginarli a discutere de Il principe Otto, un romanzo che mette in scena l’amore e la politica. Le idee politiche di Stevenson erano di certo accolte con favore dal gruppo dei torinesi di formazione gobettiana, figli di quella rivoluzione liberale e continuatori in Giustizia e Libertà di idee chiare e semplici, ad esempio contro le logge massoniche, a favore di un po’ di bontà e di onestà, contro gli opportunisti, i doppiogiochisti e i rivoluzionari esagitati. Il principe errante cerca la via per migliorare, per diventare un gentiluomo ed essere degno di una gentildonna. Anche per le femmine trovare la strada non è semplice, la parabola di Serafina, con le sue luci e ombre, aspetta di essere interpretata. Rileggere la grandissima Lalla Romano, una torinese del gruppo, può essere d’aiuto. Alzo lo sguardo dal libro e dal computer. Le isole dell’arcipelago sono lì, come le vedevano i Macchiaioli e Yambo. Quest’ultimo piaceva molto a Pavese. Il tempo non cancella: Calvino alle mie spalle, Stevenson qui accanto, Il principe con la sua Serafina, i colori dei pittori della macchia. Dopo il maestrale, forse verrà il libeccio. Le isole al loro posto, e ancora l’aleatico dell’Elba in cantina.
Grazia Gotti



mercoledì 13 luglio 2011

Due isole: Sardegna e Manhattan

Esce in questi giorni negli Stati Uniti un albo illustrato che ha come protagonista Orani, il paese natale di Costantino Nivola. Scritto e illustrato dalla figlia, Claire, l’albo è dedicato ad un numero ragguardevole di cugini: tanti sono i nomi che vien da pensare che per ricordarli tutti occorra segnarseli da qualche parte. Costantino era uno dei dieci figli del muratore Nivola. Era venuto in continente per frequentare l’ISIA di Monza, qui aveva incontrato la futura moglie Ruth Guggenheim e, nel 1938, erano emigrati in USA, via Parigi, dove avevano abitato per qualche tempo. Claire è nata a New York ed ha visitato per la prima volta la Sardegna all’età di quattro anni. Leggi la sua intervista del marzo scorso a Seven impossible things before breakfast. Claire ha illustrato diversi albi, e fra questi uno dedicato a Wangari Maathai che figura nella nostra raccolta di libri sull’Africa per il progetto ABC. In rete si trovano molte immagini della casa dei Nivola negli Hamptons. Il loro giardino è il frutto di una pratica di vita che mescola arte, lavoro, paesaggio, progetto. Per chi si trova da quelle parti, una volta tornati a Manhattan, ricordiamo la mostra dedicata a Maria Kalman al Jewis Museum, fino al 30 luglio. Maira, autrice di indimenticabili picture books, ha lavorato anche in Italia, ha partecipato alla mostra Nello studio di Oz, tenutasi a Bologna nel 1999, catalogo bilingue Giannino Stoppani. Il suo Fireboat, dedicato all’11 settembre 2001 potrebbe degnamente celebrare questo triste decennale.
Grazia Gotti

martedì 12 luglio 2011

Hetty Feather

Si, lo ammetto. Non ho mai letto un romanzo di Jaqueline Wilson. Ma quando ho scorto la copertina di Mamma Acrobata Cercasi non ho potuto resistere alla Londra vittoriana del 1876, ad un’orfana dai capelli rossi. La Wilson ci racconta una storia avvincente e ben scritta narrata attraverso la voce di una bambina, sincera e sfrontata, un’eroina molto “vera” come nella migliore tradizione delle storie di bambine. Hetty Feather, così si chiama la protagonista e così si intitola il romanzo nella versione originale, ha dei ricordi molto nitidi della sua primissima infanzia. Il romanzo inizia con una descrizione delle sensazioni di lei, neonata, abbandonata dalla madre nelle mani e nei ruvidi panni dell’Ospizio dei Trovatelli di Londra. Ad Hetty spetta la sorte di tutti i trovatelli dell’Ospizio: essere data in affido fino ai 5 anni, ritornare all’orfanotrofio fino ai 15 anni per poi essere introdotta nella società a servizio di una famiglia. (se fosse stata un maschio avrebbe fatto parte dell’esercito). Nel raccontare questa storia, Jaquelin Wilson si è documentata al Foundling Museum di Londra, dedicato al Foundling Hospital che dal 1739 ha ospitato bambini e bambine le cui madri non potevano prendersene cura perché povere o per ragioni di esclusione sociale. Il Foundling Hospital fondato dal filantropo Thomas Coram, e supportato da William Hogarth e dal compositore George Frederic Handel, si proponeva di dare una casa e un’istruzione di base ai trovatelli. Purtroppo i metodi educativi erano rigidi e non c'era attenzione alla sensibilità e ai sentimenti dei bambini: una società che non comprendeva l’impatto emotivo che poteva avere per un bambino di 5 anni la separazione da una madre, che seppure affidataria, era l’unica madre conosciuta. Per proteggere l’anonimato delle madri, ai bambini veniva cambiato il nome, e la piccola Hetty è sicura che la sua vera mamma l’avrebbe sicuramente chiamata con un nome più romantico come Rosamund oppure Fiordaliso. Affidata ad una famiglia in campagna, cresce felice con fratelli e sorelle più grandi e una mamma che la nutre, la ama e le propone mestolate sulla testa quando è cattiva.
Ma Hetty non è cattiva, è solo una bambina sveglia e intelligente con il cipiglio e la parlantina di Anna di Green Gables, la fantasia e il coraggio di Pippi e l’allergia alle ingiustizie di Prisca. E poi c’è Jem, il fratello un po’ più grande, spirito affine e protettore che la porta di nascosto al Circo di Tanglefield dove Hetty vive un’avventura straordinaria cavalcando con Madame Adeline, un’acrobata dai capelli rossi come i suoi, che, Hetty ne è sicura, è la sua vera mamma. Dopo cinque anni con la famiglia affidataria, Hetty deve tristemente ritornare all’Ospizio, dove i suoi abiti e la sua unica bambola vengono gettati, perché le trovatelle non hanno trattamenti di favore e sono tutte uguali: abiti ruvidi, niente biancheria intima, orari severi e disciplina. All’istituto ci sono direttrici cattive come Matron Faccia-di-Porcello Peters e figure femminili rassicuranti come Nurse Winnie, Ida la cameriera (che le mette sempre un’aggiunta di zucchero sul porridge e le passa di nascosto la Police Gazette piena di raccapriccianti avventure) e Polly, l’amica speciale.
Noiose routine, nessuno spazio per l’immaginazione e ingiustizie sono le costanti che Hetty cerca di superare attraverso l’amore per la lettura e per la scrittura: “ Ora che, più o meno, sapevo scrivere, ho cercato disperatemente di fissare sulla carta i miei lavorii d’immaginazione, per poter conservare le mie storie. Era molto difficile riuscire a trovare della carta (..) la principale fornitrice era Ida, che rubava in cucina per me dei sacchetti di carta o della carta oleata. (…) Non mi bastava scrivere storie mie, avevo anche bisogno di leggere storie nuove. Avevo la Bibbia, e trovavo eccitanti alcune delle sue storie (…). Miss Winterson mi ha prestato un libro di fiabe, e io le ho lette e rilette innumerevoli volte.”
Ma la vita nell’istituto è poi così tremenda? Come vivono gli orfani e i bambini poveri nelle strade della Londra vittoriana? Scopritelo nel finale a sorpresa del romanzo, che ci illumina anche sul significato di Sapphire Battersea, il secondo volume di questa ennesima trilogia, in uscita a settembre nel Regno Unito. Speriamo che Salani non ci faccia aspettare troppo per la traduzione italiana. Nel frattempo, visitate a Londra, oppure anche virtualmente sul sito, la mostra Foundling Voices con le testimonianze di 74 persone cresciute Foundling Hospital nella prima parte del ventesimo secolo.
Elena Rambaldi

Leggi anche Amate sponde, una nuova rubrica a cura di Virginia Stefanini

lunedì 11 luglio 2011

Sardine o acciughe?

Avevo letto Pulce non c’è e mi aveva stupito la straordinaria capacità di parlare di disabilità, di pedofilia, di affari di famiglia, di dolore e di amore fraterno, di errore giudiziario, con una lingua sincera, misurata, lontana dal rischio di patetismo. Un romanzo per adulti (ma anche per adolescenti grandi) prepotentemente reale, che ha svelato al pubblico le abilità letterarie della giovane Gaia Rayneri. Oggi la scrittrice torinese è in catalogo per Rizzoli, con un libro per ragazzi, Ugone, presente nella nuova collana “ Il cantiere delle parole”. La sua scrittura continua a sorprendere anche quando si rivolge a lettori bambini. E racconta ancora di diversità Gaia Rayneri, ma una diversità lontana dai fatti, e vicina ai luoghi dell’immaginario.
Ugone è una bellissima invenzione letteraria: grande, grosso, colloso, a suo modo spiritoso, l’operaio extra large della fabbrica di sardine è il motore di una storia dell’assurdo in cui ci sono bambini che aspirano ad indossare l’abito talare, baffi che appaiono e scompaiono, ed eventi decisamente spiazzanti. C’è, nella scrittrice, un’alta considerazione dell’infanzia; della capacità dei bambini di entrare nelle storie senza preconcetti, davvero aperti all’incontro con la narrazione. A Rodari sarebbe piaciuta molto.
Silvana Sola

venerdì 8 luglio 2011

Buon Compleanno James















Mercoledì mi trovavo su un volo British Airways diretto a Londra e sfogliando distrattamente HighLife, la rivista della compagnia, sono stata attirata da una piccola illustrazione con il segno riconoscibilissimo di Quentin Blake: era un numero, il 50. Sul cinque stava seduto James e lo zero era una pesca. Sono infatti 50 anni da quando Road Dahl ha scritto James e la Pesca Gigante, 50 anni festeggiati con un concorso sponsorizzato da British Airways. Si tratta di una postcard competition a cui possono partecipare bambini di tutto il mondo dai 5 ai 12 anni, divisi per età in due categorie. Le regole sono semplicissime: immaginate di scrivere una cartolina ad un amico o ad un parente dal luogo più straordinario che abbiate mai visto, oppure inventatelo. Raccontate di tutte le meraviglie di questo luogo e perché è così speciale. Scegliete con cura le parole, a giudicarvi infatti ci saranno il Former children’s laureate Michael Rosen, la scrittrice e illustratrice Lauren Child e Quentin Blake in persona! Inviate la storia (massimo 300 parole per i bambini da 5 a 8 anni e 500 parole per i bambini dai 9 ai 12 anni) tramite il sito della compagnia aerea compilando il form in questa pagina, dove trovate anche il regolamento completo in inglese. I premi sono fantastici: i vincitori delle due categorie avranno l’onore di veder illustrata la loro storia da Quentin Blake. Verrà poi scelto un vincitore finale che volerà a New York per un Giant Road Dahl day ricco di eventi: potrà fare viaggio in elicottero sopra Manhattan, godere della vista dal tetto dell’Empire State Building, fare shopping da Toy R Us con un voucher di £200 e concedersi un giro sulla ruota panoramica del famoso negozio di giocattoli newyorkese. Infine potrà concludere il pomeriggio prendendo un tè in compagnia di Lucy, la figlia più piccola di Dahl. I secondi classificati riceveranno un’edizione rilegata delle opere di Dahl e un family pass per il Road Dahl Museum and Story Centre valido un anno.
C'è tempo fino al 30 settembre... avete già cominciato a scrivere?
Elena Rambaldi

giovedì 7 luglio 2011

Baccalario scrive per “la Repubblica”!

Pierdomenico Baccalario, scrittore per ragazzi, giunge alle pagine culturali del quotidiano più autorevole della penisola per resuscitare la figura del “cattivo” nella letteratura per ragazzi. Dice che Dickens e Twain non si facevano problemi: il primo i cattivi li costruiva a tavolino(?) e il secondo li prendeva dalle rive del Mississippi ed erano cattivi alla luce del sole, che davano al lettore la certezza di trovarsi di fronte ad una carogna. “ I nuovi autori, invece, preferiscono confondere le acque e lasciare il pubblico imprigionato in un labirinto di ansie, senza apparenti ragioni. Sembrano ignorare che i cattivi sono preziosissimi, perché ci permettono di...” Lasciamo al lettore il compito di pensare ai cattivi prediletti e di svelare la loro funzione. L’articolo serve anche per pubblicizzare una nuova iniziativa editoriale promossa dalla storica rivista “ Il Giornalino”. Si occupano di cattivi doc, e della loro infanzia, quattro autori: Beatrice Masini, Lodovica Cima, Guido Sgardoli e Beppe Ramello. Tutti in edicola quindi a leggere, come erano da piccoli, personaggi di gran fama quali il professor Moriarty, Crudelia, lo Sceriffo di Nottingham e la signorina Rottenmeir. Nel lungo articolo di Baccalario si prende in esame il Nulla di Ende come cattivo esempio di malvagità, una malvagità neutra e divorante, invisibile e implacabile, che non pensa e non sceglie e che tutto annulla. Io aggiungo una malvagità noiosissima...
Ma prima di demolire Ende, Baccalario se la prende con A. A. Milne, il papà di Winnie Puh, reo di aver creato un mondo infantile a tavolino (!) dove non esistono scontri.
Caro Baccalario si occupi dei cattivi e lasci a noi i Buoni, gli Asini, i Maialini, gli Orsacchiotti (rigorosamente Steiff) e Christopher Robin.
Grazia Gotti

mercoledì 6 luglio 2011

Baby

Ho riletto Baby in formato tascabile pubblicato da Piemme all’inizio dell’anno. Rileggere la buona letteratura tiene in forma, inoltre alla seconda lettura il nostro sguardo si fa più acuto, anche i dettagli si mettono meglio a fuoco. Quando il romanzo uscì nella bella collana “Contemporanea” per Mondadori, si presentava con una copertina allegra e con disegni in bianco e nero della grandissima Grazia Nidasio.
Ieri sera, di nuovo commossa alla fine della vicenda, ho acceso il computer per cercare la copertina americana.
Accidenti, mi sono detta, ecco, questa sì corrisponde al mood del romanzo! Grazia è bravissima ma il suo stile più satirico e ironico non è adatto alla storia, alla scrittura e alle atmosfere della MacLachlan.
Ero ritornata su questo romanzo per via di quella poesia di William Carlos Williams, utilizzata anche da Sharon Creech in Amo quel cane, libro bellissimo, tradotto da Andrea Molesini, purtroppo fuori catalogo.
C’è anche un sequel di questo capolavoro, Hate that cat, così come un nuovo libro di Patricia MacLachlan, Word After Word After Word, sviluppa l’idea dell’importanza delle parole già espressa in Baby.
Grazia Gotti

martedì 5 luglio 2011

Scrivere sui muri

Ha quarant’anni Seita Parkkola, vive in Finlandia, adora viaggiare, ama la Street Art. E’, di recente, venuta in Italia in occasione del festival “Mare di libri” e, alle giovani intervistatrici della manifestazione dedicata alla letteratura per adolescenti di Rimini, ha raccontato l’importanza della libertà. Ha detto che per lei la scrittura e la lettura sono un modo per volare. Per volare, sull’asfalto e lontano dalla scuola orwelliana nella quale è stato iscritto contro la sua volontà, Borea invece usa lo skate. Borea è il protagonista di L’ultima possibilità (Viima il titolo originale del libro uscito in Finlandia nel 2006) romanzo voluto da Lodovica Cima, nel catalogo San Paolo.
Seita Parkkola scrive della scuola dove si gioca l’utima possibilità di diventare studenti modello e futuri cittadini perfetti. Chi non sa stare alle regole diventerà un ragazzo perduto, di cui tutti, famiglia compresa, dimenticheranno l’esistenza e il cui nome sarà bandito per sempre dalla comunità. Ma Borea, come la sua creatrice, ama la libertà, rifugge alle regole ingiuste, ha curiosità e desideri.
L’incontro con una ragazza, India, cambierà la sua vita e gli offrirà l’opportunità di evadere dalla Casa delle Possibilità. E’ un romanzo di formazione L’ultima possibilità, un romanzo che attraversa generi letterari diversi: c’è la fantascienza del Grande Fratello, il futuro dei luoghi abbandonati, c’è l’avventura, la ricerca, c’è la profondità
dello spazio interiore, la volontà di guardare a fondo dentro sé stessi, c’è il valore dell’amicizia.
C’è una narrazione che invita alla lettura.
Il romanzo accompagna il testo con le illustrazioni, in bianco e nero, del giovane illustratore e design finnico, Jani Ikonen.
Silvana Sola
L’intervista a Seita Parkkola, realizzata per “Mare di libri”, è visibile sulla rete.

lunedì 4 luglio 2011

Provate a non ridere, se ci riuscite

L’Orco di Montorto è l’ultimo romanzo della grande scrittrice Eva Ibbotson, scomparsa da poco all’età di 85 anni, edito da Salani nella traduzione di Valentina Daniele. Questa divertente storia prende il via da una vecchia Megera che ha dovuto trasferirsi a Londra perché l’amato Acquitrino in cui viveva è stato bonificato per lasciare spazio a un cantiere edile. Ben lungi dal piangersi addosso, ha poi deciso di aprire una pensione per Creature Insolite; i suoi attuali coinquilini sono un troll peloso di nome Ulf che soffre di nostalgia per le foreste svedesi e il mago imbranato Bri-Bri, che ha sette lauree in stregoneria ma nemmeno una in Vita Quotidiana. Sfido chiunque a non affezionarsi immediatamente a queste creature, ma questo è solo l’inizio. Come ogni anno l’improbabile compagnia viene invitata al Meeting Estivo delle Creature Insolite, dove verrà annunciato loro il Compito per le Vacanze, un’occasione per mostrare di saper ancora utilizzare la magia. Mentre sono tutti riuniti nella grande sala dell’Hotel, succede qualcosa che cambierà per sempre le loro vite: le Norne, le indiscusse divinità del destino, appaiono all’improvviso per spedirli a salvare una principessa dalle grinfie di un terribile orco cannibale. Il gruppo parte quindi per la missione, anche se tutt’altro che entusiasta, e assistiamo al primo di una serie di spassosi capovolgimenti; in realtà la principessa Mirella è un peperino ribelle ed è andata di sua sponte dall’Orco del castello di Montorto per essere trasformata in un uccello e volare libera in cielo. Dal canto suo l’Orco, famoso per le sue nefandezze e crudeltà, è sull’orlo di una crisi di nervi e vuole lasciarsi morire di fame invece di sbarazzarsi della fanciulla. In un susseguirsi di avventure esilaranti (tra battaglie, dure prove e fantasmi), gli amici riusciranno a ritrovare la “casa” che avevano perduto, ma per sapere dove vi lascio alla lettura.
Valentina Allodi

domenica 3 luglio 2011

AD# Buone Vacanze

Gli approfondimenti domenicali di Zazienews si fermano per il periodo estivo, riprenderanno a fine agosto!
La redazione

venerdì 1 luglio 2011

Pilipo

Ho finalmente tra le mani un libricino della Eli, una riduzione di The Secret Garden in lingua originale con tanto di apparato didattico e cd. L'ho acquistato perché è arricchito dalle tavole di Philip Giordano, illustratore nato in un paesino della Liguria da mamma filippina e padre svizzero. I pochi colori, scelti con cura riempono le forme stilizzate in bianco e nero e i richiami geometrici, accompagnando una Mary Lennox dai capelli “di pera” nel suo viaggio dall’India all’Inghilterra. Formato all’Accademia di Brera e allo IED e specializzato in tecniche di animazione, Giordano è stato selezionato nel 2004 alla Bologna Children’s Bookfair. Il suo lavoro come illustratore nell’editoria per il giovane pubblico è iniziato con The Catnapping Cat per l’editore inglese Hodder e con l’italiana Zoolibri per cui ha illustrato tre albi, Mamma chi sono io?, L’isola del piccolo mostro nero nero e Chissadove. Abbiamo chiesto a Corrado Rabitti di Zoolibri di raccontarci come è nata la collaborazione con Philip Giordano:
"Bologna 2004: si è presentato al nostro stand abbastanza impaurito. Mi hanno detto di farvi vedere queste cose, dice, e letteralmente "invade" il tavolo con il portfolio. Le sue rane, con le quali era stato selezionato alla Mostra Illustratori, erano impressionanti. M'è piaciuta quella sua aria un po' sconvolta, ma soprattutto come si è presentato: ha raccontato subito delle sue origini, quasi per "giustificare" questa sua ossessione per la natura, per gli animali, per i dettagli. Un mese, forse meno, e ci siamo risentiti. Una editrice inglese gli aveva proposto una cosa e ho cercato di capire di che si trattava; convinto che c'entrasse poco con le nostre idee, ci siamo accordati con Philip per provare qualcosa insieme.











Qualche mese e subito al lavoro sul primo libro assieme, "Mamma chi sono io?". Altri due libri, sempre in evoluzione, ognuno di essi un Philip diverso: la conferma di essere di fronte a un vero talento, sempre in crescita, uno che non copia gli altri e nemmeno sè stesso. Da lì in poi un sentiero di lavoro e amicizia importante: Philip è una persona preziosa. Adesso sta a Tokyo e mi manca davvero la possibilità di andare ogni tanto a Torino a trovarlo per chiacchierare di questo e di quello." Dalla redazione Zoolibri ci hanno inviato alcune pagine in anteprima del nuovo lavoro di Philip, non sono ancora definitive, ma possiamo anticipare che questa volta Philip ci racconterà di una lumaca…molto frettolosa.
I libri illustrati da Giordano sono tradotti in Corea, Sud America, Gran Bretagna, Cina, Spagna e Slovenia e le sue illustrazioni ospitate in gallerie e musei internazionali, dal Giappone a Israele, dal Portogallo all’Iran, dalla Spagna a Taiwan. Giordano pur così giovane, ha avuto diversi riconoscimenti e nel 2010 ha vinto la prima edizione del Premio Internazionale d'Illustrazione Fiera del Libro per Ragazzi - Fundación SM con queste motivazioni: “Si tratta di un autore che sa oscillare sapientemente tra un colto passato, da cui ricava la grazia alchemica di delicatissime allusioni pittoriche, e un raffinato presente che gli suggerisce citazioni tratte da altissimi momenti dell’arte moderna. Sono riconoscibili in Giordano gli esiti derivati da certe secrete presenze di quello che fu definito l’Antirinascimento italiano, ma essi però si congiungono con le derive di trenta anni di recente illustrazione, dove appare un nuovo Fantastico, pieno di materia pittorica che oscilla dal Surrealismo alla Pop Art, che cerca ornamenti elegantissimi, che fa propria la storia di una grafica intensa e provocatoria ben inserita nelle ricerche più valide e più nuove.“ Il premio, consiste in 30 mila dollari e la commissione di un’opera per SM: La Princesa Noche Resplandeciente è l’opera illustrata da Philip Giordano; basata su una leggenda giapponese, racconta la storia dell’amore impossibile tra la Principessa Notte Risplendente e l’Imperatore del Giappone e di come da questo amore è nato il monte Fuji.















E proprio nella terra del monte Fuji, più precisamente a Tokyo, si è trasferito questo illustratore, da sempre affascinato dall’universo orientale. In Giappone, Philip lavora anche come illustratore di copertine di libri per adulti e bambini e crea piccole animazioni con tecniche tradizionali e stop-motion. Domani si inaugura la mostra degli illustratori della Bologna Children’s Book Fair all’Itabashi Art Museum di Tokyo. E’ la prima tappa del viaggio giapponese che questa mostra ha iniziato nel 1978 con la presentazione all’Otani Memorial Art Museum di Nishinomiya e che è stato esteso dal 1989 all’Itabashi (coordinatore del percorso) e poi al Museo Municipale di Yokkaichi, al Museo d’Arte Ishikawa Nanao e al Museo Nagashima.
Philip Giordano sarà presente al Musedo d'Arte di Itabashi, per cui ha realizzato anche alcune icons, con una conferenza ed un workshop.

Consigliamo di visitare il suo blog e la sua pagina di Flickr per farsi un’idea dei suoi lavori (qui un bellissimo video sulla realizzazione di una delle tavole dell’albo SM), e per scoprire le ultime novità, come l’elegante copertina realizzata per un’edizione giapponese del romanzo Io sono un gatto di Natsume Soseki.
Lo trovate sotto il nickname Pilipo; buffo, potrebbe essere il nome di una delle strane creature che popolano il suo universo immaginario.
Elena Rambaldi