Si, lo ammetto. Non ho mai letto un romanzo di Jaqueline Wilson. Ma quando ho scorto la copertina di Mamma Acrobata Cercasi non ho potuto resistere alla Londra vittoriana del 1876, ad un’orfana dai capelli rossi. La Wilson ci racconta una storia avvincente e ben scritta narrata attraverso la voce di una bambina, sincera e sfrontata, un’eroina molto “vera” come nella migliore tradizione delle storie di bambine. Hetty Feather, così si chiama la protagonista e così si intitola il romanzo nella versione originale, ha dei ricordi molto nitidi della sua primissima infanzia. Il romanzo inizia con una descrizione delle sensazioni di lei, neonata, abbandonata dalla madre nelle mani e nei ruvidi panni dell’Ospizio dei Trovatelli di Londra. Ad Hetty spetta la sorte di tutti i trovatelli dell’Ospizio: essere data in affido fino ai 5 anni, ritornare all’orfanotrofio fino ai 15 anni per poi essere introdotta nella società a servizio di una famiglia. (se fosse stata un maschio avrebbe fatto parte dell’esercito). Nel raccontare questa storia, Jaquelin Wilson si è documentata al Foundling Museum di Londra, dedicato al Foundling Hospital che dal 1739 ha ospitato bambini e bambine le cui madri non potevano prendersene cura perché povere o per ragioni di esclusione sociale. Il Foundling Hospital fondato dal filantropo Thomas Coram, e supportato da William Hogarth e dal compositore George Frederic Handel, si proponeva di dare una casa e un’istruzione di base ai trovatelli. Purtroppo i metodi educativi erano rigidi e non c'era attenzione alla sensibilità e ai sentimenti dei bambini: una società che non comprendeva l’impatto emotivo che poteva avere per un bambino di 5 anni la separazione da una madre, che seppure affidataria, era l’unica madre conosciuta. Per proteggere l’anonimato delle madri, ai bambini veniva cambiato il nome, e la piccola Hetty è sicura che la sua vera mamma l’avrebbe sicuramente chiamata con un nome più romantico come Rosamund oppure Fiordaliso. Affidata ad una famiglia in campagna, cresce felice con fratelli e sorelle più grandi e una mamma che la nutre, la ama e le propone mestolate sulla testa quando è cattiva.
Ma Hetty non è cattiva, è solo una bambina sveglia e intelligente con il cipiglio e la parlantina di Anna di Green Gables, la fantasia e il coraggio di Pippi e l’allergia alle ingiustizie di Prisca. E poi c’è Jem, il fratello un po’ più grande, spirito affine e protettore che la porta di nascosto al Circo di Tanglefield dove Hetty vive un’avventura straordinaria cavalcando con Madame Adeline, un’acrobata dai capelli rossi come i suoi, che, Hetty ne è sicura, è la sua vera mamma. Dopo cinque anni con la famiglia affidataria, Hetty deve tristemente ritornare all’Ospizio, dove i suoi abiti e la sua unica bambola vengono gettati, perché le trovatelle non hanno trattamenti di favore e sono tutte uguali: abiti ruvidi, niente biancheria intima, orari severi e disciplina. All’istituto ci sono direttrici cattive come Matron Faccia-di-Porcello Peters e figure femminili rassicuranti come Nurse Winnie, Ida la cameriera (che le mette sempre un’aggiunta di zucchero sul porridge e le passa di nascosto la Police Gazette piena di raccapriccianti avventure) e Polly, l’amica speciale.
Noiose routine, nessuno spazio per l’immaginazione e ingiustizie sono le costanti che Hetty cerca di superare attraverso l’amore per la lettura e per la scrittura: “ Ora che, più o meno, sapevo scrivere, ho cercato disperatemente di fissare sulla carta i miei lavorii d’immaginazione, per poter conservare le mie storie. Era molto difficile riuscire a trovare della carta (..) la principale fornitrice era Ida, che rubava in cucina per me dei sacchetti di carta o della carta oleata. (…) Non mi bastava scrivere storie mie, avevo anche bisogno di leggere storie nuove. Avevo la Bibbia, e trovavo eccitanti alcune delle sue storie (…). Miss Winterson mi ha prestato un libro di fiabe, e io le ho lette e rilette innumerevoli volte.”
Ma la vita nell’istituto è poi così tremenda? Come vivono gli orfani e i bambini poveri nelle strade della Londra vittoriana? Scopritelo nel finale a sorpresa del romanzo, che ci illumina anche sul significato di Sapphire Battersea, il secondo volume di questa ennesima trilogia, in uscita a settembre nel Regno Unito. Speriamo che Salani non ci faccia aspettare troppo per la traduzione italiana. Nel frattempo, visitate a Londra, oppure anche virtualmente sul sito, la mostra Foundling Voices con le testimonianze di 74 persone cresciute Foundling Hospital nella prima parte del ventesimo secolo.
Elena Rambaldi
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