venerdì 30 settembre 2011

La verità, insegna la favola, è apprezzata anche dai peggiori nemici

Pier Achille Cuniberti, Pirro, classe 1923, si avvicina giovanissimo al disegno. A soli dieci anni vince gli "Argonali" Nazionali per il disegno promossi dall’Opera Nazionale Balilla. Poi ci sarà la frequentazione della Regia Scuola per le Industrie Artistiche di Bologna e infine l'Accademia di Belle Arti, che lo vede allievo di Giorgio Morandi. Profondo estimatore dell'opera di Klee, interprete della linea fantastica dell'arte del secondo Novecento, Pirro ci regala una bellissima interpretazione delle favole di Esopo, nata per l'editore bolognese Cappelli nel 1952, e ridata oggi alle stampe dalla casa editrice Principi & Principi con il titolo Le favole del lupo e della volpe.
Nel volume, a cura di Tiziana Roversi, le fiabe, che vedono come protagonisti il lupo e la volpe, si accendono di colore. Immagini ricercate, ironiche, giocose, frutto di raffinate ricerche cromatiche. Un lavoro colto, ma rivolto al grande pubblico, che diventò strenna natalizia negli anni '50.
L'albo illustrato, ora sugli scaffali, ci riporta alcuni elementi dell'opera del grande favolista greco, ci invita a leggere con attenzione gli apparentemente ingenui apologhi di animali, dotati di morale finale, ci offre un percorso sulla carta fatto di figure uniche, alle quali dedicare il giusto tempo di visione.



"Nemmeno chi sembra far regole secondo giustizia, le rispetta, ahimé. Questo ci insegna la favola"
Silvana Sola

giovedì 29 settembre 2011

Thierry Jonquet per Almodovar e per i ragazzi

Lo scrittore francese Thierry Jonquet è morto il 9 agosto 2009, all'età di 55 anni. Dal suo romanzo Tarantola il regista spagnolo Pedro Almodovar ha tratto ispirazione per il suo ultimo film La pelle che abito. Leggo Tarantola, ristampato da Einaudi in occasione del film, in ricordo del "mio" Jonquet di quasi vent'anni fa. Tarantola non mi appassiona, ricordavo una scrittura più viva, meno letteraria. Mi era piaciuto moltissimo L'orco del metrò, un romanzo ambientato nel metrò parigino che aveva per protagonista Claudius, un prof di latino diventato barbone. Avevo utilizzato per gli incontri con i ragazzi nelle biblioteche anche Paolo Solo, che vedeva un ragazzino brasiliano nelle mani dei trafficanti di droga.
Cercando nella rete si trovano giudizi di giovani lettori datati metà degli anni Novanta, italiani e francesi, giudizi molto favorevoli che sottolineano l'apprezzamento per lo stile e per le storie dello scrittore francese che a giudizio dei critici (per adulti) ha lasciato un segno nella letteratura contemporanea. I critici “in erba”, come si è soliti definire i giovani lettori che esprimono per iscritto i loro giudizi, sono semplici e chiari: c'è chi riesce a dire che l'autore scrive in modo moderno senza dilungarsi troppo, ma è capace di soffermarsi su aneddoti e di fare anche un po' ridere. Potranno sembrare giudizi troppo semplici per i fini palati dei critici, noi pedagogisti li prendiamo per buoni e ci interroghiamo, indaghiamo. Cosa vuole raccontare ai ragazzi un francese che si firma Martin Eden? Che disegno lo muove a raccontare i ragazzi di una metropoli, quelli che vogliono attraversare l'Atlantico e quelli che abitano in una zona detta “striscia”? La biografia di Jonquet sarebbe molto utile per delineare un identikit dello scrittore popolare di fine Novecento. Aveva anche una bella faccia, bella come era bella quella di Jack London. Thierry ha visto da vicino le vite di molti uomini, quelle dei vecchi delle geriatrie, quelle dei bambini, quelle delle strade.
E' questa vita che pulsa, che sembra vera, come dice un ragazzino francese nella sua recensione, a prendere il lettore. Cosa aspetta Mondadori a ristamparlo tutto?
Grazia Gotti

mercoledì 28 settembre 2011

A scuola non ci vado

La scuola è iniziata da poco. Davanti alle porte di tanti edifici scolastici c'è ancora chi trattiene a forza i genitori e chi non riesce a trattenere le lacrime. La "prima elementare" (mi piace questa formula ormai arcaica) è un difficile momento di passaggio. E' l'ncontro con i saperi, con nuove forme di socialità, ma anche con regole e doveri, con un tempo scandito da suoni di campanelle.
Zoe e Tony Ross ci raccontano di una bambina che non vuole saperne di andare a scuola. La descrivono nelle parole e nelle figure mentre si nasconde sotto il tavolo, nella cuccia del cane.
Ribatte alle rassicuranti parole della madre con tutte le sue paure: le maestre sono mostri, il cibo della mensa è veleno, i coetanei non la interessano... Ma l'istruzione è un obbligo e la piccola bambina dai capelli biondorosso entra, spinta a forza, dentro la scuola.
Ne esce sorridente e alle domande della mamma racconta della meravigliosa amica che ha incontrato, la descrive minuziosamente, racconta le gesta straordinarie di Nicky, afferma che da oggi saranno inseparabili.
Il libro, uscito come picture book in Gran Bretagna nel 1997 e nello stesso anno in Italia, nella collana "I pirati", con il titolo Viva la scuola!, è ora un tascabile per i tipi di Piemme.
Un piccolo volume adatto ad essere contenuto nelle tasche di piccoli nuovi futuri lettori.
Silvana Sola

martedì 27 settembre 2011

Fiera di Goteborg














Ho visitato per la prima volta la fiera di Goteborg che si è tenuta la scorsa settimana. Nonostante il meteo preannunciasse pioggia sono partita con i sandali, i pantaloni di lino e senza ombrello. La pioggia scroscia per dieci minuti, poi torna il sole e appare l'arcobaleno, anzi gli arcobaleni. Non avevo mai ammirato due arcobaleni contemporaneamente (le foto non rendono l'effetto magico che è apparso alla mia vista).
L'albergo, lungo il fiume e raggiungibile con battello, è stato ricavato da un cantiere navale. Tutta l'area intorno è stata recuperata con interventi architettonici e paesaggistici di grande qualità. La sede della fiera si trova nel centro della città, a due passi dai musei, dai teatri, dalla grande biblioteca. Anche la comunicazione è di alto livello: chiara, semplice, leggibile da ogni parte. Gli interni del palazzo della fiera sono progettati con intelligenza e gusto. Lo spirito di Alvar Aalto ci accompagna in sale per conferenze, corridoi, bagni. Il programma è denso e molto interessante: focus sulla lingua tedesca e quindi autori e libri dalla Germania, dall'Austria e dalla Svizzera.







E' una fiera di professionali e di pubblico, la più importante dell'area nordica. Fra gli stand riconosco il direttore di Francoforte e la nostra Roberta Chinni della Bologna Children's Book Fair (più previdente di me, con gli stivali). Roberta è raggiante, hanno appena comunicato alla stampa che la Svezia sarà il paese ospite della fiera di Bologna 2013. Zazie news, accreditato come stampa, ha a disposizione computer, telefono, tavolo con caffè, dolci, leccornie, e intorno persone davvero molto gentili (tutte donne). Parlano un ottimo inglese, sia i giovani che le signore della mia età.













La tv dà conto di questa fiera con bei servizi documentati, ad esempio la conferenza di Mario Vargas Lliosa viene trasmessa per intero, in inglese con sottotitoli. La tv sottotitolata (film, interviste, inchieste ) è forse la prima ragione per un così alto livello di lingua inglese fra la popolazione. Fra gli autori visti in giro oltre a Vargas Lliosa, la Muller, Franzen e tanti autori giovani, disegnatori, illustratori.
Molti tablet fra gli stand dei libri per ragazzi. Di questi parleremo più avanti. Ho imaparato qualche parola di svedese, la più facile è Tack che significa grazie, ma per essere più educati si ripete e diventa così un buffo suono, Tack-Tack.
Ultima notizia dalla Svezia, il premio Alma compie dieci anni e si preannuncia una bella festa...
Grazia Gotti

lunedì 26 settembre 2011

Un cielo bambino

Alessandro Riccioni possiede molti martelli e li usa, diversamente dai gemelli Marco e Mirko (protagonisti di un racconto di Gianni Rodari), per accompagnare l'investitura dei nuovi frequentatori della biblioteca di Porretta Terme. Sono martelli morbidi, colorati e il gesto di conferimento del ruolo di membro della comunità di lettori è avvolgente, speciale, come speciale è Alessandro Riccioni. E' da poco sugli scaffali il bel libro che porta la sua firma, Cielo bambino, in catalogo per Topipittori.
Un libro di poesie, perché Alessandro Riccioni è poeta, fine, sensibile, profondo. Le sue parole si muovono magiche sulla pagina e incontrano le figure di Alicia Baladan. Figure fatte per regalare emozioni, ora squisitamente infantili, ora piene di citazioni che ci riportano al cinema di Méliès, ai viaggi straordinari di Verne, al Saturnino Farandola di Robidà, ad un meraviglioso lunapark dove l'immaginazione è di casa.
Sono poesie dedicate al cielo quelle di Alessandro Riccioni, all'alba, alla notte, alla luna, alle stelle.
E ora un piccolo assaggio poetico:
Cielo sii buono,
tranquillo e sereno,
lascia che il tuo tuono
si perda lontano.
Silvana Sola

venerdì 23 settembre 2011

Storie di condominio

Ho trascorso tre giorni all’interno del Monastero di Santa Giulia, sede dell’ISIA di Urbino, dall’alba al tramonto, a selezionare gli studenti del primo anno del triennio in Progettazione Grafica e Comunicazione Visiva. Un testo, tra quelli suggeriti per la discussione, era La vita, istruzioni per l’uso di Georges Perec. I ragazzi che si alternavano davanti alla commissione dichiaravano, nei confronti del libro, amore e curiosità o un profondo fastidio. Io avevo scoperto il libro attraverso il Professor Faeti, in tempi lontani: mi aveva affascinato la maglia stretta, quasi asfittica, che tiene insieme il condominio. Trovai interessante il diverso uso dei caratteri tipografici, le formule. La mia edizione aveva un’efficace copertina di John Alcorn, il grafico che, nel 1987, ha creato l’immagine della collana “Gl’Istrici” di Salani, una copertina che faceva capire la ricchezza di informazioni che stavano all’interno. La casa parigina di Simon-Crubellier è il microcosmo in cui si muovono i novantacinque tasselli di questo puzzle urbano.
Libro perfetto per raccontare la casa, gli edifici, la città, testo in cui scale, corridoi, porte, anfratti, ascensori celano un’umanità che si svela pagina dopo pagina. Un libro di uno dei più importanti scrittori francesi del ‘900, che si apre con una dedica al grande Raymond Queneau.
Il romanzo è stato il pretesto per andare alla ricerca di libri per ragazzi che raccontassero, attraverso l’illustrazione, l’arte, la fotografia, luoghi e modi dello spazio urbano, architetture e sentimenti, spazi del privato e universi collettivi. Raccontano la città Evelin Hasler scrittrice svizzera, e Štěpán Zavřel artista ceco prematuramente scomparso, in La città dei fiori, premio “Critici in erba” alla Bologna Children’s Book Fair nel 1988, ridato alle stampa dalla casa editrice Bohem Press. Un libro sull’importanza del sogno, dove gli edifici cambiano colore e forma a seconda dell’umore della comunità. E’ dedicato alla casa, agli edifici, alle grandi architetture, il bellissimo libro della raffinata casa editrice svedese Natur och Kultur, Se huset, un libro che fa incontrare le grandi meraviglie dell’architettura con le pitture del cinquecento e del seicento, il disegno con la fotografia dei grandi edifici.
Ci sono i paesaggi, le solitudini dei luoghi d’incontro, le luci e le ombre delle costruzioni e degli umani che le vivono, nel libro, dedicato all’opera e alla vita di Edward Hopper, Edward Hopper. Painter of light and shadow, in catalogo per Abrams, nella sezione dedicata ai ragazzi.
















C’è una Berlino inconsueta nel libro guida dedicato alla città tedesca, firmato da Orith Kolodny e Francesca Bazzurro. Il titolo è Berlin dato alle stampe da La joie de lire.
La bibliografia è molto più ricca e articolata, ed è occasione di incontro il 24 settembre, alle 10, all’Accademia Drosselmeier.
Silvana Sola

giovedì 22 settembre 2011

Picasso nel cassetto e pittori in giro per il mondo

Dalla biografia di Octavia Monaco si legge che è nata in un paese della Francia settentrionale, da una madre galega e da un padre salentino. Arriva in Italia da bambina. La sua formazione, in parte da autodidatta, passa dall’arte orafa alla pittura. Un segno personale, frutto di un importante percorso di ricerca, la colloca tra gli illustratori più interessanti del panorama editoriale dell’oggi. Molti i riconoscimenti per i suoi albi dedicati a bambini e ragazzi.
Davvero speciale è il lavoro sul visivo dedicato all’arte illustrata. Klimt e la Secessione viennese si svelano nelle pagine ricche d’oro e di tessuti preziosi dell’albo Vi presento Klimt in catalogo per Arka, il colore dei tropici accompagna Paul Gauguin partito alla ricerca di un cielo senza nuvole, l’amore per una Natura maestra è il filo conduttore di una storia che ha come protagonista Van Gogh.
Dialogano con le opere d’arte le immagini che Octavia Monaco ha realizzato per il libro Guido Reni. Un'intervista impossibile, Bononia University Press, dedicato al grande pittore bolognese Guido Reni. E poi c’è un Picasso nel cassetto, un accurato lavoro di ricerca, che racconta la vita di Pablo Picasso, che non ha potuto vedere luce editoriale.
Alcune tavole originali dei libri di Octavia Monaco, dedicate ai pittori, saranno esposte alla Libreria per Ragazzi Giannino Stoppani in occasione di Artelibro, dal 24 settembre al 23 ottobre.
Inaugurazione della mostra Picasso nel cassetto e pittori in giro per il mondo. Nell'arte con Octavia Monaco, venerdì 23 settembre, ore 19,30, alla presenza dell’illustratrice.
Silvana Sola

mercoledì 21 settembre 2011

Viaggio nella scuola italiana

Ho conosciuto Vinicio alle lezioni del Prof. Antonio Faeti. Non sapevo che nel 1986 avesse insegnato a Baricella, un paese in provincia di Bologna. Eravamo, entrambi, frequentatori dell'Università anche se avevamo superato da tempo gli esami e archiviato la tesi di laurea, ed eravamo già inseriti nel mondo del lavoro. Cosa ci spingeva a seguire le lezioni di Faeti? Oso il termine “passione”, una passione pedagogica che ha preso forma sui libri e nelle aule per lo più sgangherate della scuola italiana. Ma dentro le aule c'erano i bambini a stemperare con la loro presenza la bruttezza del “paesaggio”. Il libro di Vinicio fa sentire con forza il bisogno di bellezza, di giustizia, di cultura. Lo fa ad ogni passo, citando autori, testi, racconti filmici, persone che ha incontrato che gli hanno raccontato ancora storie. A mio parere il filo rosso del libro è questo, anche se lo scopo principale è quello di far conoscer da più vicino il Paese di domani, fatto di italiani che hanno radici lontane. Le tappe di questo viaggio in Italia si leggono con gran piacere perchè la guida è informata sui fatti, porta i numeri, ma non tralascia la sua personale sottolineatura. E' un tratto lieve ed ironico quello di Vinicio, un tratto che sa portare a fondo un'analisi, una critica, senza sbraitare; lo fa con toni sommessi, mantenendosi sempre nell'understatemen, e perciò fa anche ridere. Alla metà degli anni Novanta Vinicio è andato al Ministero ad occuparsi di integrazione. In quel periodo io incontrai il primo bambino pakistano in una classe prima. Era bravissimo a disegnare, molto educato, dolcissimo. Lo aiutavo per la lingua, ma appena diventammo amici mi chiese di aiutarlo in ciò che più desiderava: imparare al più presto l'inglese per andare in America a fare il dottore. E così decidemmo, mantenendo il segreto, di dividere l'ora a metà, prima inglese, poi italiano. Sono molto contenta per la buona recensione che il libro ha meritato sulla Stampa di Torino sabato scorso, è importante leggere di un Paese che resiste anche per la presenza di insegnanti che non tolgono il disturbo.
Grazia Gotti

martedì 20 settembre 2011

Oggi prendo l’autobus

Ben è sull’autobus assieme al nonno, destinazione Detroit. E a Detroit la meta è l’Henry Ford Museum. Ben si stupisce, non conosceva la passione del nonno per le automobili. Ma non sono le automobili ad interessare il nonno, bensì un vecchio autobus accanto al quale c’è il ritratto di una donna. E davanti a quel ritratto inizia il racconto.
Una storia di divieti, di ingiustizie, di morte: la storia dei neri d’America. Le parole del nonno diventano figure e sfilano davanti agli occhi di Ben: bastoni insanguinati, cappucci bianchi a nascondere l’identità, posti sull’autobus negati. Ora è l’autobus ad essere al centro perché quel giorno, il primo dicembre del 1955, il nonno era sull’autobus in cui era seduta Rosa Parks, una donna nera che ebbe il coraggio di dire No all’ingiustizia, che non volle lasciare il suo posto sull’autobus, si fece arrestare, e diventò un simbolo della lotta contro la segregazione razziale.
Il testo è di Fabrizio Silei che dichiara il suo amore per la storia, per l’impegno civile, le illustrazioni sono di Maurizio A. C. Quarello, il libro, dal titolo L’autobus di Rosa, è in catalogo per Orecchio Acerbo.
Un libro bello e commovente, le figure che alternano grigi cupi e materici, al colore dell’America raccontata da Hopper, fanno parte della perfetta imbastitura che l’albo illustrato pretende, le parole dell’autore sono un monito e una speranza.
Come Ben abbiamo un nodo alla gola, ma sappiamo di poter mangiare il gelato seduti dove vogliamo.
Silvana Sola

lunedì 19 settembre 2011

Stuck

Divertente, surreale, coloratissimo. Il picture book perfetto, che ogni bambino adorerà.
Giocato sulla ripetizione Stuck, Harper Collins 2011, è un albo delizioso, magistralmente illustrato da Oliver Jeffers. Tutto inizia quando l’acquilone di Floyd rimane bloccato su un albero. Per cercare di sbloccarlo, Floyd lancia sull’albero la sua scarpa preferita che indovinate un po’… rimane bloccata. Qui inizia un’escalation esilarante in cui il povero Floyd lancia gli oggetti più strampalati per cercare di recuperare il suo aquilone: il gatto Mitch, un’anatra, una porta, la macchina di famiglia, un orango arancione, una nave e persino una balena che si trovava lì, nel posto sbagliato al momento sbagliato…
Dopo aver lanciato il lattaio e successivamente il camion dei pompieri (con tutti i pompieri, uno per uno), Floyd comincia a preoccuparsi seriamente: “Firemen would definitely be noticed missing and Floyd knew he’d be in big trouble! Curiosamente “to be stick”(presente di stuck) in inglese significa anche essere nei guai. Un albo da leggere e rileggere, godendone la leggerezza, l’umorismo e la gioia spensierata del lieto fine.
Per chi possidede l’Ipad, ricordiamo l’applicazione The Heart and the Bottle, tratta dal picture book di Jeffers inserito nella rosa dei candidati della Kate Greenaway Medal. Su Youtube la preview che vi farà venire voglia di acquistare questa nuova tecnologia.
Elena Rambaldi

venerdì 16 settembre 2011

Diritti per un paese bambino













Quattro scrittori, quattro costruttori di universi di parole si interrogano su cos’è per loro il diritto bambino. Attestano un’infanzia dentro alla società civile, un’infanzia protagonista. E i loro pensieri, i loro desideri, il loro immaginare un mondo più attento ai bisogni dei bambini è parte integrante dei loro scritti, scritti che hanno, come fruitori primi, proprio i bambini stessi.
Parla dell’importanza dei piccoli gesti Bruno Tognolini, afferma il diritto ad esprimere la propria rabbia, si interroga sui sentimenti, sull’importanza della parola, sulla memoria e sul confronto con il mondo degli adulti Janna Carioli, gioca con la carta costituzionale Anna Sarfatti, mette in pagina gli articoli, li rende parte della vita quotidiana, non come macigni prescrittivi, ma come buone regole, sottolinea l’importanza della libertà Roberto Piumini, sostiene il diritto alla parola come fondamento di una società civile.
E alle parole, alla loro voce, ai libri che hanno scritto, è dedicato l’incontro di sabato prossimo, presso la Libreria per ragazzi Giannino Stoppani, un incontro che mette diritti, bambini, ragazzi, libri e scrittori al centro.
Silvana Sola
Illustrazione di Arianna Vairo

giovedì 15 settembre 2011

Back to School

Da fine agosto ad oggi abbiamo letto diversi interventi di firme autorevoli sulle della stampa nazionale. I ragionamenti, le parole e i toni che più ho apprezzato sono quelli di Marco Lodoli, Mariapia Veladiano e Marc Fumaroli. Innanzi tutto non sono voci solo lamentose, oltre ad indicare i punti dolenti suggeriscono dei rimedi. Lodoli dice che bisogna tornare al pensiero, alla ratio contro l'emozione e dunque leggere, imparare la matematica, la filosofia, la musica e riconosce grande funzione conoscitiva alla letteratura. Marc Fumaroli, che leggo sempre, anche con fatica ma con grande soddisfazione ( bello e utile il libro sull’arte contemporanea non ancora tradotto), ci esorta a ritornare a Vittorino da Feltre, alle Accademie e alla storia dell'Arte. Mariapia Veladiano, di cui ho molto apprezzato La vita accanto, romanzo nel quale la figura della maestra Albertina, pur se non protagonista, rimane ben piantata nella memoria per saggezza e garbo, invita ad un maggiore collaborazione e ad una condivisione di responsabilità e di impegno degli adulti, professori e genitori.
Mentre rubricavo questi articoli leggevo la versione di Luisa Mattia di Papà Gambalunga per la nuova collana dedicata ai classici in casa Giunti. Assaporando con grande piacere la lingua e il ritmo di Luisa, anche lei insegnante, annotavo a margine la Webster, autrice un po’ dimenticata, nei passaggi sull’educazione e l’istruzione. Il romanzo è del 1912, ed è tanto fresco e ancora tanto utile per questi tempi moderni, da meritare una celebrazione speciale.
Grazia Gotti

mercoledì 14 settembre 2011

Poesie


















C’era un bambino profumato di latte, un libro illustrato di grande formato + CD, appena pubblicato da Mondadori, presenta poesie di Roberto Piumini edite e inedite. Sono tutte molto belle, ma una in particolare mette in moto il ricordo e fa sgorgare una potente emozione: mi viene un po’ da piangere, come capita ai vecchi, per un’incontrollabile carica emotiva. Si tratta di L’orso e le more, una poesia-canzone che ho mandato a memoria ai tempi del mio insegnamento alla scuola elementare.
La trascrivo per chi non la conosce.

C’era un orso nato da poco
che, non volendosi annoiare,
desiderava fare un bel gioco,
ma non sapeva che gioco fare.

Provò a giocare con l’acqua del fiume,
ma gli veniva la noia bagnata.
Provò a soffiare in aria le piume,
ma gli veniva la noia piumata.
Una mattina, gli disse il gufo:
- Lo sai che esiste una mora amara?
Io l’ho cercata, però sono stufo...
Non l’ho trovata perchè è molto rara! -

Allora l’orso si mise a cercare,
e per sapere, l’amara, qual era,
tutte le more provò ad assaggiare,
dalla mattina fino alla sera.

Ancora adesso che è un orso vecchio,
La mora amara non l’ha trovata:
Però assaggiare gli piace parecchio,
e la noia non gli è più tornata.

Vi piace?
Grazia Gotti

martedì 13 settembre 2011

Far ballare gli orsi


Per Flaubert il linguaggio è il tamburo sul quale battiamo per far ballare gli orsi, mentre miriamo a far muovere le stelle. Qui, la danza degli orsi non ha nulla di metaforico. Un vero orso viene catturato dagli uomini con il berretto rosso per essere esibito nelle fiere. Riceverà cibo quando avrà imparato a stare dritto su due zampe e sarà poi incitato a ballare, a ballare, fino allo sfinimento. Fresco di stampa, pubblicato da Margherita Edizioni, nato in casa Creative Editions, l’album illustrato da Monique Felix è un’ode alla libertà. Della illustratrice svizzera abbiamo molto amato, e con noi generazioni di lettori nel mondo, la serie del topo chiuso in un libro. Anche il topo, come l’ orso, doveva forzare la gabbia che lo conteneva, con i suoi dentini da roditore attaccava la pagina e si costruiva l’aereo su cui volare verso il cielo.

Sempre illustrati da Monique Felix, sullo scaffale dei libri americani della libreria Giannino Stoppani ho trovato due albi: The Enchanted Sled, scritto da Jan Walh, già autrice di Danza, orso e lo struggente The Velveteen Rabbit, classico della letteratura americana, scritto da Margery Williams Bianco nel 1922. La storia del coniglietto di velluto è stata rivisitata da tantissimi illustratori. ed è molto richiesta dagli americani in città o di passaggio. Immaginate il loro piacere quando trovano il libro amato della loro infanzia!
Lo regalano agli amici, ai figli, ai figli degli amici... e ringraziano di cuore Giampaola che ordina questi bei libri. Ci sentiamo spesso dire che la libreria è bella. Penso che a farla bella siano i libri, i buoni libri di ieri, quelli rivisitati, quelli buoni di oggi. Forse siamo una libreria sui generis, nè vecchia nè nuova, aperta a molte tendenze, con un particolare accento cosmopolita. Non faccio più la libraia in senso stretto da molto tempo, ma mi sentirei pronta per ricominciare. Mi piacerebbe dare vita a una catena in diverse città del mondo denominata BCB, Best Children’s Books. Vorrei scegliere ogni libro da esporre. Questa è la materia dei miei sogni. Sweet dreams are made of this, who am I to disagree, everybody is looking for something...
Grazia Gotti

lunedì 12 settembre 2011

Dal Raccordo al pianeta Fulgor, passando per New York

24 agosto: la scatola con le copie del libro di Eraldo Affinati non viene recapitata alla libreria Giannino Stoppani. Viaggia, nel furgone del corriere, verso destinazioni improprie. Poi finalmente trova la strada dello scaffale. Aspettavo con curiosità questo libro: conosco il lavoro di Affinati, la sua scrittura, il suo impegno, l’insegnamento, la scuola Penny Wirton, gli scritti giornalistici e mi aspettavo, non so perché, un racconto realistico. Invece il racconto L’11 settembre di Eddy il Ribelle, il libro uscito per i tipi di Gallucci, mette insieme generi diversi. C’è la fantascienza di un mondo oltre le galassie, c’è l’avventura, c’è il romanzo di formazione, c’è il diario cronaca. Un modo assolutamente inconsueto per raccontare la strage delle Torri Gemelle. Due ragazzini, giunti dal pianeta Fulgor dove sono bandite la parola guerra e morte, vedono consumarsi la tragedia dell’11 settembre, sospesi sopra il cielo di New York. E l’evento che ha sconvolto il mondo determinerà anche il corso delle loro vite: Matuzalem si spenderà, come un vero eroe, per salvare i superstiti, Eddy farà i conti con incontri ordinari e straordinari, capaci di portare amore, amicizia, solidarietà, in un viaggio frenetico tra i diversi continenti. Nelle pagine descrizioni di ragazzi dal diverso colore della pelle, e poi scuole, case di accoglienza, città dei ragazzi, villaggi afgani e le macerie delle Twin Towers. “ Sul terrapieno pezzi di intonaco e frantumi di gesso venivano raccolti insieme a documenti, borsette, orologi e, nello sgomento generale, perfino arti umani…”
Silvana Sola

sabato 10 settembre 2011

Dieci anni fa























Per non dimenticare la storia delle Torri Gemelle l'editoria americana per bambini continua a
raccontare e a illustrare i fatti di quel nefasto giorno.
Vi invitiamo a visitare il blog Seven impossible things before breakfast e a scoprire il libro di Don Brown, America is under attack.
La redazione

venerdì 9 settembre 2011

Amici per sempre















Ho tra le mani un piccolo libretto prezioso, struggente ed emozionante. E’ la piccola magia dei libri che sembrano cercarci ed arrivare a noi nell’esatto istante in cui ne abbiamo bisogno. In copertina un orso dagli occhi tristi e un uccellino posato sulla sua spalla, lo sguardo rivolto verso un'altra direzione. Questo piccolo albo in edizione brossurata di Ècole des Loisirs, è la versione francese di uno dei lavori più recenti illustrati da Komako Sakai con testo di Kazumi Yumoto. L’ours et le chat sauvage racconta il dolore del distacco definitivo e la rielaborazione del lutto, con una storia semplice e priva di retorica. Il racconto inizia con la morte dell’ uccellino. L’amico orso, incapace di accettare questo evento doloroso, lo posa delicatamente in una piccola scatola immaginando che stia solo riposando; ricorda i momenti passati insieme e lo porta con sé ovunque. Gli altri animali dicono che non tornerà in vita, gli chiedono di dimenticarlo. L’orso, non riuscendo a condividere il proprio dolore, si rinchiude nella solitudine. Poi un giorno qualcosa dentro di lui cambia. Sente il profumo dell’erba che entra dalla finestra, guarda le nuvole bianche e gli sembra di vederle per la prima volta. Esce di casa e i colori sono vividi, l’erba di un verde profondo, l’acqua del fiume scintillante. L’incontro con il gatto selvatico, qualcuno che finalmente è capace di comprendere il suo dolore, qualcuno che, forse, lo ha già provato, lo aiuta nel superamento del lutto. Nel folto della foresta, dove la luce del sole trapela tra il fitto delle foglie, l’orso dice addio all’uccellino: “ Je ne pleurerai plus”, dit-il, “car nous sommes amis pour toujours, mon petit oiseau et moi.”. Il gatto selvatico viaggia solo, è un violinista, ma possiede anche un tamburello logoro, è stato forse usato dal suo migliore amico? L’orso, con la delicatezza di chi conosce il sentimento della perdita, non lo chiede, promette invece di esercitarsi e da quel giorno saranno insieme, un Duo in viaggio per il mondo. Questa edizione, di formato gradevole, permette con pochi euro di ammirare le magnifiche illustrazioni di Komako Sakai, il bianco e nero pastoso, con qualche particolare in rosa che sottolinea il tempo del ricordo e il ritorno alla vita. Il picture book è stato tradotto anche in tedesco da Moritz Verlag-Gmbh, in spagnolo da Corinbo e in inglese da Gecko press. È disponibile in francese, ma in edizione cartonata, sempre di Ècole des Loisirs.
Per gli appassionati dell’illustratrice, consigliamo anche l’edizione originale Kawade Shobo Shinsha del 2008, fatta con la cura e il gusto giapponese per le cose belle.
Elena Rambaldi

giovedì 8 settembre 2011

I libri per la vita

Piccole note biografiche: Jerry Spinelli aveva un nonno napoletano. Anche la moglie Eileen ha origini italiane. Il grande scrittore statunitense, autore di libri straordinari come Stargirl e Misha corre, dichiara un’infanzia da lettore di fumetti, ma lontano da racconti e romanzi. Approdato alla scrittura a sedici anni, con un testo poetico dedicato alla squadra di football della sua scuola, pubblicato su un quotidiano locale, Jerry Spinelli inizialmente fatica a trovare editori pronti a stampare il suo lavoro. Deve aspettare il 1982 per vedere pubblicato il suo primo romanzo. La tessera della biblioteca, uscito negli Stati Uniti nel 1997, in Italia in catalogo per i tipi di Mondadori, ora negli Oscar Junior, in una nuova e bella edizione, raccoglie quattro racconti che raccontano la storia di cinque adolescenti. Donnola e Mangusta aspirano a lasciare la scuola, a vivere fuori dalle regole: imbrattano muri, pianificano piccoli furti, sognano macchine di lusso. Poi un giorno una piccola tessera della biblioteca, trovata per caso, cambia per Mangusta il corso degli eventi. E nei libri trova un’altra vita, come Brenda in crisi di astinenza dai serial televisivi, come Sonseray, una vita al margine su una vecchia Cadillac Eldorado nera, o April Mendez che odia i funghi e dirotta un autobus.
Per loro la scoperta della biblioteca, del luogo dei libri, apre scenari nuovi e inaspettati.
“A pagina 15 lesse: Un giorno Brenda accese il televisore. Nient’altro. Neanche un punto. Il resto di pagina 15 era vuoto. Così pure la pagina seguente, e quella dopo ancora. Il libro aveva molte, molte pagine. Le sfogliò tutte e non trovò una parola, neanche un numero di pagina... solo una vuota distesa bianca. Infilò la tessera blu nella pagina dove s’interrompeva lo scritto e chiuse il libro. Si guardò intorno…”
Silvana Sola
Leggi l'intervista a Jerry Spinelli su Fuorilegge

mercoledì 7 settembre 2011

Sette vite

Joumana Haddad, nata nel 1970, conosce sette lingue e io non conosco nulla della sua opera, nonostante i suoi libri siano tradotti in molti paesi. Ora, grazie a Mondadori, la sua voce giunge fino a me, modesta divulgatrice di libri per bambini. Le sette vite di Luca, illustrato da Alessandro Ferraro, apre con la poesia di Tagore, prosegue con William Blake e chiude il prologo con la filosofia Maya. Eclettismo e apertura sul mondo sembra dirci la scrittrice libanese nella sua fiaba ecologica che ci porta, attraverso Luca, in diverse parti del pianeta, per aprirci gli occhi sui pericoli che incombono sulle piante, sugli animali, su noi tutti.
Il kapok, il maestoso albero che raggiunge altezze vertiginose, le foreste di bambù sulle montagne dello Scichuan, il Golfo del Messico, l'Harar, la piccola regione dell'Etiopia, il Sannin, la montagna libanese, l'ozonosfera, costituiscono le sei vite-metamorfosi che consentono a Luca di crescere e di diventare uomo, un uomo non come tutti gli altri, ma unico e capace di mettersi in consonanza di respiro con il creato.
“E le piante lo accarezzavano, gli animali lo proteggevano, e le montagne gli facevano ombra, al di là dell'egoismo, dell'avidità, dell'avarizia, dell'indifferenza, della violenza e dell'odio che sentiva continuamente intorno a lui. Luca voleva cambiare il mondo. Lo voleva cambiare aprendo il proprio respiro ai suoi battiti, ascoltando la musica dentro di lui.”
Grazia Gotti

martedì 6 settembre 2011

Nel profondo blu

Fresco di stampa, illustrato da Alessandro Sanna, mi fa compagnia sulla spiaggia di fronte all'Arcipelago, il bellissimo libro mondadoriano che racchiude tre racconti di Folco Quilici.
Il teatro d'azione, il mar Tirreno, è oggi di un blu intenso. Quante ne ha viste questo mare! I suoi fondali sono ricchi di tesori. Quilici, nella seconda storia, racconta un anneddoto a proposito di un polpo che si era approppriato della macchina fotografica che durante un'immersione, proprio qui, davanti all'isola del Giglio, era stata intercettata da un polipo, animale molto intelligente che cerca oggetti inusuali per arredare l'ingresso della sua tana al fine di attirare l'attenzione dei pesci. Tutti i ragazzi dovrebbero leggere Folco Quilici; imparerebbero ad amare il mare, a sentirlo vivo e pulsante, a rispettarlo, a convivere con gli animali marini, a pescare nel modo corretto, a preservare l'ambiente. Bisogna leggere, studiare, conoscere, usare le tecnologie avanzate, ma anche dotarsi di coraggio e di aperto confronto con la natura, come il quindicenne Tore, pescatore di Stromboli, capace di salvare Macchia Bianca, un capodoglio adulto rimasto imbrigliato nelle reti dei pescatori del pescespada. Il racconto del salvataggio nel Tirreno di questo capodoglio è esaltante, degno dei più esaltanti racconti di avventura, ed è vero, come veri sono gli elicotteri che sorvolando questo azzurro immenso, lo controllano. Veri sono i biologi marini, le ragazze e i ragazzi che studiano e si adoperano con passione per la tutela dei mari del mondo. Ecco, leggere Quilici da piccoli può davvero aiutare molti bambini a volgere lo sguardo verso il profondo blu per scoprire infinite possibilità e occasioni di conoscenza, capaci anche di aprire nuovi orizzonti esistenziali.
“Entrambi i ragazzi, indossate maschera e pinne, entravano in acqua e nuotavano per ore nel mare cristallino lungo quel tratto di costa. Seguivano le nuvole gialle delle salpe, avvicinavano famiglie argentee di saraghi. Altre volte intravedevano solitari e altezzosi dentici.” Da queste esplorazioni, Paolo e Daniela, i protagonisti del racconto sui polpi giganti, hanno ricavato molto per la loro esistenza: Paola è biologa marina e Paolo fotografo marino, entrambi girano il mondo e sono riusciti a coniugare passione e lavoro, una condizione di vita prossima alla felicità.
Grazia Gotti

lunedì 5 settembre 2011

Racconti in casa Gallucci

Due titoli molto diversi fra loro, uno per piccoli e l'altro per adolescenti, fanno assaporare un'ottima qualità di invenzione e di scrittura. Il mistero dei bisonti scomparsi, scritto da Massimo Carlotto aiutato dal piccolo Nanni Carlotto, è davvero un bel racconto; lieve, leggero e pur profondo. Indiani, africani, europei, bisonti e delfini, corvi e cormorani sono i protagonisti di questa favola illustrata da Tinin Mantegazza, una favola dal sapore classico nella quale si mescolano il fantastico alla denuncia, la speranza al sorriso. Il racconto di Alver Metalli, La vecchia ferrovia inglese, uscito all'inizio dell'anno, è invece catalogabile fra i racconti lunghi di marcato sapore sudamericano. L'autore, di origini romagnole, è un conoscitore dell'America del Sud, ha vissuto in Argentina, in Messico e in Uruguay, dove ha lavorato come inviato per la Rai. “Immaginare un coccodrillo alla periferia della città più abitata del paese richiede molta fantasia, non credete?” E' l'insegnante di José, il ragazzino protagonista, a porre la domanda, la città è Montevideo.
Il lettore ci crede e rimane attaccato alla pagina per seguire Josè, armato del suo fucile ad aria compressa, ricevuto in regalo anche se non ancora in età per poterlo usare. L'età, l'adolescenza, è uno dei binari sul quale scorre il filo del racconto. Da una parte una madre in apprensione, che vigila, dall'altra un padre che propende per l'autonomia e l'indipendenza. Il racconto, molto ben scritto, prende le mosse da una precisazione storica e fissa gli accadimenti nel post -dittatura, collocandoli nell'aria povera della città, nelle case popolari costruite dalla dittatura e lasciate in eredità alla democrazia. Un accurato realismo ci dà conto della vita: il calcio, l'oratorio, la scuola, le scorribande nella natura... “ Per fortuna il copioso stile della realtà non è il solo: c'è anche quello del ricordo, la cui essenza non sta nella ramificazione dei fatti, ma nel perdurare di tratti isolati.” Sono le parole di Jorge Luis Borges che Alver Metalli ha posto in epigrafe del racconto.
Grazia Gotti


venerdì 2 settembre 2011

Un bel romanzo italiano

Trascrivo le parole di Eugenio Montale, scritte nel 1962, a proposito di un romanzo che vinse il Viareggio e che fu poi tradotto in diversi Paesi: “ Supponevamo, noi lettori per obbligo, di aver tra le mani un libro, un oggetto del tutto degno delle esigenze del “mercato”, e ci siamo accorti invece che l’oggetto era alquanto diverso e più preoccupante del previsto; e che, anzi, non era neppure un oggetto. Credete proprio che un incontro simile, ai tempi che corrono, sia frequente?”. Sono di nuovo dinnanzi all’Arcipelago Toscano, in compagnia del romanzo di cui parla Montale e di un grappolo d’uva da poche ore raccolto dalla vigna (forse un sangiovese per fare il Morellino). L’edizione de Il giardino dei Finzi- Contini che sfoglio è del 1964 ed è la sesta. In copertina Nicolas de Stael e di fronte a pag. 88 l’acquaforte Campo da tennis, di Giorgio Morandi (1923). Perché ho ripreso in mano Bassani? Per tre giorni sono stata in compagnia del romanzo per adulti, di Andrea Molesini, conosciuto prima come poeta, traduttore, narratore per ragazzi. Come quando si ascolta la musica, anche i romanzi si “riascoltano”, per coglierne a pieno la composizione, le parole, le pause, gli attacchi. Inconsapevolmente volevo riascoltare Bassani alla luce, o, meglio, al suono di Molesini. Sento un forte legame fra i due romanzi, ritrovo un filo con la grande tradizione italiana della scrittura colta, classica. Sempre dall’edizione einaudiana di Bassani trascrivo poche righe di Carlo Bo che si possono scrivere in quarta di Non tutti i bastardi sono di Vienna: “Siamo di fronte a uno scrittore che non si limita a cercare il successo facile, comodo quale l’industria letteraria propone, ma a uno scrittore che tenta un’operazione molto più ricca, ritornando sulla strada del romanzo classico che è poi il romanzo semplice.”
Entrambi, Bassani e Molesini, usano il termine “sterpa” per indicare la cassetta a due posti dove siede il cocchiere. Entrambi aprono con un preludio e con un prologo, entrambi, a par mio, scrivono con estrema precisone storica, pur trattandosi per Molesini di un racconto di immaginazione. Il romanzo di Molesini ha inizio nel novembre del 1917. Paolo, il protagonista, è un ragazzo che si prepara a diventare uomo mentre intorno a lui infuria la Grande Guerra. Non è in trincea, ma nelle retrovie, accanto al Piave, in una villa occupata dai nemici. Taccio di tutta la vicenda e riporto una pagina che ho sottolineato quale testimonianza utile alla pedagogia della lettura. “Poi, non so come, parlammo di libri, e il discorso cadde su mia madre, che leggeva per farmi addormentare. Sapevo già leggere bene a cinque anni, ma mi piaceva che i libri mi venissero letti. Non credo fosse solo pigrizia, è che mi piaceva il suono della voce di mia madre, e il modo in cui mi faceva sentire la presenza dei personaggi, la loro paura, la loro forza. Le chiedevo di leggere anche a nove, dieci anni. Lei si divertiva, spesso inventava, fingendo di seguire il libro per filo e per segno. Io la lasciavo fare, non protestavo, tranne quando cercava di addolcire certe crudeltà che invece mi davano grande piacere. Secondo la zia tutti i libri degni di questo nome raccontano un andare continuo che assomiglia al luccicare dell’acqua dei fiumi. “ Non è la meta del viaggio che conta…io non leggo per sapere come va a finire…quel luccichio che mi acceca lungo la strada, è quello che mi piace…” Il romanzo, giunto alla sesta edizione in poco tempo, partecipa al premio Campiello. Auguro ad Andrea una meritata vittoria e auspico che la storia del giovane Paolo entri nel novero delle letture obbligate alle scuole superiori.
Grazia Gotti

giovedì 1 settembre 2011

Il mio posto nel mondo


















Lui no, non è come gli altri. Non riesce a rompere il guscio, a prendere le bacche, a nuotare, a cantare e a volare come gli altri. Lui tenta, ma pure con il salvagente rimane indietro, il suo strumento è stonato, la sua rete è bucata e il suo pallone si sgonfia. Rimane solo, nel silenzio di una notte blu. Ed è qui che incontra alcuni fiori che si sono smarriti, i loro bambini stanno per nascere e non hanno un posto dove stare. Ma lui può ospitarli, si, questo può farlo. Senza badare al vento, alla pioggia, al sole cocente e alla neve gelata, lui resterà. E diventerà un albero fiorito dove tutti vogliono andare. Delicate le illustrazioni, con linee morbide e luce soffusa, un tratto soffice e ricco di particolari quello della giapponese Satoe Tone, una delle illustratrici selezionate per la mostra I colori del classico - omaggio a Laura Orvieto, per cui ha realizzato alcune tavole con pittura giapponese e pigmenti minerali.
Questo posso farlo, edito da Kite edizioni, è la sua opera prima. Sul sito dell’editore scopriamo che Satoe ha studiato illustrazione e graphic design, specializzandosi in Inghilterra. Amante di animali e natura, le piace guardare le cose da punti di vista inconsueti per trovare l’ispirazione, come accade in questo picture book poetico in cui esistenza e progetto di vita si fanno tutt’uno. Accade quando troviamo il nostro posto nel mondo, quello per cui siamo nati, che ci rende felici, anche se diversi dagli altri.
Elena Rambaldi