Ben è sull’autobus assieme al nonno, destinazione Detroit. E a Detroit la meta è l’Henry Ford Museum. Ben si stupisce, non conosceva la passione del nonno per le automobili. Ma non sono le automobili ad interessare il nonno, bensì un vecchio autobus accanto al quale c’è il ritratto di una donna. E davanti a quel ritratto inizia il racconto.
Una storia di divieti, di ingiustizie, di morte: la storia dei neri d’America. Le parole del nonno diventano figure e sfilano davanti agli occhi di Ben: bastoni insanguinati, cappucci bianchi a nascondere l’identità, posti sull’autobus negati. Ora è l’autobus ad essere al centro perché quel giorno, il primo dicembre del 1955, il nonno era sull’autobus in cui era seduta Rosa Parks, una donna nera che ebbe il coraggio di dire No all’ingiustizia, che non volle lasciare il suo posto sull’autobus, si fece arrestare, e diventò un simbolo della lotta contro la segregazione razziale.
Il testo è di Fabrizio Silei che dichiara il suo amore per la storia, per l’impegno civile, le illustrazioni sono di Maurizio A. C. Quarello, il libro, dal titolo L’autobus di Rosa, è in catalogo per Orecchio Acerbo.
Un libro bello e commovente, le figure che alternano grigi cupi e materici, al colore dell’America raccontata da Hopper, fanno parte della perfetta imbastitura che l’albo illustrato pretende, le parole dell’autore sono un monito e una speranza.
Come Ben abbiamo un nodo alla gola, ma sappiamo di poter mangiare il gelato seduti dove vogliamo.
Silvana Sola
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