mercoledì 30 settembre 2015

E se Van Gogh fosse stato un pirata?


Edito in Italia per Jaca Book, Il pirata dei colori, scritto da Christine Beigel e illustrato da Natacha Sicaud, racconta un inconsueto Vincent Van Gogh “pirata”.
Arrembaggi, scorrerie, mostri marini, bottini davvero speciali: agli ori dei forzieri, alle armi, alle stoffe preziose, lo strano capitano preferisce barattoli pieni di colore, spatole, spazzole e pennelli.
Le pagine dell'albo illustrato, a poco a poco, si riempiono delle soluzioni cromatiche del grande pittore olandese che, stanco del tanto dipingere, si concede il meritato riposo in quella camera nota in tutto il mondo: la stanza dove viveva ad Arles, dipinta nel quadro del 1889.
Christine Beigel, francese, traduttrice e poi autrice, sceglie una chiave narrativa atipica per parlare di uno dei più famosi artisti del mondo.
Le immagini del libro sono affidate a Natacha Sicaud, illustratrice molto attiva nel mondo del fumetto, formatasi tra Angoulĕme e Strasburgo.
“In mezzo all’oceano c’è una nave di terribili pirati.... All’improvviso, una piovra gigante spunta dagli abissi e taglia in vascello in otto pezzetti e solash! lancia un grande getto d’inchiostro. Tutto diventa nero... E' la fine?”.
Un libro per piccoli lettori che, accompagnati dall'adulto, possono entrare nel mondo dell'arte e scoprire la strordinarietà e unicità dell'artista. 

Silvana Sola

Domani, giovedì 1 ottobre, ore 16, alla Libreria per Ragazzi Giannino Stoppani, in occasione dell'iniziativa Leggere l'arte. Arte e libri per Ragazzi, letture per bambini da 5 a 7 anni.
Legge Francesco Desideri, Accademia Drosselmeier
info 051 227337

martedì 29 settembre 2015

Le impronte digitali di Marion Deuchars reinterpretate da Giulia Sambugaro

Marion Deuchars è una giovane scozzese divenuta popolare in patria e all'estero per il suo lavoro sul lettering e sull'uso delle impronte digitali. Giulia Sambugaro è una giovane formatasi all'Isia di Urbino Progettazione, triennale di  grafica e comunicazione, selezionata dal Mast, Manifattura delle Arti Sperimentazione e Tecnologia, per far parte del team educativo che segue centoundici bambini da zero ai sei anni. Domenica prossima, alla libreria Giannino Stoppani,  condurrà un laboratorio sulle impronte digitali per bambini a partire dai cinque anni. 


E' importante sottolineare che nella nuova realtà educativa bolognese, la figura dell'atelierista è imprescindibile e mi pare di poter dire che oltre a ciò, si  vada verso una nuova figura di educatore e di insegnante, una figura ricca di competenze in varie direzioni. Il sogno pedagogico che mi anima è quello di lavorare con gruppi di giovani educatrici che cercano, sperimentano nuove strade e che studiano e riflettono sul loro fare. Consapevoli di ciò che ci ha preceduto, dal metodo Munari alle idee reggiane, ma anche aperte a nuove sperimentazioni. Lavoriamo per la scuola dell'infanzia del futuro, per una scuola aperta alle intelligenze di tutti, una scuola capace di trasmettere cultura. Nei prossimi giorni, in occasione della Biennale di  Foto/Industria, sarà possibile prendere visione dei lavori del workshop di Nino Migliori  e i bambini del Nido-Scuola Mast.

Grazia Gotti

per il laboratorio di Giulia Sambugaro prenotare 051 227337

lunedì 28 settembre 2015

Una domenica in libreria


Il programma Leggere L'arte sta andando benissimo, grande successo di pubblico, incontri molto belli. Dopo Bernard Friot, Pia Valentinis e Giancarlo Ascari, ieri erano in libreria Alessandro Sanna e Massimiliano Tappari per presentare Miramuri  edito da Terre di mezzo.
L'immagine della vetrina, scattata all'alba di oggi, non è una gran foto, ma un semplice documento di come accanto ai muri storici di una libreria risaltano i muri in bianco e nero della fotografia e del segno.

 La lezione di Sanna e Tappari è stata seguita da giovanissimi studenti, giovani illustratori e da adulti interessati al lavoro dei due autori. Non c'erano bambini, tranne la piccola di Chiara Carminati che dopo aver esplorato con sguardo pieno quello che c'era intorno a lei si è messa a dormire fra le braccia della mamma. È stato un incontro molto bello, molto coinvolgente, più un workshop che una presentazione. Domenica prossima aspettiamo tanti bambini per creare impronte digitali con Giulia Sambugaro. 

Grazia Gotti

venerdì 25 settembre 2015

Il pollice verde di Claude Monet


Quando Claude Monet compra la proprietà di Giverny, mette a frutto la grande passione per la coltivazione di piante e fiori, passione condivisa, fra gli altri, con l'amico pittore Gustave Caillebotte.
Accanto alla casa rosa crea un bellissimo giardino che si ispira all’arte giapponese. Legge riviste specializzate, si informa su bulbi, guarda volumi dedicati al paesaggio.
Il risultato è un luogo magico che offre al visitatore la meraviglia di iris blu, azzurri, viola, di papaveri, di gigli, di tulipani, rose, dalie, ninfee...


Nel giardino il grande pittore francese passa molto tempo a contemplare la sua creazione: la osserva, la guarda, la dipinge.
Il libro, Oltre il giardino del signor Monet, è il frutto della collaborazione con la Royal Academy of Arts, collaborazione nata in occasione della grande mostra Painting the Modern Garden: From Monet to Matisse che sarà ospitata prima nella sede del Cleveland Museum of Art e sucessivamente al Royal Academy of Arts di Londra a gennaio 2016.
Pia Valentinis e Giancarlo Ascari accompagnano, con segno e illustrazioni, l'evoluzione del giardino, seguono Monet nei grandi spazi di Giverny, lo descrivono nella relazione con il giardiniere, negli incontri con gli ospiti, nei momenti del lavoro.


Le pagine alternano immagini in cui i colori esplodono a spazi di informazione che permettono di collocare, in una precisa linea del tempo, i fatti raccontati.
Domani alle 17 Pia Valentinis e Giancarlo Ascari saranno alla Libreria Giannino Stoppani per uno speciale laboratorio dedicato ai bambini. A seguire un brindisi che saluterà le loro illustrazioni in mostra e l'uscita del libro voluto dall'editore Lapis.

Silvana Sola

giovedì 24 settembre 2015

Art For Children



La prima volta di Leggere l'Arte era il 1993. Vengono i brividi per quanto veloce va il tempo, e più si invecchia più va veloce.
La copertina del catalogo della mostra era di David McKee e le pagine interne, in bianco e nero avevano la grazia grafica di Beppe Chia.
Fra tanti libri perlopiù stranieri che avevamo preso in esame, la collana americana Art For Children curata da Ernes Raboff ci stava molto a cuore.




Prima di noi, era piaciuta a Rosellina Archinto che aveva provato di portarla in Italia con l'aiuto finanziario di Trussardi. Ma si sa poi come andò con la Emme edizioni. Purtroppo sappiamo poco di Ernest Raboff, solo che era uno scrittore, un art dealer e che aveva sposato una attrice svedese. La collana da lui concepita resta un bell'esempio di editoria di pensiero, di amore per la trasmissione della cultura e del buon gusto.


Da allora Leggere l'Arte è diventato un progetto che ha preso molte strade. Oggi è una settimana dedicata al tema.

Grazia Gotti

mercoledì 23 settembre 2015

Una serata POP


Libri preziosi, libri di grande semplicità, libri di divulgazione, libri di visione, libri che si pongono, tra gli altri, l’obiettivo di cercare di elevare la qualità del guardare attraverso l’offerta di percorsi visivi ed esperenziali di grande ricchezza.
Libri che invitano i ragazzi a vivere esperienze quotidiane con opere d'arte e artisti, con musei o movimenti.
In libreria, fino al 4 ottobre, questi libri si mostreranno come una “collezione speciale”, pronta per essere guardata, sfogliata, letta.
Di questa “collezione” fa parte Pop al pomodoro, il libro di Margherita e Rosetta Loy, in catalogo per Gallucci.
Madre e figlia impegnate in un lavoro a quattro mani che racconta la Pop art.


Una breve storia che usa come testo visivo le opere dei grandi dell'arte popular e offre informazioni sul movimento artistico che esaltava gli oggetti del quotidiano e li elevava ad opera d'arte.
Dalla famosa Cambell's Soup di Andy Warhol, ai personaggi dei fumetti di Lichtenstein, alle cucine di Wesselmann.
Occasioni di scoperta in un grande albo illustrato che sembra uno inconsueto catalogo di gioco.

Silvana Sola

martedì 22 settembre 2015

Uno studio tutto per sé


Nello settimana che da l'avvio al programma Leggere l'Arte, un invito a riscoprire un libro che non è  novità editoriale ma resta "una novità" nel panorama editoriale, non solo italiano. Uno studio tutto per sé. Storie di arte e di amicizia, il racconto di Federica Iacobelli, edito da Motta Junior, sulle donne artiste. Le citiamo tutte, non potendone tralasciare nessuna: Sofonisba Anguissola, Artemisia Gentileschi, Clara Peeters, Maria Sibylla Merian, Rosalba Carriera, Angelica Kaufmann, Elisabeth Vigéé-Lebrun, Rosa Bonheur, Berthe Morisot, Kitty Kielland, Mary Cassat, Harriet Backer, Edmonia Lewis, Cecilia Beaux, Emma Minnie Boyd, Marianne Von Werefkin, The red roses (Jessie WIllcox Smith, Elizabeth Chippen Green, Violet Oakley), Camille Claudel, Beatrix Potter, Kathe Kollwitz, Vanessa Bell, Natalia Goncharova, Alexandra Exter, Sonia Delaunay, Georgia O'Keeffe, Elisabeth Chaplin, Tamara de Lempicka, Frida Kahlo, Remedios Varo, Leonora Carrington.

Redazione Zazienews


lunedì 21 settembre 2015

Arte Libro


Stefano Salis nella rubrica Mirabilia del supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore di ieri elenca le fiere del libro d'arte nel mondo, tutte in crescita di pubblico e di editori partecipanti. A quella di New York partecipa la casa editrice Corraini, che a Bologna gestisce il book shop del Mambo, il museo di arte moderna. Mentre Stefano si compiace di questo, ci ricorda che siamo nel mese di settembre, nei giorni della tradizionale fiera ArteLibro, nata a Bologna un decennio fa. Ma non ci saranno mostre, incontri, libri d'arte in piazza, ArteLibro non si fa. Che peccato, dice Stefano. E noi ci uniamo a lui nel dispiacere. Ma andiamo avanti, dal basso, dal piccolo e creativo mondo dei libri per ragazzi. Il programma Leggere l'arte, promosso dalla libreria Giannino Stoppani, dall'Accademia Drosselmeier e dalla cooperativa culturale Giannino Stoppani è pronto.
Zazienews parlerà di libri d'arte per bambini per l'intera settimana. Stay tuned.

La redazione Zazienews

giovedì 17 settembre 2015

Natura, giardini, parchi, arte


Sabato 26 settembre
ore 10.00 - 13.00
Accademia Drosselmeier

Parchi, orti botanici, ciclovie, giardini d'artista.
Artisti e illustratori in giardino

Seminario a cura di Silvana Sola
Per insegnanti, studenti, appassionati di letteratura per ragazz, di arte, di illustrazione, di botanica.

L'arte del paesaggio, il paesaggio come bene culturale, sono parole del nostro lessico che fanno riferimento alle nostre esperienze conoscitive ed emotive. Anche per bambini lo spettacolo di un pesco in fiore, di una ninfea nell'acqua, del verde di Central Park nel cuore di una metropoli, allarga il cuore? Certamente sì. E i libri per bambini e ragazzi registrano un potentissimo interesse per questo tema.
In attesa dell'incontro in programma suggeriamo quattro titoli.

Linnea nel giardino di Monet, Giannino Stoppani


Infanzia e Natura, percorso fra i libri, italiani e stranieri, Giannino Stoppani


Gli animali da giardino da toccare, Franco Cosimo Panini


The Man Who Made Park, libro bellissimo che racconta Olmsted il creatore del Central Park

Grazia Gotti

mercoledì 16 settembre 2015

Vite parallele



L'amicizia fra Maria e un topolino è segreta: abitano nella stessa casa ma non possono raccontarla a nessuno. Se i genitori di Maria sapessero che la loro bellissima casa è abitata dai topi prenderebbero subito un gatto, e allora addio ai giochi che Maria e Mouse Mouse fanno insieme. Un giorno, al loro risveglio, i due amici non trovano più le loro mamme. Where's Mommy? È un albo illustrato dalla grandissima Barbara McClintock, un albo che alla libreria Giannino Stoppani si vende come si vendono quelli italiani, nonostante sia in lingua originale. E una ragione ci sarà. Certo la storia di Beverly Donofrio, autrice più per adulti che per bambini, è divertente, ma credo che sia l'impatto visivo a motivare la scelta. La regia visiva, sin dalla copertina, è straordinaria. Albo illustrato, ma anche fumetto di grande formato, sviluppo orizzontale, impaginato di gran classe, questo libro esalta il lavoro della grande illustratrice. 



Due vite si specchiano nella pagina, quella della bambina e quella del topolino. Arredi, consuetudini, quadri alle pareti, riferimenti culturali, tutto è raccontato dal disegno. A differenza di molta illustrazione contemporanea, poco descrittiva, qui il tasso narrativo  è altissimo. Un gioco estremamente intelligente, divertente, appagante. Un libro che non si consuma in un attimo, ma offre al lettore, adulto o bambino infinite possibilità di rilettura, come i buoni libri. E' un libro dell' editore  americano Schwartz & Wade, una imprint indipendente dentro un grande gruppo. Un'avventura editoriale che seguiamo con interesse.

Grazia Gotti

martedì 15 settembre 2015

La sirena quella notte non ha suonato: il Vajont, una storia italiana




Emanuela  Da Ros ha salutato il nuovo millennio con il riconoscimento per un suo lavoro inedito, insignito del Premio Pippi. Abbiamo visto nascere il premio e, come Giannino Stoppani Cooperativa Culturale, lo abbiamo seguito fino alla scorsa edizione.
Salutammo con gioia il lavoro di Emanuela, giornalista, direttrice del Quindicinale, lettrice appassionata, da quel giorno anche scrittrice di libri per ragazzi.
Ho finito di leggere, in questo momento, il suo nuovo libro, La storia di Marinella. Una bambina del Vajont, pubblicato da Feltrinelli Kids .
E' la cronaca di un giorno, un giorno solo, della vita di Marinella, una ragazzina che vive a Longarone.
Emanuela  Da Ros descrive il suo risveglio, il rapporto con i genitori, le amiche di sempre, un amico nuovo che le fa battere il cuore.
Marinella consuma le ore della sua giornata con l'appetito della crescita: tutto vuole fare, in particolar modo ciò che le apre nuove strade di conoscenza e sentimento.
E mentre Marinella corre, con le sue gambe lunghe, da un luogo all'altro del paese, gli adulti parlano e guardano in alto. Guardano alle montagne, guardano alla diga alta oltre duecentosessanta metri, guardano ai segnali di una natura che si ribella ad un progetto insano, segnali che molti non hanno voluto vedere.
E Marinella continua a correre, rosse le guance e un cuore che batte più forte del solito, Marinella pensa al domani, a Marco, al cagnolino, alla maestra Antonietta.
Ma il domani non ci sarà: quella notte, poco prima delle 23, il monte Toc si spacca e in un devastante effetto a catena, roccia, detriti, acqua, fango cancellano i sogni di 1910 vittime.
Il nome di Marinella è in quel terribile elenco.
La sua vita rivive per noi lettori nella penna attenta di Emanuela Da Ros che, dopo aver scoperto il quaderno di Marinella, conservato nelle teche del Cimitero monumentale di Fortogna, ha deciso di raccontare la sua storia, tristemente legata a quella di una delle più grandi tragedie del nostro paese, in tempo di pace (purtroppo non l'unica).
Gli interessi economici legati alla grande diga cancellarono il diritto alla vita.
Era il 9 ottobre 1963. Marinella aveva da poco compiuto dieci anni.

Silvana Sola

lunedì 14 settembre 2015

A proposito di Young Adult


L'articolo apparso ieri sul supplemento letterario del Corriere della sera dal titolo Compagni di classe traduttori sul serio, dà conto di una esperienza che ha visto insieme il Liceo classico Galvani, sezione internazionale, di Bologna e l'Accademia Drosselmeier. Una bella esperienza, voluta da insegnanti che la Buona scuola la creano, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Come sia accaduto che gli studenti di un liceo abbiano potuto tradurre un libro per ragazzi francese per conto della casa editrice Il castoro, è facile da scoprire. Passione pedagogica, motivazione didattica, desiderio di relazione mi paiono gli ingredienti che hanno messo in moto il tutto. Non ricordo un progetto a tavolino, né un documento scritto con indicati gli obiettivi. Ricordo l'incontro con una prof. molto interessante,  un incontro con i ragazzi nella storica biblioteca del liceo, dove prima di me erano passati Alessandra Valtieri, traduttrice e docente dell'Accademia Drosselmeier, e David Tolin, libraio di Padova, collaboratore della Cooperativa culturale Giannino Stoppani, grande esperto di libri francesi. Il libro scelto sul quale lavorare è di un autore che coglie al volo il senso del progetto perché Bernard Friot ha un animo pedagogico naturale. I ragazzi lo hanno incontrato e sono andati avanti.
Durante un'edizione di ArteLibro abbiamo promosso un incontro pubblico, straordinariamente partecipato durante il quale i ragazzi hanno letto le storie da loro tradotte, alternandosi alle prof, una delle quali è poetessa.
Mi porto dietro la magia e l'intensità di quell'incontro e spesso quando leggo un romanzo per giovani adulti penso a quei ragazzi, e mi interrogo sul valore delle nostre azioni, su quanto potremmo fare. Il castoro ha accolto il nostro suggerimento di pubblicare il libro e siamo davvero grati alla casa editrice milanese per aver accolto le traduzioni dei ragazzi. Il ragazzo che si chiamava Piero Gobetti era un giovane adulto quando si occupava di Montale e pubblicava La Rivoluzione liberale. Era un giovane adulto Françoise Truffaut quando incontrò l'adulto che lo iniziò al cinema, e gli permise di girare I 400 colpi poco più che ventenne. Il film aveva per protagonista uno dei giovani adulti più belli della storia del cinema.

Oggi è il primo giorno di un nuovo anno sui banchi, auguriamo una Buona scuola a tutti!


Grazia Gotti

venerdì 11 settembre 2015

Festival di fine estate e d'autunno


Ieri, tornando a casa dal Festival Letteratura di Mantova, pensavo alla quantità e qualità di appuntamenti che da ora e per tutto l'autunno animano il Paese.
Per chi si occupa di libri e bambini, e più in generale di cultura dell'infanzia, le occasioni sono davvero tante. Il programma promosso dalla libreria Il Castello di Carta e curato dalle ragazze di Vignola, Milena Minelli e Sara Tarabusi, entrambe allieve dell'Accademia Drosselmeier, mi procura una quieta e pur intensa felicità, quel tipo di felicità che non si contenta di un semplice "Mi piace", ma che necessita di prolungamenti sia di azione che di pensiero. Lo scorro, appuntamento per appuntamento, e vedo delinearsi un orizzonte vasto, costellato di tanti elementi che vanno in diverse direzioni. E' un programma che palesa una matura indipendenza di pensiero, una volontà di confronto, un'apertura che non sempre riscontro. Anche i programmi dei festival sono dei “testi” e come tali si dovrebbero interpretare. Per me non è solo la quantità di eventi, che certo sono importanti e danno il senso della capacità di lavoro, della forte spinta all'impegno, che qualifica un festival, ma la sua nascosta intelaiatura. Se poi si considera che non ci troviamo di fronte ad una organizzazione ma a libraie il cui impegno primo è mandare avanti una libreria, ecco che il disegno di questo festival, almeno ai miei occhi, si colora di molti significati. Ci sono tanti incontri che mi interessano e cercherò, in accordo con la mia agenda di lavoro, (la nostra settimana dedicata all'arte) di seguirne il più possibile. La personale felicità consiste nell'essere stata invitata a presentare un mio lavoro, ma la più piena felicità e quella di poter andare da loro per continuare ad imparare. Non c'è maggiore soddisfazione per un pedagogista o pedagogo del confronto con gli allievi.
Poi viene ottobre, fiera di Francoforte, Festival Tuttestorie in Sardegna, Segni d'Infanzia a Mantova, il convegno fiorentino sulla lettura a scuola, poi Sarmede. Quanta roba!


Grazia Gotti

giovedì 10 settembre 2015

Letteratura YA


"La giovinezza gli appare come un inutile rogo di allegria e angoscia".
A pag 237 del romanzo di Paola Predicatori questa frase mi fa fermare nella lettura per prendere la matita e scriverla sul taccuino. Non lo faccio spesso, ma mi capita. 
Mi capita se leggo Shakespeare, con certe battute di dialogo o con Amleto quando spiega come si sente quando sta male. Giovinezza, allegria e angoscia che bruciano insieme, l'immagine mi piace molto. Ripenso a Shakespeare in un piccolo passaggio quando Ascanio, insolito nome  per un romanzo contemporaneo per giovani adulti, che comincia con la A come Amleto, sottolinea che è passato poco tempo da un lutto e la madre già ha un nuovo compagno, anche se non ci sono banchetti, perché oggi si va a vivere sotto lo stesso tetto anche senza celebrare il matrimonio. La battuta di Shakespeare è micidiale, ricordate? Si banchetta con i resti del banchetto del funerale. Il lutto, e la sua elaborazione, è uno dei temi del romanzo ed è tenuto con maestria, tanto da suscitare commozione. Ascanio ha diciotto anni, famiglia classe media, studente. Intelligente, bravo in matematica, circondato dagli amici, carino, quindi senza problemi con le ragazze. Tutto normale, di quella normalità che fa dire "cesso" o " ritardata"  a una nuova ragazza nuova della classe che non risponde al canone.
Accanto a questa gioventù ne scopriremo un'altra, oggi definita Neet, non coinvolta nello studio, senza lavoro e fuori da un percorso formativo. Ascanio è sospeso fra questi due mondi e non sapremo come finirà. Vogliamo metterci anche l'amore?
Anche qui non si può che essere sospesi. Facile trovare una ragazza con cui passare il tempo, con cui fare sesso, ma  scoprire e dominare le emozioni è un'altra cosa.
C'è Adele, anche lei che inizia con la A, e un'altra che se ne è andata a Londra.
Un altro filo da seguire è il viaggio, dalla gita domenicale alla scoperta di una grande città, ad un viaggio fra le città della nuova Europa. Intreccio di idiomi, di persone, gesti più di parole: la muta solidarietà di un tassista di notte, l'asciutto vocabolario di un caporale dell'edilizia, e le parole dei viaggiatori che si fermano nell'ostello presso il quale Ascanio lavorerà per qualche tempo. Non dico nulla di più. È troppo presto, ho finito da poco la lettura, volevo solo comunicare ai nostri affezionati lettori che siamo di fronte ad un romanzo per giovani adulti che tenta di fare letteratura, quel genere di scritto dove non si vede l'imbastitura, dove le cose non sono scontate, dove il lettore è chiamato sì a emozionarsi, ma anche a pensare. Leggo con piacere che il precedente romanzo dell'autrice è stato tradotto in diversi paesi. Me ne rallegro e per sapere qualcosa di lei rimando all'intervista di Agata Diakoviez.

Grazia Gotti

mercoledì 9 settembre 2015

Cinque di noi


Da anni il tema della disabilità entra nei nostri percorsi di ricerca e formativi e nel tempo abbiamo dichiarato le assenze di libri capaci di raccontare vite speciali o salutato con plauso proposte editoriali che mettevano in pagina storie che tutti avrebbero dovuto leggere e guardare.
Oggi è un giorno di plauso: sugli scaffali delle libreria è arrivata l'edizione italiana The Five of Us, l'album illustrato firmato da Quentin Blake.
In catalogo per Gallucci, il libro parla di amicizia, di condivisione, di ciò che si può fare assieme.


Il titolo è stato tradotto in I fantastici cinque, sottolineando la straordinarietà di ognuno dei protagonisti della storia.
Straordinario portare gli occhiali, straordinario avere qualche chilo in più, straordinario sentire quello che si fatica a vedere, straordinario muoversi anche se le gambe non aiutano, straordinario fare uscire la propria voce quando serve.
Garbo, delicatezza, ironia, giocosità sono le chiavi narrative e visive che utilizza il grande decano della letteratura per ragazzi inglese, illustratore con molte medaglie, autore di albi illustrati che sono nella storia dell'editoria degli ultimi quarant'anni. 
Angela, Ollie, Simona, Mario e Eric sono cinque di noi.

Silvana Sola

martedì 8 settembre 2015

La rivolta dei lettori che mette fine all'interpretazione


Oggi, cari lettori, vi invito a leggere l'intervento di Magrelli di domenica scorsa.

Grazia Gotti


La rivolta dei lettori che mette fine all’interpretazione
di Valerio Magrelli

Sono passati venticinque anni da quando George Steiner auspicava l’avvento di una cultura che bandisse interpretazione e commento, per dedicarsi solo all’ascolto diretto delle opere. L’autore di Vere presenze denunciava lo strapotere di una saggistica presuntuosa, incomprensibile, succube di mode insensate. Dieci anni dopo, riprendendone le tesi, Mario Lavagetto condannava la “chirurgia standardizzata” dei tardi epigoni strutturalisti. Tuttavia, con Eutanasia della critica , lo studioso italiano preferiva concentrarsi sull’eclissi di una disciplina ormai confinata in collane specialistiche finanziate dal Ministero e destinate all’università. Ebbene, dopo questi due precedenti (e molte altre testimonianze analoghe), è adesso la volta di Frédéric Martel, al grido: “Il critico culturale è morto!”.
Indubbiamente, con l’arrivo della Rete, il critico, smarrito il suo prestigio, incontra sempre maggiori difficoltà a imporsi. Al suo posto regnano adesso i tweet o i “mi piace” di Facebook. Lo stesso vale per i suoi colleghi che seguono musica o cinema: i loro articoli non fanno più vendere i prodotti di cui si occupano, come invece accadeva in passato. A questo punto, perché non abolire il confine che divide gli esperti dai lettori? Riprendendo Tiziano Scarpa, potremmo dire che, come il musicologo si è trasformato in disk-jockey, il critico letterario dovrebbe diventare un book-jockey – ossia il fantino che, salito in groppa al prodotto, lo sprona nelle classifiche delle vendite. Ma la questione è un’altra: scomparsa la contrapposizione fra professionista e utente, crollate le gerarchie, si spalanca uno dei più insondabili misteri della nostra epoca.
In un mondo che vive di specialisti, chi ama romanzi e poesie reclama l’esatto contrario. Il principio della competenza vale per chiunque (idraulici, dermatologi, guide alpine), meno che per la letteratura. Mentre si moltiplicano gli impieghi altamente qualificati, i lettori si ribellano contro chi vorrebbe orientarli nelle loro scelte. Sia pure nel peggiore dei modi, l’augurio di Steiner sembra essersi realizzato: con la vittoria del tam tam sulla recensione, trionfa il mito di un accesso alle opere letterarie senza più mediazioni. Così, dopo aver simbolicamente ucciso quella sorta di guida spirituale che era una volta il critico, i lettori dialogano fra loro in una orizzontalità totalmente e telematicamente democratica. Ma è proprio questo il problema.
Bisognerebbe piuttosto ricordare che ogni ricerca artistica è chiamata a compiere un viaggio nell’ignoto, cioè a forzare le aspettative del suo pubblico secondo quanto alcuni studiosi hanno definito “violazione” dell’orizzonte d’attesa. È appunto questa la funzione del critico: verificare se, come e dove, tale trasformazione ha avuto luogo in un testo.
Ora, per acquisire gli strumenti necessari a un simile esame, occorre trasformare la lettura in un’occupazione sistematica – Max Weber lo spiegò sin dal 1918, con Il lavoro intellettuale come professione . Se non vogliamo ridurre la critica a un docile strumento del ramo vendite (con gli studiosi trasformati in fantini e dunque tristemente “ datisi all’ippica”), dovremo affidare l’analisi della letteratura a una comunità di critici. Qualora fosse la parola a non andar bene, scegliamo “logotecnici” o “lavoratori cognitivi”: ciò che conta è riconoscere che, al pari di tutte le altre materie, anche racconti o versi, per essere compresi e poi trasmessi, richiedono una dedizione completa. Infatti, al di fuori di una formazione che passi dall’università, dall’editoria, dalle riviste o da qualsiasi altro ambiente dove si viva di letteratura, non resta che il dilettantismo.
Nessuno nega che esistano pessimi critici e pessimi docenti — anzi, nessuno più di un critico o un docente può percepire fino in fondo le manchevolezze dei propri colleghi. Ma questo avviene ovunque. Tutto sta nel seguire la persona giusta. Chi oserebbe rompere ogni rapporto con l’intera categoria dei dentisti, soltanto perché è stato curato malamente? Un critico, se è buono, mette la sua esperienza al servizio del lettore. Un critico, se è giusto, lo aiuta a distinguere, dai semplici autori di consumo, quelli che perlomeno tentano di fare letteratura. Un critico, se è vero, sa rifiutare le bufale nascoste sotto infinite sfumature di grigio.

lunedì 7 settembre 2015

Demenza senile



Mio nonno, classe 1888, è morto dopo un ricovero all'ospedale Roncati di Bologna, quello che per noi tutti, adulti e bambini, era detto l'ospedale dei matti.
Era affetto da demenza senile, ricordo perfettamente la diagnosi. Ero una ragazza che aveva lasciato la famiglia molto presto e raramente vedevo i miei familiari, genitori, zii e nonni. La visita all'Ospedale dei matti, nella civilissima Bologna, mi procurò uno shock, così come quella all'ospedale dei matti di Imola, uno dei più grandi del territorio provinciale emiliano. Il nonno stava in un letto di contenzione. Era basso di statura mio nonno, ma era un omino molto intelligente, molto fattivo che si era prodigato per la sua famiglia, tanto da lasciare a ciascun figlio, 5 in tutto, due femmine e tre maschi, un immobile e qualche riserva di denaro. Portava la nonna a Montecatini, e aveva uno scranno in Consiglio comunale dalla parte dei socialisti di Nenni.
Quando cominciarono i segni della demenza senile, nessuno aveva mai sentito nominare il nome Alzheimer, lo sgomento familiare fu grande, ma per un lungo tempo si riuscì a stare tutti insieme.
Mio padre, classe 1923, è stato colpito da demenza senile sugli 85 e ci ha lasciato a 90 compiuti.
Nell'ultimo mese di vita si raccomandava di consegnare per tempo i lavori, era  stato restauratore ebanista, di riscuotere dai clienti e di mettere al sicuro la bicicletta. Una mattina di maggio, pochi giorni prima del saluto definitivo, ha espresso il desiderio di mangiare le ciliegie. Il cibo per lui era fonte di godimento, era un raffinatissimo goloso. Quando l'ho potuto vedere al risveglio di un importante intervento al cuore, ancora in terapia intensiva, mi ha chiesto una aranciata amara San Pellegrino. Era l'alba di una giornata estiva, in una città deserta, e cercavo una San Pellegrino. Quando alla fine l'ho trovata, mi sono sentita a posto con me stessa, sorretta dalle parole di Cordelia  “I love your Majesty according to my bond; no more nor less.”
I ricordi riaffiorano, di pagina in pagina,  mentre leggo il primo romanzo di Sarah Moore Fitzgerald, pubblicato da Rizzoli, da poco in libreria. Il romanzo è, fin dalle prime battute, lieve e profondo, un ossimoro che non è da tutti. Lo sguardo dell'io narrante, Cosmo, il giovane nipote del nonno che sta perdendo la memoria, è attento, non gli sfugge nulla, nemmeno che gli assistenti sociali parcheggiano sul marciapiede, dove non si potrebbe. Non dico nulla del plot, lo sto  gustando adagio e non sono ancora giunta alla fine, ma abbiate fede, ne vale la pena. Oggi era urgente passare parola, non dimenticare i ricordi, metterli sulla carta, anche se frettolosamente, per  farli durare un po' più a lungo. Stasera spegnerò la luce all'ultima pagina, e magari stimolerò mio nonno e mio padre a venirmi a visitare nel sonno.

Grazia Gotti

venerdì 4 settembre 2015

Bach spiegato ai bambini


Dopo il bellissimo racconto di Chiara Carminati, che abbiamo recensito su Zazie news nel dicembre 2012, torniamo su Bach e ci rallegriamo per Nonno Bach, pubblicato da Bompiani, fresco di stampa. Bach è ritornato per dialogare direttamente con un bambino, per rispondere alle sue domande. Veste una parrucca, non perché sia calvo, ma per eleganza. È un nonno speciale che deve far intendere al bambino, che due nonni ce li ha, che la funzione dei nonni, che è quella di tramandare, vale anche per le arti, che infatti si dicono a volte orfane perché abbandonate da chi dovrebbe proteggerle e promuoverle. Oltre che un libro divulgativo, molto utile per gli insegnanti che intendano aiutare i ragazzi a scoprire la bellezza della musica, è un libro che risveglia un sentimento civico, civile, che chiama a pretendere il diritto alla cultura, alla ricerca, alla libertà. Una grande lezione di amore per i bambini, da leggere a voce alta in classe, da tenere come riferimento per ritornare a dibattere, ad insegnare a dibattere in classe. L'insegnate può cominciare presentando l'autore, il musicista Ramin Bahrami, la sua storia, quella del suo paese, quella di suo padre, di suo nonno, e dei suoi antenati. Poi può invitare all'ascolto.
Ascoltare insieme la musica, quella di Bach e quella leggera, suggerisce l'autore.
Nonno Bach, dal paradiso, ha ascoltato i Beatles e anche Amy Winehouse, perché sostiene che il nostro orecchio può mantenersi aperto e curioso a diverse suggestioni.
È ascoltando solo musica povera che piano piano diventa sordo.

Grazia Gotti

giovedì 3 settembre 2015

Io e gli altri, nel ricordo della strage di Via Carini


Ci sono giorni che si ricordano più di altri.
Il 3 settembre 1982 avevo l'ultima revisione della mia tesi, felice di essere arrivata alla fine di un percorso pedagogico che mi aveva aperto brecce in un visivo che avrei, in seguito, molto frequentato.
Il 3 settembre 1982 la sera ero fuori con gli amici quando da un bar arriva la notizia di una strage.
Il 2 agosto 1980 è vicino e il termine strage ha un significato particolarmente forte per le strade di Bologna.
Le informazioni diventano più precise: a Palermo è stato ucciso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la giovane moglie, l'agente che li accompagnava.
Una nuova storia di morte in una guerra di mafia che fatica, ancora oggi, ad avere contorni chiari e netti.
Nel ricordo di chi ha dato la vita in nome dello Stato, il suggerimento di un libro per ragazzi che non racconta la strage, ma si interroga sulla libertà, sul diritto individuale e quello collettivo.
Il titolo è Io e gli altri, lo firma Anna Vivarelli, in catalogo per Piemme.
Da una premessa che ricorda che siamo sempre cittadini, “siamo animali politici, scriveva Aristotele molto tempo fa. Questo significa che il nostro comportamento, le nostre scelte, i nostri progetti, non sono slegati dalla società in cui nasciamo e cresciamo...”, alle riflessioni sulla democrazia e le sue regole, ai conflitti, alla banalità del male.
Il libro è una intelligente incursione nel mondo della filosofia, della storia, del diritto, dell'educazione civica, un libro nel quale la brava scrittrice piemontese invita i ragazzi a leggere, trovando il giusto linguaggio, a confrontarsi, a riconoscersi, a trovare occasioni di riflessione, a scoprire il pensiero di Kant o di Jefferson piuttosto che quello di Rousseau.
Un libro libero per giovani menti aperte, pronte a superare confini e a cercare nuovi orizzonti.

Silvana Sola

mercoledì 2 settembre 2015

Marta Altés


Già pubblicata da Sinnos nel 2012 con Il mio nome è NO! di cui abbiamo parlato qui, l'autrice/illustratrice spagnola Marta Altés  ritorna in libreria con Io sono un artista, per Emme edizioni, un album un po' speciale che gioca con le immagini e le parole. Le immagini alludono alla storia della pittura, mentre le parole sono interpretazioni delle immagini. Da questo bisticcio creativo, molto ben tenuto e divertente, nascono una serie di situazioni che vedono madre e figlio interpretare in modo diverso ogni accadimento.
La carota lasciata nel piatto è un'opera dal titolo La solitudine della carota per il piccolo, mentre per la madre diventa La cena incompiuta. Il piccolo protagonista, calato nei panni dell'artista anche per via dei baffi alla Dalì che si è disegnato, si muove fra le pagine sempre sperimentando tecniche, materiali e poetiche artistiche, dal blu di Klein, all'Autoritratto multiplo, risultato dell'incrinatura dello specchio sul lavabo del bagno. Accanto alla foga artistica del piccolo, sempre preso dal progetto di produrre il capolavoro della settimana, fa da contraltare la quiete degli esercizi yoga della mamma. Quiete, raccoglimento, meditazione, riposo, versus creatività inarrestabile, action painting che non risparmia nessuna parete in nessuna delle stanze di casa, dalla camera da letto al bagno, al primo piano, fino alla porta di casa al piano terra. Gioco molto divertente e riuscito, una bella idea molto ben realizzata.
Marta Altés, dopo aver studiato a Barcellona è stata allieva di Martin Salisbury, in Inghilterra, "la più bella decisione che ho preso nella vita", dichiara l'autrice. Ora, è collega di Martin e insegna la sua arte ai più giovani. Bello!

Grazia Gotti

martedì 1 settembre 2015

Cosa succede se il mare si innamora della luna?


Il libro Leonardo e la marea è ben scritto, a quattro mani, dai coniugi Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone.
Di Malvaldi conoscevo i gialli del BarLume e l'omaggio ad un Pellegrino Artusi, detective per necessità, raccontato in Odore di chiuso.
Mi ha fatto molto piacere ritrovarlo, in compagnia di sua moglie, nelle pagine del libro pubblicato da Laterza.
Un libro che ha come protagonista un bambino e le sue domande.
Tante domande, ma una in particolare accompagna la vacanza marina di Leonardo: perché il mare è innamorato della luna?
La domanda gli è stata suggerita dalla madre, in una fantasiosa spiegazione che combina maree, legnetti e un mare artigiano.
Il libro è un viaggio alla ricerca di possibili risposte che innescano nuove domande, quesiti che coniugano appetiti scientifici a storie fantastiche, desideri di sapere ad animi romantici.
Le figure di Desideria Guicciardini accompagnano le parole seguendo il ritmo delle maree, si alzano e si abbassano, si allargano per invitare l'occhio ad uno sguardo aperto, si combinano in speciali alchimie che chiamano in campo Newton, narrano storie di gravità e di fisica, guardano al cielo suggerendo i versi di una poesia che racconta la vita.
E il piccolo Leonardo?
“Non sappiamo se da grande troverà la teoria unificante che gli scienziati rincorrono da secoli. Ad essere sinceri, non sappiamo nemmeno se diventerà uno scienziato. Magari diventerà un poeta...”
E continuerà a farsi domande, aiutato dalla marea.

Silvana Sola