Non avevo mai letto Sussurri tra le tombe di Teresa Breslin, vincitore della Carnegie Medal nel 1994, ospitato nella collana Junior Horror di Mondadori nel 1999. La copertina di Davide Toffolo, di stampo davvero horror, contribuiva a marcare un aspetto che nel romanzo è davvero marginale in quanto il tema del romanzo è la dislessia. Solomon è dislessico e insieme a questo fardello porta sulle sue giovani spalle il peso della sua condizione sociale, di una famiglia in frantumi e di una scuola raccapricciante. Teresa Breslin è straordinaria nel presentare al lettore il dolore, il peso, la fatica di crescere in queste condizioni. Quale via d’uscita per un ragazzo in queste condizioni? Le statistiche parlano di un tasso considerevole di suicidi fra i dislessici, Solomon potrebbe prendere la via dell’alcol (come il padre) o trovare riposo nel paradiso della droga. Solomon trova un po’ di pace nell’antico e silenzioso cimitero: “Tocco una lapide su cui sono incise due corna d’ariete e due cucchiai incrociati: qui è sepolto uno stagnino. Tutte le sculture e le decorazioni hanno un significato, qui... Vorrei che le parole scritte su un foglio fossero altrettanto facili da leggere e da capire...” Il Prof Watkins lo sbatte spesso fuori. “Prende il mio quaderno e lo lancia in aria. Mi sta bene, scrollo le spalle e tiro su lo zaino: Peter fa una smorfia mentre gli altri rimangono a occhi bassi. Uscito io, Watkins cercherà un nuovo bersaglio, forse una delle ragazze, forse. Melanie Wilson. Mi fa un piccolo cenno di solidarietà mentre le passo accanto. Povera piccola Melly, sarà in lacrime prima che sia finita la mattinata.” Poi arriva la signora Talmur a prendersi cura di Sol: “Hai avuto la signora Webber, vero? Per tutti gli anni passati. Ti sei seduto sempre nello stesso banco, tutti gli anni, diciamo questo, il quarto banco? Lei faceva leggere tutti esattamente nello stesso ordine ogni mattina, perciò quello che dovevi fare era trovare qualcuno che ti leggesse la quarta frase per poi memorizzarla”. Tanti sono i trucchi di un dislessico, ma chi non sa o non vuole usarli lascia presto la scuola. E’ capitato al poeta e scrittore rasta Benjamin Zephanjah, le cui poesie sono divenute popolarissime e il suo romanzo Al di là del volto era stato pubblicato dalla casa editrice EL. Benjamin ha lasciato la scuola a tredici anni, dalla strada è finito in galera, poi la musica, la poesia e la letteratura lo hanno salvato. Dal suo sito dialoga con i dislessici che hanno la forza di raccontarsi.
Grazia Gotti
giovedì 30 giugno 2011
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