venerdì 26 novembre 2010

Trinacria e vespe


E’ una Silvana Gandolfi diversa quella che leggiamo in Io dentro gli spari, pubblicato per i tipi di Salani. Non ci sono luoghi magici, geografie lontane, l’avventura che esalta un territorio e ci riporta elementi di culture altre dalla nostra.
Il romanzo di Silvana Gandolfi ci racconta l’oggi, ci racconta fatti realmente accaduti, alza i riflettori su la paura e il coraggio, la presenza e l’invisibilità, la forza e la verità come dovere.
E’ una storia che cresce pagina dopo pagina, dolorosa e incalzante: un bambino protagonista, un bambino, testimone di un omicidio di mafia, pronto a raccontare. Una testimonianza che cambia la vita, che obbliga a lasciare tutto, a ricominciare in un altro luogo, con un’altra identità.
E’ un viaggio che non ha come destinazione città d’arte o spiagge esotiche, ma la provincia italiana, la quotidiana lotta per la sopravvivenza, una vita tenuta volutamente ai margini, la necessità di passare inosservati. E’ un romanzo di forti emozioni: la voce del protagonista rimane anche nei silenzi, nelle pause, si incolla alla memoria del lettore. Silvana Gandolfi dice che la cosa che l’aveva particolarmente colpita nella vera storia del protagonista era l’idea di un’infanzia lacerata, un’infanzia rubata, un’infanzia obbligatoriamente afona.
“Una vita spezzata, una vicenda che mi ha spinto a volerla indagare per dare voce a chi ne ha…”
Silvana Sola

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