Ho assistito ad un incontro con le madri di Plaza de Mayo, ad Orvieto, alcuni anni fa. Veniva loro assegnato il "Premio Internazionale per i Diritti Umani, Città di Orvieto".
Una platea enorme, tanti ragazzi attenti, partecipi, coinvolti.
Una lingua semplice, carica di emozione, raccontava i fatti, la loro presa di posizione, il trasformarsi da invisibili a visibili. Una storia di madri, di sorelle, di zie, di nonne: una protesta senza armi alla ricerca della verità.
La ricerca della verità è il motore della storia scritta da Francesca Capelli, L’estate che uno diventa grande, in catalogo per Sinnos.
E’ l’Argentina dell’oggi quella che incontra Saverio, il ragazzo protagonista del romanzo.
Un viaggio assieme al padre, un mese in un paese sconosciuto, un presente che fa i conti con un passato doloroso.
Un incontro con una storia terribile: la storia di centinaia di bambini strappati alle loro madri, giovani donne alle quali il regime aveva già destinato un futuro nel fondo dell’Oceano e nelle segrete di tanti Garage Olimpo, o quella di migliaia di ragazzi spariti nel nulla, desaparecidos, a cui non era riservato neppure il diritto di una tomba.
Un libro capace di dare voce a chi non si arrende, a chi si ritrova di fronte a verità che non vorrebbe ascoltare, a genitori adottivi ostinati a celare segreti e ad altri pronti a fare i conti con la storia.
Un libro dedicato alle madri con il fazzoletto bianco in testa che dal 1977, tutti i giovedì, continuano ad incontrarsi a Plaza de Mayo.
“Perché il fazzoletto bianco in testa?
Questa volta fu Riccardo a spiegare:
- E’ un simbolo, un segno di appartenenza. Inizialmente si mettevano in testa un vecchio pannolino di quando i loro figli erano piccoli. Allora non esistevano gli usa e getta, ma solo quelli lavabili e in ogni famiglia se ne conservava uno per ricordo.”
Silvana Sola
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