mercoledì 24 novembre 2010

Lunga vita alle farfalle

Anita ha dodici anni ed è una ragazzina come tante altre: la chiamano “pappagallina” perché fa sempre domande, le piace ballare il twist e ha la sindrome della “bagnite” dato che passa molto tempo a farsi carina nel bagno, anche per colpa del primo amore. Ma il 1960 non è un anno normale per lei e per chi vive in Repubblica Dominicana; poco a poco i suoi parenti emigrano negli Stati Uniti, suo zio Toni scompare e suo papà riceve strane telefonate durante le quali parla in codice. Un giorno la polizia segreta del governo fa irruzione in casa sua, alla ricerca di prove contro il terribile dittatore Trujillo. Lei, “la bambina che non piangeva mai”, sarà ben presto costretta a convivere con segreti e paure, per poi nascondersi e infine fuggire. Gli sconvolgimenti politici del paese vanno di pari passo alla sua intima confusione di scoprirsi adolescente e di misurarsi con il silenzio.
“Per il momento dobbiamo essere come i bachi nel bozzolo della farfalla”, le ripete la madre. Anita comincia allora a tenere un diario, che per lei diventa un prezioso salvagente: “è come se il mio universo si stesse lacerando, ma quando scrivo la matita diventa ago e filo, e io ricucio insieme i brandelli”. In tutti c'è il desiderio di essere liberi, spiegare le ali e spiccare finalmente il volo come farfalle. Ma la libertà, qualche volta, è una conquista lenta e dolorosa. É questa la visione di Liberi domani, un racconto coinvolgente, di impronta autobiografica, dedicato “a quelli che sono rimasti”.
Porta la firma dell'autrice dominicana Julia Alvarez, tradotto da Maurizio Bartocci per la Mondadori (titolo ora fuori catalogo). Questo romanzo è stato insignito come miglior libro per ragazzi che abbia dato voce alla cultura latinoamericana, e porta avanti la tradizione del testimonio,
la responsabilità che hanno i sopravvissuti di mantenere viva la memoria di chi ha perso la vita per la libertà.
Valentina Allodi

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