Prima di raggiungere Rimini per partecipare al Festival Mare di libri, la scrittrice pakistano-canadese Rukhsana Khan si è fermata a Bologna, per presentare il suo libro alla Biblioteca Italiana delle Donne. Ho letto Wanting Mor (il titolo italiano è così brutto e vanifica totalmente l’intento di mescolare, già a partire dalla lingua, i lettori di tutto il mondo), la sera prima di incontrarla, e, per tutto il giorno, le sue parole e la sua scrittura mi hanno tenuta occupata la mente. Ero molto curiosa di incontrarla. Siamo state insieme due ore, un tempo sufficiente per sentirla amica.
Rukhsana è nata in Pakistan e quando la famiglia è emigrata in Canada aveva tre anni.
“Sei scura perché non ti lavi abbastanza” le dicevano i compagni. E lei sempre a lavarsi, oltre il già impegnativo wudu, il lavaggio rituale che precede la preghiera. Rukshana va a scuola, impara, vuole scrivere. Ora è una affermata scrittrice per ragazzi. I suoi libri sono ponti che mettono in comunicazione le diverse culture. Aiutata dal lavoro intelligente della sua editrice canadese, Patricia Aldana, figura di riferimento nel mondo dell’editoria, attuale presidente di IBBY.
Questo romanzo è ambientato in Afganistan, dopo i russi e i talebani. In Afganistan si parla il Pushto. Baba vuol dire babbo, mor, invece, mamma. Jameela, la giovane protagonista, perde la mamma nelle prime pagine del romanzo, con un incipit di grande efficacia: “Credevo che dormisse.” Il babbo è andato a dormire e anche Jameela sta dormendo, ma un rumore nel buio la sveglia. “Un passo leggero. Un tonfo, e la voce di mio padre che impreca piano. Poi il rumore inconfondibile del foglio di stagnola e lo scatto dell’accendino. Ma non sta fumando una sigaretta.”
Jameela e il padre lasciano il villaggio e raggiungono Kabul. Il padre si risposa e abbandona la figlia al mercato. Da qui all’orfanatrofio, luogo dove abitano tante altre adolescenti. Davvero brutto il titolo italiano, poco rispettoso della finezza del racconto e della ricchezza di temi. Rushkana è anche una grande viaggiatrice: si sposta con facilità e incontra una gran quantità di adolescenti. La presentazione del suo lavoro, corredata di immagini, è di grande interesse culturale. La sua energia militante si sposa con uno stile amabile, catturante. In lei le ragazze musulmane trovano un sicuro riferimento e quelle non musulmane una straordinaria occasione di dialogo. Sono davvero felice di averla incontrata.
Grazia Gotti
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