Ieri mattina. Biblioteca alla periferia nord di Roma. Incontro un gruppo di ragazzi di III media a cui devo parlare del mio libro
Ti chiami Lupo gentile, senza raccontare la storia, s’intende! Solo poi, dopo aver ascoltato me, leggeranno il libro. Così funziona, in questo caso. Arrivano, ragazzi e ragazze, vestiti con il miglior look adolescenziale. Qualche piercing spunta, qualche tatuaggio pure. Gli dico come mi chiamo. Aggiungo: “Immagino che voi apparteniate al gruppo “Leggo perché sono costretto!”. Sorrisini, gomitate. Fanno segno di sì. Dunque, lettori costretti dalla scuola. E fuori di scuola, niente? Una ragazza dice con divertita spavalderia: "E come no? Il gossip!”. Un ragazzo aggiunge svagato: ”Io leggo “Il romanista!”. “Ecco – dico io – questi sono generi di scrittura che pratico poco. Forse dovrei imparare. Perché non si smette mai di imparare a scrivere. E c’è un modo diverso per raccontare cose diverse. Per questo leggere e scrivere mi appassiona. E’ la stessa passione che – per esempio – mettete voi nell’interessarvi di calcio o di pettegolezzi... Cambia il contenuto…”. Mi guardano un po’ straniti. E zitti. Così le prof che li accompagnano. Riprendo a parlare. Dico: "E’ un po’ insolito, per me, presentare quello che ho scritto. In genere io scrivo e qualcun altro – per amore o per forza – si prende la briga di fare commenti al romanzo. Dunque, io sono una novità per voi e voi una novità per me”. E comincio a raccontare che c’è un gruppo di ragazzi e ragazzini che vivono in quella terra di nessuno che è la spiaggia tra la periferia di Ostia e il Porto Nuovo. Che il protagonista, quello che diventerà il Lupo gentile del titolo, è un tipo bello, ammirato, dominante. Un tipo seducente anche se parecchio “infame”, abituato com’è a vivere ai margini, perché altra vita non la conosce. Gli dico che c’è una ragazza – quella Simo che era la sua ragazza – che lo lascia perché ama lui ma non il futuro che sembra prospettarsi per loro. Che c’è un bambino che sta zitto e uno che fa domande. E che gli incontri – e le domande – faranno confusione nella testa del protagonista, lo disorienteranno, lo faranno crescere mentre cerca nuove risposte alla sua vita. Siamo stati insieme quasi due ore, io e i ragazzi della III media. Loro, a un certo punto, hanno cominciato a fare domande. Abbiamo parlato di temi importanti (la scelta personale, la libertà, la responsabilità, l’amore, la lealtà e il tradimento). Hanno chiesto di ascoltare brani del libro. E sono stati ad ascoltare. E alla fine non se ne volevano andare. Potenza delle storie, che trattiene l’esuberanza dei romanisti sfegatati e distende lo sguardo delle innamorate del gossip!
Luisa Mattia
Ti chiami Lupo Gentile, Rizzoli, Milano, 2008
cara Luisa,
RispondiEliminache bello leggerti, mi sono emozionata,
un grande abbraccio dal Nord,
Francesca