Ancora l’Italia dell’800 nel libro di Luisa Mattia pubblicato da Carthusia. I jeans di Garibaldi raccontano di Celestina, della sua battaglia per riprendersi Rosa, la mula, requisita dai garibaldini e di jeans che hanno fatto la storia. Non i jeans pubblicizzati sulle riviste di moda e neppure quelli indossati da ragazzi di tutte le età, ma un particolare paio di calzoni che accompagnarono l’eroe dei due mondi, oggi ospitati al museo del Risorgimento di Roma. “Il generale senza divisa” con la famosa camicia rossa e i pantaloni turchini si apprestava a liberare l’Italia con indosso un paio di jeans di fattura semplice con bottoni spaiati e uno strappo all’altezza del ginocchio. E lo strappo, poi rattoppato, è forse la testimonianza dell’attentato che Garibaldi avrebbe subito, attentato non andato a buon fine e dimenticato dai documenti ufficiali. In questo scenario, tra briganti, soldati regi, uomini in camicia rossa, contadini, si snoda la storia di Celestina e Pepìn (Giuseppe), i due ragazzini, che per motivi diversi, si troveranno dentro a quella “avventura” che cambiò l’Italia.
Celestina è selvatica, sospettosa, abituata a difendere il poco che ha, Pepìn segue il padre arruolato nelle fila di Garibaldi, già garibaldino a dodici anni. Assieme daranno prova di grande coraggio, di generosità e assieme affronteranno la Storia e ne saranno protagonisti. “Gli uomini ai remi si diedero un richiamo e la barca cominciò ad allontanarsi.
Celestina saltò in groppa a Rosa. Giuseppe la vide caracollare verso la città. Senza voltarsi a guardare.” Luisa Mattia racconterà come sono nate le sue storie, il suo essere scrittrice, lettrice, narratrice agli studenti dell’Accademia Drosselmeier, mercoledì 13 gennaio.
Silvana Sola
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