mercoledì 30 dicembre 2009

La letteratura everlasting

“Winnie non credeva nelle fiabe, non aveva mai desiderato una bacchetta magica, non si aspettava di sposare un principe, e nutriva un certo disprezzo-quasi sempre- per gli elfi della nonna. Così rimase lì a bocca aperta, con gli occhi spalancati, senza sapere che cosa dire di quella storia straordinaria.”
E’ davvero una storia straordinaria quella scritta nel 1975 da Natalie Babbit, una delle più grandi scrittrici americane per l’infanzia, nata nel 1932. Negli Usa Tuck Everlasting gode di un’edizione speciale per il 25°, è considerato un classico moderno ed ha avuto due trasposizioni cinematografiche. Tradotto con il titolo Gli immortali era uscito nella collana Gaia per Mondadori, così come mondadoriani erano D come delizioso, Gli occhi dell’amaryllis, La strana scomparsa del Signor Goodys. Erano libri bellissimi, scritti fra la fine dei Sessanta e fino agli Ottanta del secolo scorso, libri di grande successo ma anche di grande spessore. Tuck Everlasting è stato poi recuperato da Beatrice Masini e da lei tradotto con il titolo La fonte magica, titolo che perde il tema centrale che è l’immortalità.
“ Quando ero un maestro, anno dopo anno, c’era sempre un mio alunno che mi chiedeva se, da qualche parte, nel mondo, poteva vivere un uomo che, nel corso dei secoli, non era mai morto. Una domanda del genere provocava spesso, in certi miei colleghi. Risposte del tipo:” Ma la vuoi smettere di fare lo stupido?” Ovvero risposte terribili, capaci di produrre disastri. I bambini di scuola elementare pongono spesso quesiti filosofici, e le risposte devono essere ben meditate, ricche di varie prospettive, accortamente problematiche.” Antonio Faeti nella postfazione al romanzo racconta delle sue risposte, dei suoi speciali libri-talismani per addentrarsi nel tema. Con la Babbit ci si entra per un’altra porta, diversa dalla fantascienza. Questa porta d’ingresso è stata individuata sempre da Faeti:
“La Babbit possiede qualcosa che è solo suo, qualcosa di inimitabile che la colloca vicina alle grandi narratrici di fiabe e di novelle, simili tra loro al di là delle culture, delle etnie, dei costumi, delle eredità storiche. Lo chiamo: il dono della mescolanza, perché non so come definirlo altrimenti, e in questo suo romanzo il “dono” si rivela con tanta chiarezza da far sì che io ne ricavi una ricetta…”. Per la ricetta bisogna leggere il libro, nella collana I delfini, Fabbri editore, a soli sette euro e cinquanta, un ottimo regalo per la calza della Befana per tutti i ragazzi dai 9 ai 99 anni.
Grazia Gotti

1 commento:

  1. il mio libraio, qualche anno fa, per il mio compleanno mi ha regalato "La fonte magica". Confesso che complice il formato e l'illustrazione di copertina (che adesso scopro essere quella dell'edizione americana) il libro era rimasto per mesi sul comodino. Poi, per non far torto all'amico, e fidandomi del consiglio del libraio, l'ho letto. L'ho trovato un gran bel libro, affascinante, complesso anche per le domande che pone. E' un libro però che non sono mai riuscito a condividere nonostante l'abbia consigliato a decine di ragazzi che ho incontrato negli incontri di lettura. Ricordo che mi aveva intrigato l'incipit, quasi una fiaba che porta la protagonista nel bosco, e scelta che la ragazzina dovrà fare da sola.
    Ho letto poi della Babbit anche "Gli occhi dell'Amaryllis" che era uscito in Gaja Junior: con grande piacere.
    livio vianello

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