Marco Lodoli, scrittore, critico, professore di Lettere alle scuole superiori, è nato nel 1956 ed insegna da quasi tren’anni.
Nella sua raccolta di osservazioni sulla scuola, appena uscita per Einaudi, il lettore viene catturato da una scrittura piana, essenziale, da ragionamenti rapidi e concisi. Scrivere per i giornali, avere un tema e uno spazio, un numero di battute stabilito, obbligano lo scrittore a concentrarsi su piccoli dettaggli di apparente noncuranza, che invece aprono squarci, formulano domande di grandissimo rilievo.
A mio avviso la sua critica al film La classe di Laurent Cantet, rappresenta il punto più alto dell’analisi pedagogica e culturale. “Ho l’impressione che nessuno ancora abbia espresso un giudizio sconsolato sul lavoro di quell’insegnante, che a prima vista può apparire un uomo coraggioso che combatte nella trincea della banlieu parigina tra problemi d’ogni tipo, culturali, razziali, sociali: ma il professor Bégaudeau, in realtà, almeno da quanto si vede, svolge malissimo il suo lavoro e in certi momenti sembra un inetto, un ipocrita, uno che riesce a fare tutte le scelte sbagliate e neppure se ne accorge. Le sue lezioni sono basate su un solo principio: rendere i ragazzi protagonisti assoluti.”
“Per lui sembra contare solo l’esistente, il dato di fatto, lo status quo. Non pone alcuna fiducia nel potere di trasformazione che ha la cultura, non crede che una poesia o una novella possano modificare i dati di partenza, raggiungere il cuore e la mente di quegli studenti, generare una piccola metamorfosi. Batte e ribatte sull’esercizio dell’autoritratto, e così inevitabilmente genera presunzione e si impantana nel linguaggio dei ragazzi, in sentimenti elementari – mi piace, non mi piace-, in chiacchiere ovvie e infinite sul rap, la Coppa d’Africa e cose del genere.” La voce di Lodoli riesce a far sentire ancora la passione per l’insegnamento, una passione che non può essere forgiata dal nostro sistema scolastico.
Una voce che senza enfasi, quasi sottotono, ci ricorda che il compito primo di ogni insegnante è quello di preparare una bella lezione.
“In fondo se la mia vita è stata segnata dall’amore per i libri, la musica, l’arte, gran merito ce l’ha il mio insegnante di lettere del liceo, Walter Mauro, che ci parlava di Beckett, Camus, Coltrane, senza per altro trascurare Poliziano e Parini.”
Grazia Gotti
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