lunedì 5 ottobre 2009

Il tempo della scuola

A scuola, il tempo prende facce strane. Certe volte corre, altre si ferma. Oppure, cammina lento lento, come una lumaca sulla foglia. Robert Doisneau l’ha fotografato il tempo della scuola, in una foto che ritrae una classe, un orologio e un bimbetto che conta il battere dei secondi. Il tempo dell’infanzia mal si accorda con quello della scuola. Ognuno conta gli attimi dell’altro e prova a rapinarli. Negli anni Trenta, Jean Vigo raccontò l’impari battaglia tra il tempo dei bambini e quello dell’istruzione formalizzata in un film esemplare, Zero in condotta, in cui ingenuità, intelligenza, ribellione infantile combattono la loro impari battaglia con l’istituzione. Anni trenta, dicevo. Molto è cambiato da allora, in Francia e altrove. Resta, però, un rapporto spesso malinconico tra i bambini e la scuola, come racconta Truffaut ne I quattrocento colpi, quando non è apertamente conflittuale e connotato da una evidente incapacità di comunicazione. Là dove i bambini cercano passione ed emozione nel conoscere si risponde con sistematizzazione e razionalità. Pinocchio ne sapeva qualcosa fin da quando era burattino, tanto che molla l’Abbecedario e sceglie il mondo appassionato e avventuroso del teatro di Mangiafoco, con i suoi rischi sì, ma carico di affettività. Sul tema ancora molto dibattuto tra affettività e conoscenza, emozione e istituzione, il libro di Daniel Pennac, Diario di scuola racconta molto. Sul viaggio periglioso di un bambino all’interno dell’istituzione scolastica direi importante la lettura del libro di Louis Sachar, C’è un maschio nel bagno delle femmine (Piemme), storia di un bimbo pestifero che a scuola è un vero genio dell’irregolarità e che nella scuola si mette alla prova. Alla sua maniera, s’intende. Anne Fine, in Come scrivere da cani racconta come i successi scolastici siano questione di punti di vista e che c’è spazio, basta cercarlo, per rovesciare le situazioni e trasformare in successo ciò che appare un difetto. Dalla parte dei bambini e del tempo dell’infanzia, s’intende.
Luisa Mattia

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