mercoledì 15 luglio 2015

Jordan Sonnenblick



Ho fatto un esperimento: ho fatto leggere a mia madre, grande lettrice di 85 anni, alcuni libri nei quindici giorni che abbiamo trascorso insieme al mare. L'ultimo della Vargas, autrice che a lei piace molto, Zia Mame, rimasto sugli scaffali in Maremma, il piccolo libro di Bajani costruito come un alfabeto, e un romanzo per ragazzi di quelli impilati da leggere per lavoro.
Quello della Vargas lo ha presto abbandonato, con l'adelphiano Zia Mame l'ho sentita ridere, Bajani lo ha trovato interessante e il romanzo per ragazzi dell'americano Jordan Sonnenblick l'ha fatta piangere tanto. Ha poi letto i piccoli libri dei collaterali dei quotidiani, pregandomi di conservare quelli in uscita come scorta estiva. Nei giorni trascorsi insieme abbiamo molto parlato di pagine scritte, rievocando romanzi e racconti, ma spesso si ritornava a Sonnenblick, di cui Giunti aveva già pubblicato L'arte di sparare balle che non avevo letto, e che ora ho appena finito. Il romanzo che ha fatto piangere mia madre era il libro di esordio e fa riferimento ad una esperienza, come racconta l'autore nel suo blog. La malattia è la protagonista della storia, come in tanti libri di grande successo delle ultime stagioni letterarie. Per un americano la malattia si porta dietro anche la difficoltà economica, e il romanzo è anteriore all'azione politica del Presidente Obama che si è battuto per la sanità pubblica.
A questo romanzo ha fatto seguito Zen and the Art of Faking it, nel 2007, uscito da noi qualche anno più tardi, con il titolo L'arte di sparare balle, rinunciando a trasmettere sin dal titolo il forte riferimento alla filosofia orientale contenuta nel romanzo. Avevo scelto di leggere in questi giorni questo autore, vincitore del Bancarellino nel 2014, per conoscere il gusto dei tantissimi ragazzi che l'anno scorso hanno votato (un plebiscito) per I 10 mesi che mi hanno cambiato la vita.
È bello ritrovarsi in accordo con loro e con mia madre, grande lettrice. Questo autore non è famoso, ma se le prof di scuola media fossero lettrici e sapessero aiutare i ragazzi a diventare lettori, Sonnenblick diventerebbe famosissimo nel giro di poco tempo, senza l'aiuto di un film o di una serie televisiva.

Grazia Gotti


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