Mi ha lasciata perplessa un albo edito dalla casa editrice fiorentina Fatatrac, ora nella galassia del gruppo Giunti. Di primo impulso ho provato una viva felicità per le illustrazioni di Chiara Carrer, perché è bello veder realizzarsi una collaborazione “italica”, e anche perché ritengo Chiara Carrer una fra le più importanti figure artistiche italiane. Poi ho letto la storia scritta da Giulio Levi.
Il grande pesce d’argento è presentato come “una fiaba attuale sulla contesa tra forti e deboli, grandi e piccoli, una fiaba che aiuterà i bambini a comprendere temi complessi in modo semplice e diretto”.
Non sono ancora riuscita a percepire la complessità, o meglio la soluzione alla complessità.
Il pesce viene per la prima volta catturato (non sapeva dell’esistenza dei pescatori, pensava si trattasse di una leggenda raccontata ai piccoli pesci per far loro paura).
Grazie ai suoi denti aguzzi e affilati riesce a tranciare la rete e a tornare in mare aperto, seguito dagli altri pesci imprigionati. Il pescatore, sulla sua barchetta a remi, pensa di aver fatto buona pesca per sfamare la sua famiglia e, invece, tira su una rete sempre più leggera. Maledice i delfini e si rimette ad aggiustare la rete. Il giorno dopo il pesce torna sullo stesso specchio d’acqua memore dei tanti pesciolini; vede la rete piena e i piccoli pesci vedono lui e lo implorano di liberarli. Il primo “accordo” stabilisce che il pesce tranci la rete e che si cibi di quelli mezzi morti. Di nuovo il pescatore trova solo ricci impigliati nella rete e di nuovo trova un bel buco nel fondo della rete. E fu così per tutta la settimana. Difficoltà in famiglia, niente invito dei parenti al pranzo domenicale. Allora il pescatore prende la sua barchetta e va per capire il problema: osserva il mare e si chiede perché quella distesa azzurra abbia preso a tradirlo.
Vede poi il pesce d’argento nuotare in superficie in modo nervoso come se stesse cercando qualcosa. Ne nasce una conversazione, un chiarimento ed infine un patto. Il pesce non trancerà più la rete e il pescatore gli procurerà il cibo, ogni giorno, sotto la barca, all’ora giusta. Proposta ragionevole, tutti contenti. Tranne i pesci piccoli, come succede sempre. Fine. Mi piacerebbe ragionare di Fiaba e Attualità.
Non ho invece dubbi sul nuovo titolo di Chiara, Le lutin de l’univers, pubblicato dalla raffinata casa editrice ginevrina La Joie de lire.
Quarto titolo della serie, dopo l’universo delle lettere, quello dei numeri e dell’arte, lo gnomo si avventura nell’Universo; è cresciuto, non ha bisogno di punti fermi, di alfabeti, di codici numerici e nemmeno dei maestri dell’Arte. Chiara e Lutin volano liberi nello spazio, danzano fra le pagine con leggerezza, si fanno trasportare dal vento e si riposano contemplando il Creato. Uno fra i libri più belli di questa stagione e ci auguriamo che presto venga pubblicato anche in Italia.
Grazia Gotti
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