Ieri all’Aquila sono stati superati i cordoni della zona rossa: gli aquilani chiedono con forza che siano rimosse le tonnellate di macerie e che il centro della città possa diventare di nuovo luogo di vita.
Dall’altro ieri i media hanno riportato le immagini delle case sventrate, demolite dalla violenza del sisma cileno.
E dietro le case ci sono gli abitanti: uomini, donne e bambini che fanno i conti con l’assenza di un luogo sicuro, di un luogo in cui albergare affetti, gioia, sogni e speranze.
Non sarà un libro a placare la rabbia, il dolore, il senso di impotenza, ma le pagine scritte e illustrate del libro C.A.S.E. aiutano a sognare, a immaginare scenari futuri, a pensare al dopo.
Arriva dalla Polonia il coloratissimo volume, che la casa editrice bolognese Comma 22 ha voluto nel suo catalogo.
E’ un libro che racconta la casologia: straordinario, ironico, intelligente catologo di costruzioni audaci, strane, ma efficaci. Trentacinque esempi di edifici, trentacinque luoghi geografici dove poter vivere, ognuno con caratteristiche diverse, ognuno con soluzioni architettoniche differenti.
Dalla casa tana che protegge dal resto del mondo alla costruzione che abolisce l’idea di privato e si mostra senza veli, leggera e trasparente.
Aleksandra Machowiak e Daniel Mizielinski descrivono con illustrazioni chiare, minuziose, articolate progetti architettonici che portano le sfingi in Olanda, che elaborano una casa mobile, piccola e ripiegabile, per chi deve fare della strada la propria dimora.
Oppure ci portano in Finlandia per scoprire piccole casette evase dal set dei film di fantascienza, opera del signor Matti, che alla fine degli anni ’60, si era immaginato così le case del futuro.
Un libro di figure che fa incontrare la fiction con la non fiction, una forma intelligente e divertente per scoprire il nuovo.
Si chiama Casa alla fine del mondo, conosciuta sulle riviste di architettura come casa Poli, la costruzione con la quale gli autori si congedano dal lettore in questo viaggio dell’abitare: è in Cile, nella penisola di Coliumo, davanti al mare, a strapiombo sulla roccia. L’hanno voluta lì, isolata, a cinquecento chilometri da Santiago, gli architetti Mauricio Pezo e Sofia von Ellrichshausen, lontano dalla frenesia delle città, vicina ai pellicani.
Silvana Sola
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